Il Consiglio dell’Unione Europea ha deciso di supportare il piano della Banca Centrale Europea che riguarda l’emissione dell’euro digitale. Al centro però rimangono due questioni: la prima riguarda quella del limite massimo di detenzioni – punto sul quale sembrerebbero convergere tutti i soggetti coinvolti – l’altro quello del rinforzo dello status di valuta avente corso legale per il contante, che sembrerebbe essere almeno in parte motivo di attrito tra le diverse anime che governano l’Europa.
Si andrà dunque avanti, per quanto ci siano delle questioni da limare e che coinvolgeranno inevitabilmente anche le banche. Il tutto di fronte a una decisione in direzione contraria rispetto a quella intrapresa dagli Stati Uniti, dove invece di dollaro digitale sembrano non volerne parlare nessuno, e che avvicina Bruxelles più a Pechino che all’alleato americano.
Il perché dei limiti
Sì, ci saranno dei limiti massimi alla detenzione di euro digitale. Non si potrà andare oltre una certa soglia, misura che era stata fortemente richiesta dalle banche e della quale si erano fatti portatori diversi ministri delle finanze dei paesi membri.
Il primo rischio è infatti quello di vedere una sorta di fuga dai depositi bancari, a favore di una valuta direttamente garantita dalla Banca Centrale Europea e che presenterebbe dunque un maggiore grado di sicurezza. Il secondo rischio però è di carattere sistemico: le banche rimangono un ingranaggio fondamentale per il funzionamento delle economie dell’Unione, e perdendo un’importante fonte di liquidità a buon mercato, potrebbero innescare un credit crunch impossibile da gestire.
Si parla di limiti intorno ai 3.000€ che però non sono stati ancora formalizzati e che saranno con ogni probabilità oggetto di discussioni accese.
Quel che è certo è che non si potrà risparmiare in euro digitale e che i depositi bancari rimarranno la modalità principe tramite la quale i cittadini dell’Unione potranno accedere al denaro smaterializzato.
La questione cash
È noto che diversi Paesi (tra questi ci sarebbe anche l’Italia) hanno chiesto importanti garanzie però a tutela del contante e del suo riconoscimento come legal tender, obbligando così tutti ad accettarlo in pagamento.
Una sorta di do ut des per arrivare alla più rapida possibile delle approvazioni dell’impianto legislativo che sarà necessario per vedere la nascita dell’euro digitale.
Anche nel migliore dei casi, l’euro digitale non dovrebbe arrivare in forma definitiva nelle tasche degli italiani e degli europei prima di fine 2028.
Decisione in controtendenza
Dopo il flop cinese e dopo il no americano, sembra che l’Europa sia seriamente intenzionata a percorrere una strada che altrove si è dimostrata essere piuttosto fallimentare.
Il carico di aspettative politiche su questa nuova tecnologia è importante: i principali sponsor dell’iniziativa in seno a BCE ritengono infatti l’euro digitale fondamentale per preservare la sovranità monetaria dell’Europa, anche in risposta alla spinta positiva che le stablecoin basate sul dollaro stanno ricevendo dall’attuale governo degli Stati Uniti.
Una situazione che riporta a vecchi incubi che turbavano i sonni delle massime cariche europee e nazionali ai tempi del tentativo di lancio di una valuta elettronica da parte dell’allora Facebook. Tentativo di lancio che fu la vera genesi dell’euro digitale, che dunque arriva da lontano e spera di arrivare altrettanto lontano.
Ci riuscirà? Si sta già ragionando su possibili incentivi per l’utilizzo (che in Cina però hanno funzionato poco e male) e anche a una serie di paletti sulle commissioni che eventualmente le banche potranno applicare ai servizi legati all’utilizzo e al trasferimento dell’euro digitale.
Rimane il fatto che la presidenza di turno, quella danese, sembrerebbe essere più che convinta nell’offrire il massimo supporto possibile all’iniziativa. Che non sarà certo sufficiente di per sé, ma che aiuterà comunque a smuovere le acque nel modo più rapido possibile e nella fase più delicata, quella di avvio delle discussioni nel ramo legislativo.
Addio stablecoin?
Le stablecoin sull’euro, che hanno sofferto sia per il ritardo di una regolamentazione annunciata anni fa e arrivata soltanto lo scorso anno, hanno cercato in questi ultimi mesi di alzare la testa.
Ci sono riuscite, parzialmente, con percentuali di crescita sì elevate, ma che dipendono dal livello zero dal quale si era partito.
L’euro digitale potrebbe essere la pietra tombale per questa tecnologia? Dipende. In realtà in termini di trading e di scambio a scopo di investimento, quello crypto rimane un mondo legato al dollaro più che all’euro. E quindi, nel caso, saranno davvero in pochi a sentire l’eventuale mancanza di token stable sull’euro morte eventualmente sul nascere.
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