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Il FOMC ha parlato. Saranno tagli per 25 punti base, ovvero per lo 0,25%. Più interessante il fatto che ora le proiezioni dei membri del FOMC aventi voto vedono altri 50 punti base da qui a fine anno di tagli. Più di quanto i mercati si aspettassero.
Rimane cruciale ora la conferenza stampa di rito di Jerome Powell, all’interno della quale con ogni probabilità si attenderanno novità chiare che chiare non potranno essere, dato il lungo storico di sibillinità di Jerome Powell, che ancora una volta troverà rifugio nei dati che dovranno arrivare.
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Riparte il pivot
Il primo dato – inequivocabile – è nella ripartenza del pivot. Dopo essere rimasta per quasi 1 anno ferma sugli stessi tassi di interesse, Federal Reserve torna a tagliare.
I giornali di ala progressista, come Bloomberg, vedono in questo taglio non una necessità economica, ma piuttosto un compromesso di Jerome Powell con l’ala trumpiana dei partecipanti al FOMC, che sono costituiti da Bowman, Waller e da questa settimana anche da Stephen Miran, altro trumpiano di ferro arrivato a rimpiazzare la dimissionaria Adriana Kugler.
Ora però le questioni più importanti saranno altre. Con un FOMC alle spalle, rimangono due appuntamenti per il 2025 per ulteriori tagli, che però (dirà Jerome Powell) saranno fortemente condizionati dai dati che arriveranno nel corso dei prossimi mesi. Inflazione e mercato del lavoro – che sono poi i due mandati di Fed (con il terzo che è stato ricordato da Stephen Miran in Congresso, che riguarda il controllo dei rendimenti dei bond sul medio e lungo periodo).
Che tipo di reazione da Bitcoin e crypto?
Non sarà granché interessante la reazione di breve periodo. Da domani si dovrà tornare a più miti consigli anche cercando di anticipare come i mercati interpreteranno questa mossa e anche gli altri dati secondari, a partire dalla composizione interna di un FOMC che è spaccato – e che sarà sempre di più terreno di scontro politico.
Per il resto – i tagli sono stati quelli che ci si aspettava, con l’unica sorpresa che arriva da un FOMC maggiormente aperto ai tagli di quanto ci si aspettasse.
Assolutamente scontato anche il voto di Stephen Miran, nuovo membro del FOMC/Board di Fed e trumpiano di ferro, a favore di tagli per 50 punti base. Non ha avuto la meglio. Non è detto che non la avrà però nei prossimi meeting, quando lo scontro politico tra Fed e Casa Bianca potrebbe acuirsi.
