Nell’appena concluso mese di novembre i volumi spot sugli exchange centralizzati di criptovaluta sono scesi di circa il 26% rispetto ai numeri registrati ad ottobre. Si tratta di un calo che riflette un po’ il sentiment di mercato e lo spirito amareggiato degli investitori, che hanno visto subire diversi pesanti sell-off e le prese di profitto di alcune whales.
Non è una buona notizia e non è di incoraggiamento per chiudere l’ultimo mese del 2025 in bellezza, ma, almeno per ora, siamo rimasti sopra il livello critico riportato in tutto il secondo trimestre dell’anno. Un piccolo appiglio a cui aggrapparci, che suggerisce come il mercato non sia ancora entrato definitivamente in letargo. Vediamo più da vicino la situazione.
Volumi spot in calo a novembre sugli exchange
Ad ottobre eravamo partiti piuttosto bene con un volume di trading spot pari a $2,17 trilioni, secondo quanto riportato dai dati di The Block. Novembre invece, che, sulla carta, si era presentato come “moonvember” vista la sua stagionalità storica tendente al bullish, ha visto volumi tutt’altro che da to the moon.
Il mese si è concluso con volumi spot di $1,59 trilioni, segnando un calo del 26% MoM e toccando il valore più basso da giugno. Il dato è più o meno uniforme su tutti gli exchange centralizzati, con una perdita dell’attività pressoché identica su tutte le principali piattaforme di scambio come Binance, Bybit, Bitget, Gate.io, Coinbase ecc.

Dobbiamo ricordare che i valori di ottobre sono un tantino “sballati”, nel senso che il grosso evento di liquidazione del 10 ottobre sulle piazze futures, ha innescato reazioni a catena anche sui mercati spot. Il confronto con novembre dunque non è esattamente omogeneo ma è comunque utile perché ci conferma il passaggio degli investitori ad un atteggiamento più cauto sugli asset risk-on, che avevamo già anticipato qualche settimana fa.
Perché è importante monitorare i volumi spot degli exchange?
Per i meno esperti non è un ragionamento così immediato, ma in linea generale più l’attività di trading spot è florida sugli exchange, più tendenzialmente il mercato mostra interesse reale da parte degli investitori. Storicamente nelle fasi più proficue del bull market, i volumi spot sono sempre stati molti elevati, mentre durante il passaggio in bear market tendono a ridursi in modo evidente, evidenziando un minore appetito per il rischio.
Guardate ad esempio come fino a maggio 2021 la media dei volumi spot a 7 giorni sui CEX sia andata sempre più crescendo, fino a crollare poi nella fase estiva e seguire una lente e progressiva diminuzione da novembre in poi. Anche durante l’ultimo ciclo, durante i rispettivi top locali del mercato, c’è sempre stato un incremento dei volumi. Ora però siamo a ridosso di un livello critico, in forte discesa dai numeri dell’ultimo mese.
Non fate caso allo spike all’estrema destra del grafico, è un bug (ndr).

E per i volumi DEX?
Anche per quanto riguarda i volumi di trading spot registrati su piattaforme decentralizzate, l’andazzo è più o meno lo stesso. Secondo i dati di DeFiLlama, novembre ha visto circa $30 miliardi di contrattazioni in meno rispetto ai $165 miliardi di ottobre, che era stato eletto come secondo mese più attivo del 2025 dopo il boom delle memecoin di Trump nel 2025.
Osservando invece un ambiente più “sano” come quello di Hyperliquid, dove c’è meno rumore e meno potenziali attività di wash trading, ci accorgiamo che la discesa dei volumi spot inizia in realtà da agosto, in linea con il top di mercato. Proprio in quel mese c’era stata una grossa balena OG che aveva spostato miliardi di $ in BTC su Hyperliquid. Da lì in poi i volumi sono scesi in maniera importante.

Non è ancora detta l’ultima
Chiaramente questi numeri non sono proprio il massimo, e da qui in poi potremmo aspettarci un costante calo del trading spot degli utenti, in linea con il sentiment di rassegnazione di molti clienti retail. Dobbiamo però mettere in prospettiva le cose per evitare di fare errori di valutazione: innanzitutto, è vero che siamo scesi rispetto ai volumi di ottobre, ma come detto prima, quel mese è stato alquanto anomalo.
Se togliamo quelle due settimane a ridosso del 10 ottobre, l’attività di negoziazione è stata più o meno stabile negli ultimi mesi, con addirittura un piccolo incremento nell’ultima settimana di novembre. Siamo tra l’altro ancora molto sopra il livello infimo del secondo trimestre, dove c’era stata una grande contrazione dei prezzi, e poco sotto il grande entusiasmo di fine 2024.
Quindi sì, i volumi sono in discesa dall’ultimo mese, ma rimangono relativamente elevati se paragonati ad uno storico un po’ più ampio.

Gli istituzionali scambiano ancora con convinzione
Aggiungiamo anche che il calo nei volumi futures è meno evidente, e che soprattutto per quanto riguarda la borsa del Chicago Mercantile Exchange (CME) la discesa è inesistente. A novembre abbiamo toccato $261 miliardi di volume futures, addirittura maggiore, seppur di pochissimo, rispetto ai valori di ottobre.
Da osservare anche che i volumi sono rimasti elevati nonostante il calo dell’open interest, segno che tra gli operatori rimasti in gioco c’è ancora una certa convinzione verso il futuro a breve/medio termine degli asset crypto. Ricordiamo che il CME è un exchange frequentato soprattutto da desk istituzionali, hedge fund, prop firm e operatori professionali, quindi i suoi movimenti tendono a riflettere sentiment e strategie molto diverse rispetto al retail.

Complessivamente l’analisi dei volumi crypto a novembre ci offre uno spaccato dell’outlook di mercato e del posizionamento delle varie coorti di investitori: i retail sono fermi in attesa che i prezzi tornino a salire per fare il solito acquisto ai massimi storici, mentre le whale e gli istituzionali mantengono ancora un velato ottimismo. Abbiamo parlato di una condizione simile in questo articolo della scorsa settimana.
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