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Le criptovalute per finanziare il terrorismo? L’allarme dalla Russia

Le criptovalute sono utilizzate per finanziare le organizzazioni terroristiche. Ad affermarlo, senza mezzi termini, è il direttore del FSB russo, Alexander Bortnikov, una delle massime autorità nazionali in tema di sicurezza.

Stando a quanto cita il portale locale RBC, Bortnikov ha affermato che i sistemi di pagamento elettronici e le criptovalute sono sempre più utilizzate dai terroristi per poter trasferire denaro da alcuni Stati e da alcune organizzazioni criminali al fine di supportare la rete terroristica globale.

Bortnikov ha precisato che buona parte del finanziamento delle organizzazioni terroristiche si reggono grazie ai proventi diretti derivanti dalla vendita di petrolio per canali illegali e di altre attività criminali. Il capo dell’FSB ha altresì confermato che una delle principali fonti di finanziamento da parte dei militanti delle organizzazioni terroristiche è la c.d. “hawala”, una pratica derivante dalla finanza islamica, che permette alle parti interessate di poter effettuare dei trasferimenti di denaro senza passare attraverso le banche e mediante altre reti di intermediazione.

Non è forse un caso che, in questo clima di crescente sospetto e avversione nei confronti delle criptovalute, Sberbank, la più grande banca russa, abbia inviato delle comunicazioni alla propria clientela finalizzate a ottenere delle informazioni sulle loro attività criptovalutarie.

Inviata lo scorso 15 maggio, e da noi commentata attraverso questo articolo, la lettera è stata pubblicata su Facebook da Vladimir Smerkis, co-fondatore di Toxenbox.io, un noto fornitore di piattaforme di crypto-trading.

Sempre a conferma del clima poco incline alle criptovalute in corso di formazione in Russia, Nikolay Arefyev, primo vicepresidente russo della commissione della Duma per la politica economica, in una conferenza stampa ha dichiarato che le criptovalute avrebbero contribuito alla migrazione di capitali russi verso conti offshore, e arrivando a sostenere che se la criptovaluta fosse esistita negli anni di maggiore trasferimento di fondi dalla Russia all’estero, probabilmente il Paese “sarebbe stato completamento rovinato”.

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