Il Giappone è tornato prepotentemente al centro delle discussioni macro. I rendimenti dei bond del paese del Sol Levante continuano a crescere – e Bank of Japan si trova schiacciata tra due fuochi. O meglio, tra i due suoi mandati. La questione riguarda, collateralmente, anche il mondo crypto.
Nessuno vorrebbe essere al posto di Kazuo Ueda, il governatore della banca centrale giapponese. Non ci sono scelte giuste, ma soltanto scelte sbagliate. Non continuare il percorso di normalizzazione dei tassi, cercando così di contenere il rialzo dei rendimenti dei bond, oppure alzare i tassi per contenere un’inflazione che appare fuori controllo? E, alzando i tassi, quanto rischia l’economia mondiale a causa dell’eventuale unwind del carry trade?
Tokyo ancora al centro
In tanti ricorderanno il crash del 5 agosto 2024. Andarono giù non solo Bitcoin e le criptovalute, ma anche tutti i principali mercati finanziari. Il crash arrivò a causa di una decisione hawkish inaspettata da parte di BoJ in termini di tassi. È passato più di un anno e le paure – ciclicamente – tornano a essere le stesse.

- La situazione del Giappone
Partiamo dall’inizio. Bank of Japan, come tutte le altre banche centrali del mondo, ha due mandati. Deve cercare di contenere l’inflazione e in aggiunta cercare di massimizzare l’occupazione/andamento economia.
La prima, l’inflazione, per essere contenuta ha bisogno di tassi alti.
La seconda, l’economia, preferisce i tassi bassi.
Il problema non si pone, per le banche centrali, quando siamo davanti a una recessione (bisogna far ripartire l’economia, quindi si taglia) oppure mentre c’è soltanto inflazione (i tassi vanno alzati, perché bisogna contenere i prezzi).
Ma cosa fare quando… c’è sia inflazione sia un’economia che non corre? È un dilemma che ha colpito anche Fed (in misura certamente minore). In Giappone però le cose sono molto più complicate:
INFLAZIONE: l’ultima lettura, che fa riferimento ai dati di ottobre, ha visto l’inflazione classica al 3%. C’è un rimbalzo netto dal 2,7% di agosto, segnale che sarebbe appropriato un rialzo dei tassi di interesse.
CRESCITA: è stata rivista al rialzo al +0,3% trimestre su trimestre e al +1,2% su base annua. Sono numeri positivi ma non eccellenti. E che potrebbero tornare in negativo nel caso in cui ci si dovesse muovere… alzando i tassi.
Ok, ma io non investo in azioni giapponesi. Perché dovrebbe interessarmi?
Perché il Giappone è e rimarrà una piazza finanziaria di enorme rilevanza e soprattutto perché una parte considerevole di investimenti sulle piazze occidentali sfruttano il cosiddetto carry trade sullo yen.
- Tassi molto più bassi sullo yen
Si prendono a prestito yen, dato che i tassi di interesse sono storicamente bassi a Tokyo. Si cambiano in dollari, si investono in azioni e altri titoli a New York. Ovviamente non è un trade privo di rischio (pensiamo soltanto a quello di cambio).
- Meno scarto c’è tra tassi USA e Giappone, meno conviene
Ovviamente tale trade è molto vantaggioso se e soltanto se lo scarto di tassi tra USA e Giappone è molto elevato. Quando si restringe, diventa molto meno conveniente. Ora, con gli USA che probabilmente taglieranno il 10 dicembre, la decisione di Bank of Japan diventa molto più importante. Se dovesse alzare i tassi, c’è la possibilità che una parte di quel carry trade e dunque di quel fiume di denaro, venga meno.
- Quanto c’è di vero, quanto c’è di sensazionalistico?
In realtà nessuno è in grado di fare stime precise per quanto riguarda l’entità del carry trade. Le stime vanno dai 350 miliardi di dollari ai 1.700 miliardi di dollari (su scala globale). Si tratta in ogni caso di somme importanti, che potrebbero causare problemi nel caso in cui dovessero venire meno.
Vanno però fatte altre considerazioni. 25+25 punti base (25 di taglio negli USA e eventualmente 25 di rialzo in Giappone nel peggiore dei casi) non eliminerebbero completamente la convenienza di questo trade.
- Quando deciderà Bank of Japan?
Le date da segnare sul calendario sono il 18 e 19 dicembre – date durante le quali avverrà prima la riunione e poi la comunicazione della decisione. Lunedì Kazuo Ueda sembrerebbe aver segnalato – con i suoi soliti modi sibillini – la volontà di alzare i tassi di 25 punti base. Il governo giapponese non sembrerebbe però averla presa bene, per due motivi: il primo è che i rialzi ai tassi non piacciono mai ai governi in carica. Il secondo è che Ueda continua a muoversi senza comunicare in anticipo e con chiarezza ai mercati cosa intende fare.

Ed è un po’ questa incertezza ad aver condizionato in negativo i mercati ad agosto 2024.
Bitcoin e crypto ne risentiranno?
I mercati in realtà stanno già prezzando un rialzo dei tassi del Giappone, che è visibile anche dalla corsa dei rendimenti dei suoi bond sul mercato secondario.
Più Ueda farà capire che la decisione è stata presa, più i mercati ci arriveranno in uno stato di prontezza. Su questo tema si è espresso recentemente anche il nostro direttore Alessio Ippolito sul suo profilo eToro, dal quale potrete seguire e anche copiare le sue attività.
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