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LARRY FINK CEO BITCOIN

Larry Fink, BlackRock, SCARICHERÀ BITCOIN? La storia di un TOP PLAYER sempre POCO FEDELE alle cause che sposa

La conversione di Larry Fink è autentica? O ci lascerà a piedi come ha fatto con il settore ESG?

Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Tutta la diffidenza italiana è riassunta in una frase che i nostri nonni ci avranno ripetuto centinaia, se non migliaia di volte. Una frase che orienta tanti dei nostri pensieri, delle nostre analisi e del nostro modo di vedere il mondo.

La questione che vogliamo portare oggi sul tavolo riguarda BlackRock, Larry Fink e la vicinanza che uno dei giganti della finanza mondiale sta mostrando a Bitcoin. Vicinanza principalmente commerciale – BlackRock vende un ricchissimo ETF negli USA con dentro Bitcoin – e che molti vedono a rischio per il futuro.

Al netto delle stratosferiche fesserie che si sono scritte su giornali di quarta e quinta lega negli scorsi giorni, è comunque lecito chiedersi quanto duraturo potrà essere l’impegno di BlackRock, di che natura sia e se rischiamo di fare la fine di un altro comparto di investimenti prima sostenuto e sposato da BlackRock e poi abbandonato nel secchio dell’umido.

Il caso precedente: BlackRock e gli investimenti ESG

Nel calderone degli investimenti ESG rientrano tutte quelle società che fanno di ambiente, sostenibilità e governance “moderna” una delle loro ragioni di essere. È stato un trend che è nato, cresciuto e anche morto durante la precedente amministrazione USA, quella guidata da Joe Biden.

Non è la prima volta che Larry Fink si comporta da “burattinaio” dei mercati

Un comparto nato, cresciuto e morto con BlackRock pienamente responsabile di tutte e tre queste fasi. Ma andiamo con ordine.

Era il 2021, BlackRock decise di entrare nella coalizione climatica sponsorizzata dalle Nazioni Unite e segnò così l’entrata di questo tipo di investimenti, quelli ESG, nell’Olimpo dei desiderabili. BlackRock è il secondo gestore al mondo di capitali – e il suo impegno non passa MAI inosservato. Che si tratti di Bitcoin o investimenti equi, solidali, ambientali, giusti.

Da lì in avanti fu un profluvio di fondi, di dichiarazioni pubbliche del CEO Larry Fink, di sostegno anche nei consigli di amministrazione, in TV, nelle riunioni degli investitori.

Soltanto un fesso ignorerebbe il grande ruolo giocato da uno dei più grandi player al mondo non solo sui mercati, ma anche nella definizione del dibattito pubblico.

Sono passati 4 anni scarsi e le cose sono radicalmente cambiate: nella ultima lettera di Larry Fink agli investitori i temi ESG non sono citati neanche una volta. Il gruppo nel 2024 ha votato soltanto il 4% delle volte a favore di istanze ESG all’interno dei CdA dove siede e più in generale sembrerebbe essere molto poco interessato alla questione.

Sì, i suoi fondi a tema valgono ancora centinaia di miliardi, ma vuoi perché il tema non è più di moda, vuoi perché ha portato a conseguenze legali importanti (ESG come sigla è stata abusata da praticamente tutti), sembra passata un’era da quando questo gruppo… si batteva in prima linea, neanche fosse Greenpeace.

Bitcoin rischia la stessa sorte?

Sul caso Blackrock e Bitcoin si è seguito, almeno in parte, lo stesso canovaccio. Quando è diventato ovvio che gli USA avrebbero approvato gli ETF, BlackRock si è messa in rampa di lancio, ha inviato richiesta di approvazione e nel giro di un anno ha raccolto circa 50 miliardi di investimenti. Sono cifre enormi, alle quali si è arrivati anche per un impegno attivo da parte di Larry Fink.

Il CEO di BlackRock infatti si è speso in TV e ovunque fosse possibile a sottolineare la bontà di Bitcoin e la sua ragion d’essere all’intero di praticamente qualunque portafoglio.

Ha tirato dentro fondi sovrani, grandi investitori istituzionali, ha addirittura citato questa categoria di asset all’interno della sua ultima lettera agli investitori.

Un impegno che a molti sarà sembrato simile a quello – poi sfumato – per il settore ESG.

A questo punto della trattazione toccherà dunque fare un po’ di analisi di Larry Fink, del suo ruolo nel mondo e sui mercati, e del perché potrebbe (o non potrebbe) fare lo stesso di quanto ha fatto da poco al settore ESG.

Larry Fink vende

Il compito di Larry Fink è vendere i prodotti della sua azienda. Se domani dovessero proporre degli ETF sulla carne ovina, farebbe probabilmente il giro delle proverbiali sette chiese tessendo le lodi degli arrosticini.

Larry Fink è prima di tutto un venditore

Se dovesse proporre un ETF sui principali produttori di vino, si farebbe riprendere in pubblico anche al Vinitaly, se necessario.

Deve vendere, per farlo deve intercettare i trend prima che questi diventino evidenti. E grazie alla sua credibilità, può anche ampliare tali trend.

E deve anche fare i conti – vedi la questione ESG – con ciò che la politica propone e spinge. Proposte e spinte che sono gratis per BlackRock e che dunque vale la pena di sfruttare.

Noi non sappiamo se la conversione di Fink sia autentica. Sappiamo che un domani, se Bitcoin non dovesse essere più attrattivo, sarà pronto a fare marcia indietro. Sappiamo anche che il suo impegno è quello di un gestore di fondi e non di un innamorato.

Quindi – come abbiamo scritto altrove – faremo un pezzo di strada insieme e poi, quando non ce ne saranno più le condizioni, ci si separerà. Magari poi sarà uno di quegli amori che fanno dei giri immensi e poi ritornano.

L’unica cosa che dovrebbe interessarci però è la salute di Bitcoin, che al contrario del mondo degli investimenti ESG, non può essere scalfita dall’impegno di questo o quel gestore.

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