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HASH RATE di Bitcoin in forte CALO da ottobre: i miner stanno STACCANDO la SPINA?

Una situazione scomoda, ma che forse è appena terminata.

Bitcoin è al sicuro, d il suo network continua a funzionare senza alcun minimo intoppo a livello tecnico, ma da qualche settimana l’Hash Rate sta scendendo di quota. È un segno che i Miners stanno riducendo il proprio contributo complessivo di potenza di calcolo, e che forse in questo momento la loro attività non è così redditizia.

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Non è la prima volta che accade nella storia di Bitcoin, e non è assolutamente un problema in quanto storicamente questa metrica tende ad auto-allinearsi (sempre al rialzo nel tempo) in base alla quotazione di Bitcoin, alla partecipazione totale dei Miners ed altri fattori esterni. Il contesto attuale ci offre però una base per riflettere quali siano le cause del calo e sul possibile impatto che questa dinamica potrebbe avere nel breve periodo.

Bitcoin: fashrate in contrazione negli ultimi 2 mesi

Più precisamente dal 19 ottobre ad oggi, la rete Bitcoin ha visto perdere circa 100 TH/s di Hash Rate, secondo quanto riportato dalla dashboard di Blockchain.com. Altri siti di analisi on-chain come Glassnode e Coinwarz riportano valori leggermente differenti in base in base ai loro metodi di calcolo, ma la tendenza generale è la stessa: una contrazione di circa il 10-20% in meno di due mesi.

Il calo dell’Hash Rate ha coinciso con un periodo di debolezza per i prezzi di Bitcoin, che contestualmente sono scesi dagli $111.000 fino agli attuali $92.000. A dire la verità è proprio la price action ribassista di BTC che dovrebbe aver influenzato, almeno in parte, la decisione dei minersdi staccare la spina a qualche macchina ASIC (l’hardware che si utilizza per fare mining).

Non sappiamo però se questa riduzione sia stata uniforme tra tutte le principali società di mining o se abbia riguardato solo alcuni operatori meno efficienti.

Total Hash rate
Total Hash RateFonte dati: https://www.blockchain.com

Diminuiscono i ricavi dei Miners

In genere l’Hash Rate è una metrica che tende a crescere costantemente nel tempo, in quanto c’è sempre più volontà di partecipare al consenso di Bitcoin ed accaparrarsi una quota del block reward stabilito per ogni risoluzione di blocco. Pensate che dal 2016 ad oggi è cresciuta di oltre 1.000 volte, mentre il prezzo di BTC di “solo” 200 volte.

Ci sono però chiaramente dei momenti in cui per i Miners, per tenere in piedi la baracca, decidono di stoppare temporaneamente una parte della propria produzione. Ricordiamo che più potenza di calcolo totale c’è nel network, più il premio di blocco (+ le fees) viene diviso tra un numero maggiore di partecipanti. Talvolta infatti l’Hash Rate potrebbe essere troppo elevato, o il prezzo di BTC relativamente basso (o entrambi), tanto da rendere il mining poco redditizio, o addirittura sconveniente per gli operatori. 

Come detto prima, poi con il tempo questo rapporto si autoregola fino a trovare un punto in cui il mining torna ad essere profittevole. Detto ciò, in questo momento pare evidente che ci troviamo in una fase in cui l’attività rende relativamente poco. Guardando alla metrica del Miner Hash Price, che misura i ricavi generati dai Miners per ogni unità di Hash Rate impiegata, ci accorgiamo di essere ai minimi degli ultimi 5 anni.

miner hash price
Hash Price per ExahashFonte dati: https://studio.glassnode.com

Ora ogni Exahash rende circa $39.000. È anche in parte normale che questa chart scenda nel tempo perché gli ASIC diventano sempre più performanti, ma è chiaro che il momento non è dei migliori per i nostri amici Miners.

Quanto costa ai Miners produrre un Exahash di Hash Rate?

Non è facile stimare quanto esattamente costi ai miners produrre un’unità di Exahash, la quale porterebbe loro, come appena detto, un ricavo di circa $39.000. Entrano in gioco diversi fattori che variano sensibilmente da un operatore all’altro (costo dell’hardware, costi energetici, costi aziendali ecc). 

Prendiamo in esame questo grafico, offerto dal substack di Minerweekly, in cui si fa una valutazione spannometrica di quanto possano aver pagato le varie società di mining americane nel Q3 per ogni Petahash, sulla base dei costi riportati nei fillings SEC del Q2. Chiaramente certi valori vanno presi con le pinze (perchè non aggiornati in tempo reale), ma ci aiutano a capire che verosimilmente qualche miner, stia forse minando sotto alla soglia di break-even.

Infatti molti miners, secondo le stime, ricavano meno di $39.000 ogni Exahash (1 Exahash corrisponde a 1.000 Petahash). Questo potrebbe aver incentivato qualcuno di loro, tra ottobre e novembre, a “spegnere” parte delle proprie macchine, contribuendo al calo dell’Hash Rate.

miner costo hash
Stima costo miner per PetahashFonte dati: https://www.minerweekly.com/

I miners stanno capitolando i propri BTC?

Ovviamente questa condizione di difficoltà economica porta a pensare che i miners abbiano venduto in massa i BTC accumulati in precedenza per far fronte alla crisi. In effetti, secondo il “Miner Net Position” Change di Glassnode, nell’ultimo periodo c’è stato uno scarico della supply detenuta nei loro wallet, anche se di poche migliaia di BTC.

Il grosso della pressione di vendita di questa fase è arrivato piuttosto dalle vendite dei long-term holders e balene OG, outflow degli ETF e qualche panic selling della coorte dei retail. Ad ogni modo, questo momento, secondo l’indicatore “Hash Ribbon” è da intendersi comunque come un periodo a rischio capitolazione da parte dei miners.

Ci interessa non tanto perché abbiamo paura delle vendite dei nostri amici minatori, ma perchè in genere, superata questa fase (area rossa), si apre una finestra rialzista per il prezzo di Bitcoin.

Hash Ribbon
Hash RibbonFonte dati: https://studio.glassnode.com/

La debolezza potrebbe non essere del tutto terminata, ma sembra che ormai siamo quasi vicini ad una zona di inversione.

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