Un tempo il settore delle criptovalute veniva presentato al popolo come luogo senza vincoli dove dar vita all’idea più libera di democratizzazione dell’accesso finanziario. Per anni i veri sostenitori del concetto di “trustless”, per lo più confinati esclusivamente tra la cerchia dei bitcoiners, hanno creduto in un mondo finanziario alternativo che non faceva distinzioni tra ricchi e poveri. né tra potenti e semplici utenti.
Oggi invece questi ideali non sembrano valere più nulla, soprattutto tra i progetti di nicchia. Sentiamo sempre più spesso parlare di favoritismi, parentopoli e privilegi che i team delle piattaforme (che si presentano come decentralizzate) riservano a determinate figure con ampia visibilità e disponibilità economica. È esattamente quanto accaduto pochi giorni fa all’interno delle mura della piattaforma Lighter, in una vicenda che vede protagonista, ancora una volta, il celebre Justin Sun.
Privilegi speciali nel mondo crypto: quando le regole valgono solo per alcuni
L’episodio incriminante riguarda il deposito di ben $50 milioni in stablecoin, da parte di Justin Sun, all’interno del vault LLP del protocollo perpetual DEX Lighter. Ricordiamo per i meno esperti che Lighter è una piattaforma DeFi di trading in leva, e che il suo vault rappresenta un buffer di liquidità necessario per gestire le liquidazioni, dal quale chi mette a disposizione le proprie monete ottiene un rendimento APR del 33%.
Non ci sarebbe nulla di male fin qui, in quanto nessuno vieta a Justin Sun di presidiare protocolli DeFi, se non fosse che teoricamente tutti gli utenti che vogliono depositare fondi sul LLP dovrebbero rispettare alcuni vincoli iniziali, ossia: avere almeno 50 punti in bilancio (che si ottengono facendo volumi di trading), e solo a quel punto poter allocare al massimo il 25% del controvalore del proprio account.
Per il buon Justin invece, vista evidentemente la sua figura così influente all’interno del settore, questi limiti non sembrano essere stati applicati. Anche senza aver mai aperto un account su Lighter, è riuscito a depositare i suoi $50 milioni senza alcun tipo di problema. Qualche degen si è arrabbiato ed ha fatto notare che le regole non sono uguali per tutti.

Lighter può comportarsi in modo così arbitrario?
Assolutamente si. Per quanto questo modus operandi non brilli certo per trasparenza nei confronti della community, facciamo presente che Lighter è un protocollo gestito in modo piuttosto centralizzato (d’altronde come tutti i Perp DEX). Non c’è nulla che vieti al team di agire in modo selettivo nei confronti della propria base di utenti, e di fornire canali preferenziali a chi porta visibilità e un peso economico importante.
È anche per certi versi “normale” fare accordi con chi contribuisce in modo positivo alla crescita del proprio business, ed è la base della relazione commerciale in qualsiasi settore, anche in quello delle criptovalute. Pensate che dopo il deposito di Justin Sun, avvenuto il 5 dicembre, il TVL di Lighter è salito di ulteriori $53 milioni, verosimilmente con altri utenti che hanno seguito le mosse del fondatore di Tron.

Cosa c’è che non va allora?
Il discorso è che Lighter, così come molte altre piattaforme competitor, si qualifica come protocollo “decentralizzato” per il trading di derivati on-chain. Tecnicamente dovrebbe imporre le stesse condizioni a qualsiasi utente, a maggior ragione se di mezzo c’è anche una campagna airdrop dove i fondi depositati contribuiscono a creare punti con un controvalore economico, il che rende la competizione svantaggiosa.
Dovremmo però ormai sapere che non tutti i protocolli DeFi sono realmente decentralizzati: ne abbiamo parlato in un articolo venerdì per una questione simile, sempre sul settore perpetual DEX, ma questa volta in casa Paradex. Quindi non ha neanche molto senso indignarsi per delle corsie preferenziali imposte a KOLs e personaggi di spicco.
Inoltre, l’atto specifico del deposito sul vault LLP si configura come un’attività da market making (fornire liquidità ad un mercato), cosa che avviene tramite accordi privati anche talvolta per i classici AMM. Qui c’è solo la discriminante aggiuntiva dei punti airdrop e del vincolo iniziale, ma ripetiamo che questa non è vera decentralizzazione.
Su Bitcoin ed Ethereum non esistono privilegi
Se volete rimanere fedeli al principio della democrazia nelle piazze finanziarie, e non ci state a lasciare che i potenti abbiano certi benefit, nessuno vi obbliga a spostarvi su blockchain o protocolli “chiusi”. In quel di Bitcoin, nessun utente, neanche se si chiama Elon Musk, Donald Trump o Larry Fink, può minare un blocco con una difficulty a sconto o ottenere un privilegio nella pubblicazione della propria tx ( a meno che non si detenga il 50% dell’hash power, ma li tocchiamo un altro discorso, a cui siamo ben lungi).
Oppure su Ethereum nessuna whale ha vantaggi nello staking o una backdoor per accelerare la fase window per i depositi e prelievi. Su quegli ecosistemi realmente decentralizzati, tutto è veramente equo e non esiste influenza tale che possa compromettere le regole imposte dal codice, se non superando il 50% del consenso, il che comporta comunque un certo commitment verso la stessa rete.
Ora sta a voi scegliere su che campo giocare. Non c’è nulla di male, dal modesto punto di vista di chi vi scrive, nel muovervi su piazze di ultima generazione, ma quantomeno non lamentatevi se le regole non sono di vostro gradimento.
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