Grande reset è una locuzione che trova grande diffusione tra disfattisti, complottisti e più in generale quelli aspettano lo sfacelo della società per come la conosciamo. Ovviamente perché il mondo che ne nascerà sarà un mondo migliore, 1:1 con quello che sognano a occhi aperti e che dovrebbe essere – ça va sans dire – più giusto, più equo, più godibile soprattutto da noi ultimi della terra.
Con il debito pubblico di diversi paesi economicamente sviluppati che è fuori controllo, tornano a fare capolino certe teorie, certe fantasie e – per qualcuno – certi auspici. Più che l’evoluzione verso un mondo più giusto però, un eventuale default delle principali economie potrebbe essere l’innesco di un mondo alla Ken il Guerriero. Per gli asset crypto, non è detto che questo sia necessariamente un bene.
Facciamo finta che sia in arrivo l’Apocalisse finanziaria
La narrativa di Bitcoin come asset anti-sistema e, di più, come rifugio dalla malagestione della cosa pubblica è comune, molto comune e forse troppo comune.
Oggi è anche quella principale utilizzata da BlackRock per vendere il suo ETF. Sentire Larry Fink utilizzarla per proporre il suo veicolo finanziario al mondo è stato certamente curioso, altrettanto positivo per il prezzo di BTC e però forse di aggravio ulteriore alla lucidità di chi investe in questo asset.
Teoria: se il mondo dovesse andare a carte 48, ovvero ci dovesse essere un’Apocalisse finanziaria, allora chi per tempo sarà entrato in Bitcoin potrà raccogliere i frutti della sua intuizione. E diventare una sorta di re del nuovo mondo che andrà a crearsi.
Pratica: in realtà il collasso è qualcosa di molto raro. Anche paesi come l’Argentina – che hanno avuto default, fallimenti a ripetizione, non hanno visto la propria società collassare.
Pratica II: non parliamo di economie marginali come quella greca o quella argentina o quella venezuelana. Se a rischio ci saranno paesi come gli Stati Uniti – che con il dollaro fanno da riserva del mondo – le cose potrebbero accelerare molto più rapidamente.
Teoria (nostra): non sarà l’eventuale collasso a favorire Bitcoin. Non sarà lo svegliarsi in uno scenario dominato da bande di motociclisti armati a premiare il nostro investimento. Piuttosto, sarà ciò che si farà per salvare il salvabile di questa situazione.
Signore e signori, vi presentiamo la monetizzazione del debito
Se il debito è misurato in dollari – ed è il caso del debito USA – oppure in Euro – ed è il caso del debito di Italia, Francia, Germania, c’è un modo relativamente semplice per abbassarne il peso.
Quel metodo è una svalutazione progressiva dell’unità di conto. Dover restituire 100.000€ è molto diverso – nel futuro – se quei 100.000€ compreranno un appartamento oppure se non saranno sufficienti a pagare un gelato.
La politica più furba e meno lungimirante lo sa bene. E non disdegnerebbe, piuttosto che passare a tagli politicamente svantaggiosi, di quella spesa che si utilizza anche per comprare consenso, svalutare la moneta.
È una tassa invisibile, che non deve essere neanche votata dai parlamenti, che in molti non capiscono. E ha tutte le caratteristiche che piacciono ai governanti ancora una volta furbi ma poco lungimiranti.
Ci sono banche centrali importanti (Cina, India) che stanno puntando sull’oro proprio perché credono poco nel futuro delle valute fiat, anche quando affidabili come il dollaro. Non servirà vedere Bitcoin rimpiazzare l’oro.
Se sul breve le conseguenze saranno tutte da valutare, in uno scenario dove il denaro che abbiamo in tasca vale sempre meno, la moneta digitale da 21 milioni di pezzi massimi potrebbe trovare quell’innesco che cerca da tempo.
Senza che sia necessario davvero… passare per l’Apocalisse.
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non ci resta che ricoprire d’oro anche Bitcoin o ricoprire di Bitcoin l’oro.
Paradossalmente sta diventando un po la stessa cosa