Negli ultimi giorni la blockchain di Bitcoin è stata caratterizzata dalla stessa scarsa affluenza che abbiamo assistito nei referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno. La rete continua ad avere un ruolo chiave come infrastruttura di garanzia, rassicurando con impeccabilità un valore di $2 trilioni di dollari ma “non viene più utilizzata” dagli utenti.
Secondo gli ultimi dati on-chain, il numero di transazioni avanzate è sceso sotto ai minimi di ottobre 2023. Allo stesso tempo anche altre metriche evidenziano lo stato poco attrattivo del network.
Ma questo è necessariamente un problema per BTC? D’altronde sui mercati speculativi non possiamo di certo lamentarci di performance non all’altezza degli standard, visto e considerando anche la legittimazione dell’asset presso gli ambienti istituzionali di Wall Street.
In questo articolo cerchiamo di fare mente locale e capire se la situazione è preoccupante o meno.
Transazioni Bitcoin scendono ai minimi di ottobre 2023
Come segnalato nella giornata di ieri da The Block, il network Bitcoin sta vivendo un periodo di scarsa trazione nonostante una quotazione della moneta poco sotto i massimi storici. Da ciò che è emerso, il numero di transazioni giornaliere è crollato ai livelli più bassi da ottobre 2023, con la media a sette giorni che è scesa al di sotto di 317.000 lo scorso 7 giugno. In particolare il 1° giugno la rete ha processato ed incluso nei blocchi solo 256.000 transazioni, un numero molto esiguo se paragonato ai risultati dello scorso anno.
Da fine ottobre/inizio novembre 2024 il numero di operazioni accolte on-chain è pressoché dimezzato, lasciando spazio ad una bassa attività generica.
Questo non è un buon dato per Bitcoin: negli ultimi 2 anni c’era stato un aumento delle partecipazioni che faceva ben sperare per un adozione in crescita della tecnologia. Invece adesso siamo tornati praticamente agli stessi livelli del top del 2017, evidenziando una possibile fase di “saturazione” on-chain.
Addirittura questa stagnazione pare aver spinto recentemente alcuni miner ad accettare di includere transazioni con commissioni trascurabili, al di sotto del valore indicativo del relay floor di 1 sat/vB. Pensate che lo sviluppatore Mononaut, fondatore di Bitfeed e Mempool Space, è riuscito ad inviare a Mara una tx con soli 0,1 sat/vB, anche se è rimasta in coda per circa un mese. Tutto ciò ha anche contribuito ad accendere una discussione tra gli addetti ai lavori di Bitcoin Core in merito alla gestione delle transazioni con fee estremamente basse, poiché una loro esclusione andrebbe contro alla natura del network.
Altre metriche on-chain su Bitcoin: la situazione non cambia
Se osserviamo altri indicatori on-chain, possiamo notare come l’outlook di Bitcoin resti invariato anche su altre fonti. Sul medio periodo c’è un’attività di rete tendenzialmente in calo, con l’apprezzamento di BTC che non riesce a tradursi in un utilizzo più intenso della tecnologia sottostante. Ad esempio il numero di nuovi indirizzi, dopo aver trovato un picco positivo a settembre 2023 con più di 600.000 unità settimanali, si è dimezzato fino ai valori attuali. In questo momento ci troviamo allo stesso livello di novembre 2016. Da allora il prezzo della criptovaluta è cresciuto di oltre 100 volte, ma il numero di nuovi indirizzi sul network è rimasto tale e quale.
Situazione pressoché identica anche per il numero di indirizzi attivi sulla blockchain di bitcoin. Rispetto a marzo 2021 ora troviamo circa mezzo milione di unità in meno che scambiano sats ed inviano transazioni. Nel 2024 anno dell’approvazione dei tanto amati ETF Bitcoin spot negli Stati Uniti, c’è stato un tracollo significativo che ci ha riportati ad eguagliare i numeri registrati nel lontano aprile 2017. In generale sembra che comunque dopo il 2021 Bitcoin non sia più riuscito ad accrescere la partecipazione on-chain in nessun aspetto.
Anche guardando oltre e scegliendo metriche meno legate al semplice conteggio di indirizzi, il quadro non cambia di molto. Il volume trasferito on-chain mostra un andamento altalenante, ma con trend decrescente rispetto ai momenti di massimo entusiasmo di 4 anni fa. Anche la capacità del lightning network e la sua adozione sono rimaste stabili nel tempo, senza che ci sia stata una grossa espansione d’uso.
Che succede a Bitcoin? il futuro del network è in pericolo?
A questo punto viene spontaneo chiedersi se questo declino delle attività on-chain potrebbe essere pericoloso per Bitcoin e per il suo futuro. La risposta in realtà non è così allarmante di quanto ci si potrebbe aspettare. Non fa di certo piacere vedere che l’aumento della legittimazione istituzionale dell’asset non si riflette in un utilizzo del layer, ma questo non vuol dire che sia necessariamente una minaccia. Bitcoin come rete per scambio di valore P2P mantiene una sua base di utenti fidelizzata, che come abbiamo visto è rimasta presente negli anni, nonostante un altra parte sia più mercenaria e fugace ( vedi trend Ordinals).
Anche al di là di tutto ciò, Bitcoin continua a fare il suo lavoro senza problemi: i miner validano i blocchi e la rete funge ancora come mezzo di resistenza alla censura. Le attività e le metriche veramente fondamentali, come quella dell’hash rate che rassicura il valore del network e tiene in piedi la struttura economica del protocollo, sono più floride che mai. Infatti dal 2023 il grafico della forza computazionale della chain è più che triplicato, evidenziando una resilienza fenomenale.
Questo significa che, nonostante la rete Bitcoin non porti un aumento delle attività di facciata, continua a funzionare esattamente come dovrebbe. Il fatto che ci siano meno transazioni, non vuol dire che sia stata abbandonata. Piuttosto ci fa capire che sempre meno persone capiscono cosa vuol dire realmente decentralizzazione e libertà di scelta. Bitcoin non è morto, anzi, è solo incompreso.