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Torna alla carica anche Villeroy de Galhau, nel consiglio di BCE per conto della Francia. Dopo essersi prodotto in passato in diversi attacchi a Bitcoin e più in generale agli asset digitali, il francese torna sul tema durante la seconda giornata di Young Factor. La solfa è comunque sempre la stessa: non investirà in Bitcoin (non può farlo da statuto, e anche se potesse…), non lo considera valuta e si compatta, ormai quasi da solo, dietro l’Euro Digitale.
Una posizione che non deve stupire – in quanto perfettamente allineata anche a quella di Pietro Cipollone, sempre BCE, e più in generale con tutti quelli che occupano gli scranni più alti della politica monetaria dell’area Euro.
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Niente Bitcoin, siamo di BCE
Non è certamente una posizione nuova. BCE combatte da anni una battaglia contro Bitcoin, e più di recente anche contro le stablecoin, che almeno secondo la lettura offerta dalla Banca Centrale Europea potrebbero erodere la sovranità monetaria del continente.
Sarebbe stato chiesto a François Villeroy de Galhau, all’interno della seconda giornata della kermesse Young Factor se avrebbe mai investito in Trump Bitcoin, ancora una volta con una locuzione incomprensibile a chi bazzica questo mondo anche superficialmente. Con ogni probabilità il riferimento era a BTC per come lo conosciamo, dato anche il tenore della risposta del banchiere centrale, sempre tenendo conto di quanto riportato da ANSA:
Non sono valute, sono asset digitali in cui si può investire e sono rischiosi, ma non sono valute. Non sono valute perché non sono accettate ovunque e nessuno è responsabile per il loro valore. Vedremo cosa succede.
In realtà il report di ANSA è così bizzarro da far dubitare, per il momento, della sua accuratezza. Seguiremo la cosa sul nostro Canale Telegram, nella speranza che di questo intervento vi sia presto traccia completa.
Istituzioni democratiche uniche possibili entità che emettono valuta
Sempre secondo la bizzarra intervista di cui sopra, Villeroy de Galhau avrebbe una posizione molto diversa, ad esempio, da quella che stanno maturando in tanti sui mercati finanziari. Posizione che è la seguente:
Ci vuole un progetto digitale: se continuiamo a essere legati alla carta, alle banconote, siamo fuori dal gioco. Noi sosteniamo l’euro digitale. Mi spiace sottolinearlo ancora, ma credo che tutti dovremmo fidarci di più del mandato delle istituzioni democratiche come uniche possibilità entità che emettono valuta.
E poi rincara ancora una volta la dose sulle criptovalute:
Ho parlato di interesse e indipendenza da interessi privati: le criptovalute hanno i loro interessi.
Verrebbe da chiedersi quali. Bitcoin è forse la versione più pubblica di asset che potrà mai esistere: non lo emette nessuno, se non del codice e secondo determinate regole condivise. Sappiamo però di essere su posizioni molto diverse da quelle di BCE e vedremo di farcene una ragione.
Intanto a ottobre, se verranno rispettati i tempi indicati anche da Christine Lagarde, dovremmo vedere una prima bozza di euro digitale. E potremo valutarne la potenziale forza, anche nello scacciare agli inferi quei diavolacci che tanto amano Bitcoin e che mettono a repentaglio sovranità, indipendenza e sicurezza del sistema monetario europeo.
Una situazione che è tesa per anche sul fronte politico, dove sembra che siano diversi i paesi e i movimenti politici non pienamente convinti da questa svolta. Così come è chiaro che le banche abbiano poca fiducia delle rassicurazioni di BCE: in diverse stanno vagliando proprio l’emissione di stablecoin, per non perdersi quella che sembrerebbe essere un’innovazione già accettata sul primo mercato finanziario mondiale, quello americano.
