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MT GOX BTC

4 miliardi in Bitcoin dovranno aspettare. Rimborso rinviato di altri 12 mesi

È il terzo rinvio per Mt. Gox, questa volta però per problemi... dei creditori.

Altri ritardi per la restituzione del dovuto a chi è stato colpito dal crack di Mt. Gox. Il termine ultimo per i pagamenti non ancora effettuati è stato infatti rimandato a ottobre 2026, con un ritardo che però riguarda soltanto quelle procedure di rimborso che non sono state completate per documentazione incompleta o per altri tipi di problemi.

L’entità che sta gestendo l’intera procedura ha già rimborsato 19.500 Bitcoin negli ultimi mesi e ne avrebbe altri 34.689 da distribuire, almeno secondo le somme riportate da Arkham Intelligence.

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Ancora un anno

Arriva l’ennesimo rinvio per una procedura che si protrae da tempo e che ora avrà altri 12 mesi per completare i rimborsi.

Il comunicato ufficiale parla di procedura di rimborso che è stata ampiamente completata – fatta eccezione per certi tipi di pagamenti.

Molti creditori non hanno ancora ricevuto i rimborsi perché non hanno completato la procedura necessaria. In aggiunta, un numero considerevole di creditori non ha ancora ricevuto i pagamenti per diverse ragioni, come problemi che sono emersi durante il processo di rimborso.

Quella dei tanti BTC che Mt. Gox deve rimborsare ai creditori è una delle questioni più scottanti del mondo crypto: la procedura va avanti da anni, con una lettura bearish che vorrebbe tali $BTC quasi immediatamente scaricati a mercato.

In realtà i rimborsi già avvenuti non hanno causato grandi sconquassi sul mercato, per analisi che forse erano più tese a raccogliere click che a offrire un’anticipazione concreta di quanto sarebbe successo.

È nel complesso il terzo rinvio (il primo nel 2023!) e non è detto che non ce ne siano altri.

Mt. Gox: il primo grande crack del mondo Bitcoin

Mt. Gox era uno dei principali exchange dove era possibile scambiare denaro per Bitcoin. Era stato fondato nel 2010 (anche se con altri obiettivi) e diventò all’epoca uno dei più importanti punti di riferimento per questo tipo di scambi.

Nel 2014 subì un hack con la conseguente sottrazione di circa 850.000 Bitcoin, che ne decretarono l’inevitabile fallimento.

Bitcoin che in parte sono stati recuperati e distribuiti ai creditori e che in parte sono ancora nei Wallet controllati dall’entità che sta gestendo la procedura di rimborso.

In realtà una parte importante dei creditori è stata già rimborsata – almeno tra quelli che hanno completato correttamente la procedura. Qui si può verificare la quantità di Bitcoin ancora da distribuire.

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