Home / Gli stati PERDONO su Bitcoin: svendite fanno piangere contribuenti

STATI PIANGONO

Gli stati PERDONO su Bitcoin: svendite fanno piangere contribuenti

Vendere vuol dire anche... piangere. Soprattutto quando si parla di Bitcoin.

Se c’è chi compra – e tanto – c’è chi continua a vendere, vuoi perché servono sempre soldi, vuoi perché non si comprende la vera natura di Bitcoin. O semplicemente perché ci si crede poco. Di casi storici ce ne sono tanti: dalla Germania che ha venduto a metà del prezzo di oggi soltanto pochi mesi fa, fino al Regno Unito che ora vorrebbe vendere più di 6 miliardi di sterline in Bitcoin.

E ce ne sono di altrettanto illustri – e ancora più disastrosi – in passato. La Bulgaria ha venduto 231.500 Bitcoin nel 2017, ottenuti tramite sequestro e che sono costati caro al governo che non ha saputo aspettare.

Ma è soltanto avversione? È scarsa lungimiranza? Oppure per i governi non c’è davvero alternativa? Qualche considerazione per capire come si muoveranno gli stati – a partire dagli USA – e perché talvolta non è questione… di scarsa intelligenza o ancora una volta pazienza.

Bybit ti regala qui fino a 5.000$ in BONUS – iscriviti subito per ottenerli passo per passo, anche se hai poco capitale da investire!

Liquidare Bitcoin e piangere

I casi più celebri – fosse anche soltanto per le quantità in gioco – sono tre. La vendita storica della Bulgaria, che si dice (i più cinici dicono che mancano ancora delle prove sostanziali) abbia venduto oltre 230.000 Bitcoin ad un prezzo che è meno di un decimo di oggi.

Poi c’è il caso della Germania, che ne ha venduti più di 40.000 quando il prezzo era intorno ai 55.000$. Ovvero a meno della metà del prezzo attuale.

E poi c’è l’ultimo caso, che è quello del Regno Unito – che vuole tappare dei buchi di bilancio vendendo 61.000 Bitcoin che varrebbero oltre 6 miliardi di sterline.

  • Assenza di lungimiranza?

È facile parlare con il senno di poi. Almeno per il caso della Bulgaria, parliamo di una quantità di denaro importante, che valeva 1/5 dell’intero debito pubblico dello stato e con Bitcoin che si trovava su livelli di prezzo che ai tempi si ritenevano essere molto elevati.

Rimane il caso, quello bulgaro, più dubbio: non sono mai state fornite prove inequivocabili né di aste né di altre cessioni.

Bisogna però considerare un fatto: i governi dovrebbero fare trading con gli asset che sequestrano secondo la legge? Ovvero, è ok pensare che degli ufficiali pubblici decidano quando vendere determinati asset?

  • Bisogno di denaro?

Sì, almeno nel caso del Regno Unito, che starebbe organizzando in fretta e furia un sistema per vendere i suoi BTC – si tratterebbe anche di necessità di bilancio. Vanno trovati almeno 20 miliardi di sterline. E questo enorme tesoretto in BTC farebbe ovviamente gola.

Qui il discorso dovrebbe spostarsi più verso la gestione delle risorse pubbliche – e nelle crescenti necessità di denaro da spendere subito – che su Bitcoin. Perché se si è sempre con l’acqua alla gola, è più che normale cercare di ottenere soldi maledetti e subito.

  • C’è anche la legge

È il caso tedesco. La legge impone certe modalità per la liquidazione di asset ottenuti tramite procedimento penale. E qui c’è poco da fare: non si può aggirare la legge soltanto perché si parla di Bitcoin.

Bisognerebbe cambiare la legge, come in realtà è avvenuto negli USA, dove con un ordine presidenziale si è stabilito che le crypto ottenute tramite sequestro non saranno cedute.

Dati i pessimi rapporti tra EU e USA, è difficile che ci sia un allineamento su questo tema. Se Washington ha deciso di andare all in, l’Europa continua con una battaglia di difesa delle proprie prerogative.

Iscriviti
Notificami
guest

0 Commenti
Più votati
Più nuovi Più vecchi
Inline Feedbacks
View all comments