Lo scontro tra Jerome Powell e Donald Trump di queste ultime settimane è soltanto una riedizione di quanto abbiamo vissuto sui mercati tra il 2018 e il 2019. I protagonisti erano gli stessi, JPow e DJT, le condizioni generali simili e chissà che non lo sia anche il risultato. Anche allora, per la precisione anche a dicembre 2018 l’attuale presidente degli Stati Uniti pensò al colpo di mano, alla rimozione di Powell dal suo incarico. Cosa che allora, come oggi, sarebbe quantomeno insolita, se non apertamente illegale.
Cosa è successo allora? Cosa succederebbe oggi se Powell non dovesse dare seguito ai capricci della Casa Bianca? Siamo davvero al punto di rottura? Guardiamo al passato, per quanto questo non possa essere sempre anticipazione e pattern da riutilizzare per anticipare il futuro.
Tutto questo mentre anche oggi arrivano notizie di un Trump che starebbe studiando a fondo la possibilità di mandare a casa Jerome Powell, rimpiazzandolo con una figura più vicina – e forse maggiormente disposta a prendere ordini. Vale la pena anche di analizzare cosa potrebbe voler dire per Bitcoin e crypto – per quanto sia difficile farlo data… l’unicità della situazione che potrebbe configurarsi. Sul tema potere o non potere licenziare Powell, ci siamo già espressi qui.
Il 2018-19, fu Powell ad arrendersi?
Dipende dai punti di vista. I dati di fatto sono due: Fu Trump a nominare Jerome Powell e fu sempre lo stesso Trump a lamentarsi di 4 rialzi consecutivi nel 2018, che portarono allora i tassi al 2,25%-2,50%. Fu sempre Donald Trump a dicembre 2018 a ventilare l’ipotesi licenziamento. Tutto sommato una situazione simile a quella di oggi.
La spuntò Trump, aiutato però da dati dell’economia che giustificavano comunque un taglio dei tassi. Il primo cut arrivò a luglio, poi ce ne fu un altro a settembre e un altro ancora a ottobre. Senza scendere nei particolari, potrebbe sembrare che fu Powell a gettare la spugna, pur di avere salvo il posto di lavoro, e con un certo ritardo. Non fu esattamente così – per quanto in molti attribuiscano a Powell scelte pavide in quel frangente.
Cosa succede se Trump licenzia Powell?
Il caos è la risposta più breve. Non si è mai verificata una situazione del genere. Intendiamo dire che mai nessuno ha licenziato il Presidente di Federal Reserve, per quanto non siano insoliti attacchi all’operato della stessa – anche dalle parti politiche che oggi difendono a spada tratta l’operato dello stesso Powell.
A rendere il tutto unico più che raro il licenziamento. Secondo le ultime agenzie Trump starebbe seriamente studiando la situazione, desideroso di vedere i tassi scendere il più rapidamente possibile, costi quel che costi.
Un costi quel che costi che però non sarebbe ampiamente condiviso dai suoi più stretti collaboratori. Scott Bessent starebbe facendo di tutto per far tornare sui suoi passi il Presidente, coinvolgendo anche altri frequentatori abituali della Casa Bianca. Al netto dei restroscena politici, rimane la questione.
- Reazione di pancia: alla diffusione della notizia, avremmo probabilmente scarichi importanti sul mercato azionario e dei bond. Il dollaro ne risentirebbe in modo importante, data la perdita ora anche di facciata dell’indipendenza politica di Federal Reserve.
- Sul medio e lungo periodo? Considerazioni queste che sarebbero ben più difficili da fare, perché ci sarebbe comunque da valutare una nuova era di tassi del presidente e dunque prossimi allo zero. Da valutare anche che tipo di sorte seguiranno i titoli che più rappresentano la credibilità americana sui mercati finanziari, ovvero i bond.
- Bitcoin e crypto? Per le crypto alt probabilmente lo stesso percorso dell’azionario. Probabilmente anche per Bitcoin, quindi giù subito. Chissà però se in cerca di una nuova stabilità in diversi non la trovino in Bitcoin, asset che – come è noto – non è governato da alcuna banca centrale e mai potrà esserlo.