La DeFi è veramente DECENTRALIZZATA? Non tutto è come sembra!

Nel nostro settore c’è questa tendenza diffusa di attribuire impropriamente, a determinati prodotti, nomi e terminologie che fanno figo o che vanno di moda. A tal proposito, crediamo che qualcuno stia “abusando” del termine DeFi o che quantomeno ci sia poca gente che abbia capito davvero cosa significhi costruire, e soprattutto mantenere,  un sistema decentralizzato.

La DeFi è uno dei movimenti più affascinanti dell’epoca finanziaria moderna, ma per rimanere tale deve poter offrire un accesso realmente decentralizzato a chiunque desideri utilizzare la tecnologia, senza alcun tipo di meccanismo di controllo centrale. Per questo motivo noi, dobbiamo essere in grado di distinguere i protocolli che lavorano in totale autonomia, da quelli che fingono di farlo.

La DeFi è decentralizzata? Il caso dei Perpetual DEX

Negli ultimi giorni si sta parlando molto su X di un fatto alquanto curioso accaduto all’interno di Paradex, Perp DEX di ultima generazione, cioè una piattaforma che offre trading in leva attraverso una gestione teoricamente non custodiale e decentralizzata. Un trader sotto il nome del profilo “Systemic Strategies” ha affermato che il DEX gli avrebbe “rubato” $218.922 guadagnati da un’operazione tecnicamente legittima, dal suo punto di vista.

Riassumendo il misfatto: l’utente avrebbe acquistato sei opzioni Bitcoin con un IV (volatilità implicita) insolitamente bassa, tanto da aver interpretato i contratti come sottoprezzati e dunque come un’opportunità speculativa ( i prezzi erano pubblici nell’order book!) .Lo stesso ha anche avvertito il team di Paradex dei prezzi delle opzioni “insoliti”, ma quest’ultimo ha giudicato i suoi trade come un tentativo di “exploit” e gli ha bloccato l’account.

Account che in seguito è stato sbloccato, ma con le posizioni incriminate chiuse ad un prezzo svantaggioso, tale da aver portato al trader una perdita stimata di appunto $218.922, secondo quello che sarebbe potuto essere il reale PNL. Paradex si è giustificato affermando che l’operazione è configurabile come una violazione dei propri i Termini di Servizio e che essendoci dei problemi con il feed di prezzo fornito dall’oracolo, si poteva autorizzare la reversibilità del trade.

I perp DEX non sono decentralizzati

Quanto accaduto ci porta inevitabilmente a dover riflettere sulla natura di queste piattaforme Perp DEX, che pur essere incluse all’interno della categoria DeFi, sono qualcosa di ben distante. Tecnicamente non possiamo affermare che siano decentralizzate in senso stretto, ma bensì che abbiano una componente di trust-minimization, ovvero che riducono la necessità di fidarsi di un custode tradizionale.

Rispetto ai classici CEX, i perp DEX come Paradex offrono il vantaggio di non dover effettuare KYC alla registrazione e di poter operare in ambienti pseudo non custodial, dove nella maggior parte dei casi i fondi restano nelle mani degli utenti. C’è però una differenza abissale tra i classici AMM come Uniswap o Curve, dove la decentralizzazione è reale, tangibile e dove non ci sono delle “admin keys”.

Dobbiamo capire innanzitutto che la maggior parte dei Perp DEX, se volesse davvero essere decentralizzata, dovrebbe rinunciare ad una grossa fetta della sua efficienza e del suo throughput. Molti di essi, come Paradex, impiegano order book chiamati CLOB, che implicano un matching degli ordini off-chain, e dunque una componente di centralizzazione.

In più, molte piattaforme di questo tipo hanno pochi sequencer, oracoli controllati almeno in parte dal team, e funzioni amministrative che permettono interventi diretti sulle posizioni degli utenti. Insomma, il termine più corretto non sarebbe DEX, che sarebbe più tipico della vera DeFi, ma broker di trading perpetual trust-minimized.

