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Bitcoin: il record ammaestrato da BlackRock. Larry Fink dietro il grande BOOM

Storia di un asset addomesticato che fa 3x in 18 mesi. È la vittoria, per ora, di Wall Street.

I padroni del vapore possono spostare montagne. E possono spostare anche il valore degli asset sui quali mettono gli occhi. Non è manipolazione, ma capacità di far convergere denari e intenzioni su idee che soltanto poche settimane prima sembravano assurde. Chi ha seguito la parabola di Bitcoin (e di parte del resto del settore) da inizio 2024 dovrebbe ormai aver capito il perché e il come di movimenti che valgono +300% in poco più di 1 anno e mezzo.

Sono movimenti molto diversi da quelli del passato, che hanno dei responsabili e che possiamo analizzare per capire cosa ci aspetterà per le prossime settimane e i prossimi mesi.

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Larry Fink il grande burattinaio

Non vuole in alcun modo essere un’analisi offensiva di Larry Fink, vertice di BlackRock, ma un riconoscimento delle sue capacità di cambiare il mondo e di farlo – come un novello profeta – principalmente con la parola.

Quando Larry Fink ha iniziato pubblicamente a difendere la bontà degli investimenti in Bitcoin, un singolo Bitcoin valeva meno di 40.000$, stava cercando di risalire faticosamente la china dopo il grande sconquasso del 2022 e in pochi avrebbero creduto possibile la corsa alla quale invece abbiamo tutti assistito.

L’incredibile serie di ingressi di capitale nell’ETF Bitcoin di iShares/BlackRock

Larry Fink non si è convertito a Bitcoin: l’azienda che guida è una formidabile macchina da guerra che si nutre di commissioni sui prodotti che vende a fondi sovrani, fondi hedge, investitori più o meno articolati, family office e un’enorme numero di investitori retail. È tutto qui il suo mestiere: prendere uno o più asset, impacchettarli in un veicolo finanziario efficiente, inventare una storia per rendere appetibile l’asset sottostante.

Ci riesce quasi sempre. Ci riesce molto bene – e questa sua capacità si traduce in un fiume di denaro in ingresso nel prodotto – e di commissioni che rimpinguano le sue tasche.

È riuscito nel corso di poco più di 18 mesi a convincere fondi sovrani (negli Emirati), fondi delle fondazioni universitarie, grandi investitori e allocator di enorme rilevanza a comprare il suo prodotto, a credere nella narrativa di un Bitcoin scommessa poco costosa contro il disastro. E può già fare quel victory lap, quel giro del vincitore che – ancora una volta soltanto con la forza della parola – ha portato nelle tasche dei suoi clienti enormi guadagni.

È innegabile: una corsa che non è passata dai vecchi canali

Mentre Bitcoin fissa dei nuovi record, l’interesse per chi passava dai vecchi canali, il piccolo investitore retail che voleva toccare con mano i propri asset, magari anche con un senso di fastidio verso la vecchia finanza, è ancora assente.

Mai si era visto un così scarso interesse da parte dell’uomo comune verso un asset che in 18 mesi ha garantito ritorni superiori al 3x.

Un segnale dei tempi che cambiano e anche del fatto che quel tipo di investitore, almeno negli USA, ha probabilmente scelto di esporsi tramite ETF.

In Europa, dove certi prodotti sono meno gettonati, si stanno avendo comunque dei discreti risultati. Segno che il mercato è cambiato, probabilmente per sempre, e che per il grosso della popolazione accederà all’esposizione esclusivamente finanziaria verso Bitcoin.

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