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NO BESSENT

Il Tesoro USA smentisce fantasie di scambio oro per Bitcoin

Scott Bessent, Tesoro USA, torna a parlare delle riserve Bitcoin. E non ci sono novità.

La speranza è l’ultima a morire, almeno per chi vorrebbe il governo degli Stati Uniti come compratore attivo di Bitcoin per le proprie riserve. Ieri Scott Bessent, segretario del Tesoro USA, è tornato su un tema spinoso, sul quale Trump aveva costruito parte della sua campagna elettorale.

Scott Bessent non ha affermato in realtà nulla che non sapessimo già: il governo degli USA non venderà Bitcoin e crypto che ha accumulato tramite sequestro. E cercherà delle modalità neutre per il bilancio di accumularne di più. La seconda parte della frase, a oltre 6 mesi dall’annuncio, non rappresenta grossi passi avanti.

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Scott Bessent canta, ma non è un inedito

Scott Bessent ha fatto delle dichiarazioni importanti ieri, che però almeno in parte ricalca quanto sapevamo già e quanto era stato dichiarato dallo stesso Donald Trump nell’ordine esecutivo che istituiva la crypto task force del governo USA.

  1. Non ci saranno acquisti (per ora)
  2. Non si venderanno i Bitcoin e le crypto che il governo ha già accumulato tramite sequestri

È quel per ora che però comincia a indispettire i fan del Presidente degli USA che lo avevano votato proprio per questa sua apertura a eventuali riserve in Bitcoin.

  • Cosa è stato fatto in 7 mesi?

Poco, quasi nulla. Non sono state offerte stime precise di quante crypto siano nelle mani del governo (anche ieri Bessent ha parlato di 15-20 miliardi di dollari di controvalore, meno in realtà di quanto si sospettasse).

Non sono stati neanche forniti indirizzi, wallet o qualunque altra cosa utile alla verifica. Si potrà dire che non ne sono obbligati, il che è vero. Ma è altrettanto vero che Bitcoin vuol dire tendenzialmente trasparenza e che è ragionevole che in tanti si aspettassero di più da questa… apertura.

Questione oro

Molto più interessante la questione dell’oro degli USA. Bessent ha confermato che non si procederà a rivalutazione (una questione contabile della quale si parla troppo), escludendo dunque che gli USA possano utilizzare eventuali vendite di oro per finanziare acquisti di Bitcoin.

L’ipotesi – completamente inventata dal telefono senza fili dei social – è stata dunque smentita. Tutto era partito da un’interpretazione ai limiti dell’allucinazione di uno studio degli uffici interni di Federal Reserve riguardo quanto avvenuto in quei paesi che invece hanno liquidato, in tutto o in parte, certe riserve di oro.

Non è quanto vuole fare il Governo degli Stati Uniti. Negli USA, tra le altre cose, l’oro è effettivamente proprietà del Tesoro. Che ha dunque possibilità – con il sostegno del Congresso – di disporne. Non lo farà, a quanto pare, per scambiare oro per Bitcoin.

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