È giusto che i Perp DEX annullino i trade dei propri utenti?

Qui arriviamo al cuore del discorso: per come la vede chi vi sta scrivendo in questo momento, non è giustificabile il fatto che si arrivi ad annullare un trade (l’irreversibilità è un concetto fondamentale del mondo crypto), a meno che non si tratti di un attacco vero e proprio dove in ballo c’è il futuro della piattaforma e, soprattutto, i fondi di tutti gli altri utenti.

Nel caso di Paradex, se la mettiamo da un punto di vista etico, essendo stato un problema del PROPRIO oracolo a dare un feed di prezzo errato, la perdita sarebbe dovuta essere stata assorbita dalle tasche del team, o dal GigaVault che socializza le perdite in quanto loss comunque gestibile. Invece, hanno chiamato “exploiters” chi ha approfittato giustamente dell’errore di prezzo.

Se prendiamo invece il caso di Hyperliquid e dell’attacco Jelly Jelly di qualche mese fa, le cose cambiano perché:

1- Non è stato un errore di Hyperliquid o di feed dei propri mercati, se non una liquidità scarsa sulla coppia che per essere exploitata necessitava l’autoliquidazione (condizioni più che sufficiente per definire il termine “exploiters”

2- Se non ci fosse stato un intervento coordinato dei validatori, l’intero vault HLP sarebbe stato svuotato, portando a grosse perdite per molti utenti.

Ognuno la può pensare come vuole, e sicuramente qualcuno di voi (soprattutto i più veterani) non sarà d’accordo. Ma è chiaro che non può essere tutto bianco o tutto nero, e ci sono nel mezzo molte sfumature che devono essere considerate prima di valutare se un Perp DEX stia intervenendo al di fuori della decentralizzazione per tutelare l’ecosistema oppure esclusivamente per proteggere i propri interessi.

L’importante è sapere quello che si sta facendo in DeFi

Non possiamo tuttavia biasimare Paradex, se non esclusivamente da un punto di vista etico, perché i propri Termini di Servizio specificano esattamente quanto è in loro potere decisionale, ed è solo responsabilità del trader se credeva di operare in un ambiente completamente decentralizzato. 

Il punto è che noi utenti abbiamo talvolta l’arroganza di pretendere contemporaneamente:

– Un ambiente ad altissima esecuzione con lo stesso throughput dei CEX

– Una decentralizzazione massima 

– Un’ampia liquidità, che deve tra l’altro essere fornita da qualcun altro senza vincoli di protezione, o al contrario da noi stessi ma con la massima sicurezza contro attacchi esterni.

Purtroppo non funziona così, ed in DeFi, come d’altronde tutte le piazze finanziarie del mondo, la coperta è corta. Dobbiamo decidere noi quali valori sacrificare a vantaggio di altri, senza lamentarci sempre contro il prossimo.

Il caso dei L2 di Ethereum

Anche i L2 di Ethereum non sono tecnicamente decentralizzati, in quanto gestiti da pochi sequencer e con i fondi che sono essenzialmente custoditi in un wallet multisignature controllato da poche entità vicine ai team delle catene. Qui la situazione è però leggermente diversa perché le stesse chain stanno lavorando per avanzare di “Stage” e decentralizzare il più velocemente possibile le proprie infrastrutture.

Potete controllare voi stessi su l2Beat, tramite la piattaforma Disco di L2Beat, quanto i vari L2 siano tecnicamente gestiti centralmente, sia a livello di diritti per gli indirizzi Admin sia a livello di custodia dei fondi. 

I Perp DEX dovrebbero seguire la stessa strada, ma la sensazione è che, come dicevamo alla prima frase di questo articolo, qualcuno stia abusando della terminologia DeFi come “etichetta commerciale”. In molti casi, sembra che non ci sia alcuna volontà di investire tempo e risorse per costruire piattaforme davvero permissionless: è molto più semplice far credere ai nuovi arrivati di trovarsi davanti a qualcosa di decentralizzato… anche quando non lo è affatto.