I dati PCE, il più importante degli indici per misurare l’inflazione secondo Federal Reserve, non riservano grosse sorprese. Come da previsioni – che avevamo fornito qui – la classica complessiva è a +2,6%, mentre la Core (che esclude energetici e alimentari) sale a +2,9%. Non è certamente un bel vedere: l’inflazione di fatto rimbalza in modo consistente. E anzi, a farlo è – dei due indici – quello più rilevante.
Tuttavia non è esattamente qualcosa di inaspettato. Anzi, il grosso degli analisti si era già espresso su numeri di questo tipo. Reazione positiva da parte del mondo crypto al numero, che non dovrebbe inficiare il percorso che Jerome Powell ha appena accennato a Jackson Hole. Per capire le conseguenze e qualunque tipo di effetto che potrebbero avere questi numeri sul mercato.
Nessuna sorpresa
I numeri non hanno stupito, fortunatamente, nessuno. Eravamo tutti preparati a vedere un rimbalzo dell’inflazione che Federal Reserve aveva già inserito nelle sue proiezioni.

Tant’è che Bitcoin e crypto non hanno reagito, se non appunto leggermente in positivo. Segnale questo che i numeri di cui sopra, per quanto generalmente brutti per chi arriva oggi da Marte sulla Terra, sono numeri in linea con le aspettative.
- Ma come si fa a tagliare con un’inflazione su questi livelli?
Altra domanda marziana, perché è chiaro che Jerome Powell e gli altri di Fed abbiano iniziato a preoccuparsi meno dell’inflazione e più di:
- Mercato del lavoro: che pur ha mostrato dati non incoraggianti lo scorso mese;
- Debito USA? La decisione di preannunciare tagli sembrerebbe aver voluto fornire un assist al debito USA, che oltre a essere su livelli insostenibili, sta pagando interessi molto elevati.
Non cambia nulla?
No, non cambia nulla rispetto a ieri – e con questo siamo a tre eventi superati senza grossi scossoni. Nell’ordine le trimestrali Nvidia, il dati sul PIL di ieri (i primi a essere diffusi tramite blockchain e poi questi dati sull’inflazione che non sono pessimi come molti temevano.
La risposta a questa domanda è semplice. Dovremo certamente attendere le reazioni di Wall Street, ovvero quando si aprono le borse più ricche e più liquide, ma comunque il percorso semi-annunciato da Jerome Powell non cambierà certamente per dati che, seppur peggiori dei precedenti, sono perfettamente in linea anche con le sue previsioni.
La parola che, prepotente, riecheggia nelle nostre orecchie è quella di fiscal dominance, ovvero quel periodo assai particolare per le banche centrali quando devono decidere non per cercare la stabilità dei prezzi, ma perché piuttosto c’è un debito pubblico da rendere sostenibile.
Peccato però che le magie non siano di questo mondo – neanche quando si è la più potente banca centrale del mondo.
Per chi si vuole preparare qui abbiamo fatto qualche discorso più approfondito di allocazione in una fase di questo tipo.
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