Il diavolo, come sempre, si nasconde nei dettagli. Quando in ballo ci sono trattative che valgono miliardi di export, bisogna guardare doppiamente a suddetti dettagli. La notizia di queste ultime ore è l’apertura degli USA alla riduzione dei dazi verso la Cina. Notizia però parziale e che, come vedremo in questo approfondimento, in realtà avrà bisogno di passi indietro anche da parte delle autorità cinesi.
Il discorso è – come spesso accade – più complicato di come lo riportino i giornali. Da un lato c’è un’amministrazione USA che, complici anche le proteste in casa, si è resa conto dell’insostenibilità della situazione. Dall’altro una Cina che, esportando il 15% del totale verso gli USA, dovrà pur trovare una soluzione. A complicare ulteriormente la questione ci sono anche questioni più strettamente legate all’ego politico dei leader coinvolti, la necessità di salvare la faccia in casa e tutto il corredo solito di questioni che circondano la politica.
I mercati, ieri in ripresa, sembrerebbero essere tornati a un sano scetticismo. Cosa possiamo aspettarci per i prossimi giorni? Come impatterà la questione su Bitcoin e crypto? Cerchiamo di fare insieme il punto della situazione.
Un passo indietro
Quanto affermato ieri da Scott Bessent ha tutta la forma di un passo indietro. Ha parlato di situazione con la Cina insostenibile e della necessità di trovare un accordo. Polemiche (corrette ad avviso di chi vi scrive), sul fatto che la cosa sia stata comunicata in un incontro del Segretario del Tesoro con JP Morgan a porte chiuse e senza la partecipazione della stampa. Al netto delle polemiche, che riguardano più il giudizio politico che quello economico, rimane il passo indietro – almeno a parole – da parte dell’amministrazione USA.
Questo, insieme alla conferma da parte di Donald Trump di non voler licenziare Jerome Powell nella tarda serata di ieri ha contribuito a una discreta corsa di Bitcoin e del resto del mondo crypto.
Tuttavia, a bocce ferme, sono cominciati a emergere i primi problemi:
- Non sarà un passo indietro unilaterale
Ovvero gli USA si aspettano che anche la Cina diminuisca sensibilmente i dazi già in avvio di interlocuzione.
- La Cina deve sistemare la sua economia
Gli USA soffrirebbero la vocazione all’export dell’economia cinese e gli enormi squilibri nella bilancia commerciale andranno, in un modo o nell’altro, risolti.
Ci sono ora due possibili alternative: o gli USA ritengono davvero che Pechino, pronunciando simsalabim, possa migliorare enormemente la sua domanda interna (anche di prodotti americani), oppure si sta sparando parecchio alto per intavolare le trattative, salvo poi ritrattare nel durante.
Nel frattempo da Pechino arrivano messaggi di relativa distensione, anche questi però incapaci di far progredire discussioni in pubblico, mentre dei contatti saranno già in corso dietro le quinte.
La questione politica
Ad avviso di chi vi scrive il principale ostacolo sarà di carattere politico. Si dovrà trovare una soluzione che faccia passare entrambi i contendenti come vincitori, tanto in patria quanto all’estero. Trovare soluzioni di questo genere, per quanto bravi possano essere gli spin doctor che poi forgiano le notizie da consegnare al grande pubblico, non sarà facile.
Inoltre in ballo c’è la sopravvivenza stessa della crescita cinese, che difficilmente potrà continuare ai ritmi che ha fatto registrare negli ultimi anni se dovesse ridurre sensibilmente gli export verso gli USA. Di contro gli USA non possono certamente riportare in casa certe produzioni e ancora più certamente non possono farlo a stretto giro, in una situazione complessiva che non conviene a nessuno ma che anche allo stato attuale non è soddisfacente.
La partita più importante si giocherà tra USA e Cina, con gli altri che probabilmente si accoderanno. Entrambe le superpotenze stanno cercando di portare dal loro lato della barricata economie meno rilevanti ma comunque di peso. Difficile per ora immaginare che qualcuno, fatte rare eccezioni, decida di sposare l’una o l’altra causa senza garanzie.
Bitcoin e crypto
Si possono fare due discorsi sull’impatto per Bitcoin e crypto di questa situazione. La lettura più ottimistica è quella che vede Bitcoin completamente al di fuori di queste dinamiche e in grado di disinteressarsene, dato che sarebbe diventato una sorta di asset rifugio, come ha dimostrato il decoupling dall’andamento dell’azionario USA. Rimane una lettura a mio avviso ottimistica e dunque ancora con la necessità di essere confermati dai dati futuri.
La seconda è che il mondo crypto e Bitcoin continueranno a muoversi seguendo la liquidità disponibile sui mercati. In caso di necessità di spinta su questo fattore da parte della Cina e dagli USA, anche per fronteggiare una crisi importante, forse potremmo uscirne meglio di come ne eravamo entrati.
E c’è una terza lettura, bonus: forse è meglio tornare alla normalità al più presto possibile, tornando così a occuparci della forza effettiva degli asset che abbiamo in portafoglio, senza che fuori si scateni l’apocalisse soltanto per testare Bitcoin e crypto in uno scenario alla Mad Max.