Si complica l’approvazione del GENIUS ACT – il tentativo più credibile negli Stati Uniti di offrire una normativa chiara in tema stablecoin. Il tema crypto stable – le criptovalute ancorate al valore del dollaro – è sempre più politico, e non solo negli Stati Uniti.
L’Europa ha infatti già normato ampiamente con il MiCA, imponendo nuove regole su riserve e trasparenza che però come primo effetto hanno avuto quello di limitare l’accesso al più gettonato dei token di questo comparto.
Le cose si complicano anche negli USA – dato che 9 senatori democratici, diversi dei quali con un atteggiamento storicamente a favore del settore crypto – hanno detto che non permetteranno il passaggio della normativa, se non saranno modificati alcuni punti fondamentali della stessa, come riporta qui Politico.
La fronda dei 9: legge stablecoin in pericolo
La legge sulle stablecoin è la priorità del governo Trump a tema crypto. Il neo-eletto presidente degli Stati Uniti aveva infatti invitato il Congresso a procedere nel modo più spedito possibile, data l’enorme rilevanza della legge in questione.
Le stablecoin infatti acquistano quantità importanti di debito pubblico USA e sono ritenute altresì fondamentali per una presenza effettiva del dollaro nello spazio digitale.
Nonostante si fosse arrivati al GENIUS ACT con il più genuino dei percorsi bipartisan – ovvero in concordia tra i due schieramenti che animano la politica americana – c’è ora chi si oppone.
La fronda sarebbe composta da 9 senatori diversi dei quali in passato a favore del mondo crypto o comunque su posizioni più morbide di quelle tenute dal Partito Democratico.
Un problema di numeri
Affinché la norma passi, serviranno 90 voti al Senato. Come ricorda Politico – i repubblicani ne hanno soltanto 53 e dunque sarà necessario andarne a recuperare qualcuno tra le fila dei democratici.
Cosa che ora si complica per la defezione di 9 dem che da soli avrebbero permesso il passaggio, almeno in Senato, della normativa.
Una nota: servono 60 voti invece che i 51 che garantirebbero la maggioranza perché è l’unico modo superare l’eventuale filibustering – ovvero senza che qualcuno abbia la possibilità di parlare indefinitamente bloccando la votazione. È un meccanismo complesso (e per qualcuno buffo) del funzionamento del dibattito legislativo al Senato USA.
Preoccupazioni per gli affari crypto di Trump
La preoccupazione principale è di carattere politico: Donald Trump è (indirettamente?) collegato a WLFI, progetto che tra le altre cose sta lanciando una sua stablecoin, USD1, sia su BNB che su Tron.
Vale la pena di ricordare inoltre che i dem che hanno co-firmato la proposta di legge, ovvero Kirsten Gillibrand e Angela Alsobrooks non hanno firmato la nota dei 9 della fronda, lasciando dunque aperti spiragli affinché si proceda comunque.
Cosa c’è davvero in ballo?
C’è in ballo una normativa chiara per quanto riguarda il mondo delle stablecoin, mondo che è forse il più rilevante per quanto riguarda il comparto crypto.
Tether si sta avvicinando a grandi falcate ai 150 miliardi di dollari di capitalizzazione e USDC di Circle, il concorrente più credibile al dominio di USDT – viaggia sopra i 60 miliardi.
Un settore che – tra le altre cose – fa gola anche al comparto bancario, che si sta preparando in ordine sparso all’offerta di questi prodotti alla propria clientela, soprattutto per il settlement di operazioni di investimento.
Un settore di enorme rilevanza strategica per gli USA e che fa paura all’UE – con Piero Cipollone di BCE che preme sull’approvazione dell’Euro Digitale proprio per contrastare il possibile arrivo di questi strumenti in Europa.
Questione, ripete Cipollone, di sovranità monetaria, per quella che potrebbe essere, almeno nella testa dei membri del board di BCE, una questione di vita o di morte.