Bitcoin (BTC) è in lieve calo dal 14 agosto, con i prezzi che, dopo aver tentato la fuga sopra i $124.000, ora stanno consolidando presso livelli considerati più “appetibili” per gli investitori. In appena 6 giorni la criptovaluta ha perso circa l’8% sul grafico, ma la flessione non sembra così preoccupante da poter scatenare un inversione del trend principale.
Allo stesso tempo però c’è un indicatore che potrebbe mettere i bastoni tra le ruote al rally di Bitcoin e che potrebbe segnare l’inizio di una nuova ondata ribassista. È ancora presto per tirare conclusioni ma è bene che iniziamo a monitorare con cautela i dati on-chain, e che valutiamo questo rischio, perché potrebbe incidere in modo decisivo sull’andamento dell’intero mercato (comprese le altcoin) nelle prossime settimane
Bitcoin: il dato che rischia di anticipare una stagnazione ribassista
Qualche giorno fa, proprio mentre Bitcoin veniva respinto dai suoi massimi storici, vi avevamo spiegato come gli holders della moneta fossero tutti ancora fortemente allineati ad assorbire il calo e ripartire a rialzo. Soprattutto tra gli STH, ossia chi detiene BTC da meno di 155 giorni, c’era una sorta di resilienza che lasciava ben sperare.
Il grafico del SOPR, che misura se tra gli holders di Bitcoin la maggioranza stia vendendo in profitto o in perdita, fino a poco fa suggeriva che gli investitori fossero riusciti a difendere la propria base di costo, senza vendere in condizioni di perdita. Ora invece qualcosa sta cambiando, così come si sta riducendo l’ottimismo sfrenato che circolava sui mercati crypto.
Cosa comporta se gli utenti vendono in perdita? Nulla di vincolante, ma è un segnale che il trend inizia a scricchiolare e che qualcuno decide di uscire dal gioco per paura di ulteriori ribassi. Quando questo fenomeno si estende e coinvolge una parte significativa degli STH, spesso diventa il preludio a fasi di consolidamento più lunghe o addirittura a correzioni marcate.
Holders di breve periodo tornano a vendere in perdita dopo 8 mesi
Per la prima volta da gennaio 2025, gli short-term holders sono tornati a vendere i propri Bitcoin in perdita. La maggior parte di coloro che hanno acquistato nell’arco degli ultimi 40 giorni, con il prezzo criptovaluta sopra i valori attuali, fatta eccezione per qualche sessione ad inizio agosto, ora non sono più disposti a reggere la pressione. Preferiscono liberarsi dei propri precedenti acquisti, probabilmente eseguiti “di pancia” durante le fasi euforiche ed accettare una lieve perdita.
Non è un buon segnale: l’ultima volta che l’indicatore Short-Term Holders SOPR (media mobile 30 giorni divisa per la media a 365 giorni) è sceso sotto il livello di 1, Bitcoin poi è andato incontro ad una contrazione di qualche mese. In quell’occasione, a gennaio i prezzi sono scesi dai $110.000 fino ai $74.000 registrati nel bottom di aprile, per un calo del 30% circa.
Quando invece la metrica navigava in territorio positivo sopra la soglia chiave di 1, come da maggio fino a poco fa, Bitcoin si è sempre mosso con performance positive. È chiaro che quindi il momentum si sta indebolendo, passando da una fase di salute dove tutti gli investitori di breve riescono a riescono a monetizzare in profitto, ad una situazione un pò più critica dove i sats rischiano di uscire dalle mani deboli.

Siamo ormai vincolati al ribasso con Bitcoin?
Come dicevamo prima, non è ancora detta l’ultima per Bitcoin: l’indicatore ha dato un segnale chiaro ma ci sarà da vedere come poi effettivamente il mercato reagirà a questi stimoli. Se la storia si dovesse ripetere, potremmo aspettarci almeno qualche settimana di downtrend, con i prezzi che verosimilmente andrebbero a rompere al ribasso il supporto dei $112.000 cercando sostengo più in basso.
Non escludiamo neppure uno scenario in cui, dopo un breve reset che abbia spazzato via tutto il “parco buoi”, i veri investitori di Bitcoin tornino ad acquistare, aprendo le porte ad un rally più sostenibile. Questo sarebbe lo scenario più bullish per la moneta, poiché darebbe fiducia alla struttura del trend, con nuovi punti di ingressi capaci di spingere BTC verso target più ambiziosi.

Sarà sicuramente molto interessante vedere come evolverà la situazione, e se da qui a breve i prezzi riusciranno a rimbalzare, creando i presupposti per un’altra corsa sfrenata. Ricordiamo tra l’altro che tra meno di un mese ci sarà il tanto atteso FOMC della Federal Reserve in cui Powell sarà chiamato ad esprimersi sulla questione lato taglio dei tassi di interesse. Quello potrebbe essere un potenziale catalizzatore per un rimbalzo.
Ci sono ancora buone probabilità rialziste
Nonostante il pericolo in vista, il mercato non sembra essere particolarmente preoccupato del futuro a breve termine di Bitcoin. Secondo le quotazioni di Polymarket, che rispecchiano le aspettative degli investitori, ci sono buone chance (77%) che Bitcoin segni nuovi massimi a $125.000 entro fine anno.
C’è chi si aspetta, giustamente, anche obiettivi più elevati come i $130.000, $140.000, e $150.000, seppur con probabilità di successo più ridotte. Da escludere probabilmente un massimo ancor più ambizioso, come quello dei $170.000, così come un ritorno di getto ai $70.000.

Possiamo utilizzare queste quote di Polymarket sia con l’intento di fare bet direzionali, scegliendo il “sì” sui vari target di prezzo che riteniamo raggiungibili entro il termine previsto, sia come forma di copertura (hedging).
Puntando ad esempio sul “no” di determinati scenari, come il raggiungimento dei $150.000, è come se acquistassimo una opzione put, che ci protegge (come un assicurazione) dal rischio che Bitcoin non raggiunga quel target.
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