Deciderà meeting per meeting e attenderà i dati. Le conferenze stampa di Jerome Powell sono ormai puntate tutte uguali, che si potrebbero ascoltare con il volume a zero. Ma quanto è credibile la posizione hawkish ma non troppo dell’attuale (e presto non più) presidente di Federal Reserve? Molto poco. Questo perché su un singolo aspetto ha ragione da vendere: non dipende da lui e non può fare previsioni.
Le parole scelte nel comunicato classico del FOMC che accompagna la decisione raccontano di più di quanto Powell abbia avuto poi il coraggio di raccontare in conferenza stampa. Conferenza stampa che è stato il teatro del non detto, del vediamo, dei con i dati attuali. Perché, diciamocelo pure senza peli sulla lingua, da quando Powell si è scottato con una cantonata epica sull’inflazione, ha smesso completamente di esprimersi.
Una banca centrale imprevedibile, che è ormai dominata dalla politica
I tagli di ieri non sono piaciuti ai mercati? Probabilmente c’è stato anche altro, perché Bitcoin e crypto sono rimasti stabili anche durante la conferenza stampa di Powell, salvo poi correggere in modo contenuto ma rilevante. Anzi, alla chiusura della conferenza stampa di Powell il prezzo era pressappoco lo stesso di quando sono stati annunciati i tagli (attesi e già prezzati).

Ci sono diverse verità che Powell non si sente di confermare in pubblico, ma che sono ormai evidenti e che, almeno ad avviso di chi vi scrive, rendono ridicole diverse questioni che sono emerse da questo ultimo incontro di Fed/FOMC.
- FOMC luogo dei personalismi
Alla fine sono stati registrati 9 voti a favore del taglio di 25 punti base, 2 voti contrari ai tagli e 1 voto a favore di un taglio di 50 punti base.

I due che hanno votato contro, Schmid e Goolsbee dal 2026 non voteranno più perché ci sarà la rotazione dei membri del FOMC che arrivano dalle divisioni regionali di Fed. E quindi lasciare con una presa di posizione messa a verbale non costava assolutamente nulla.
Sorvoleremo su Miran, che ha Trump come ventriloquo e le cui considerazioni sono condivise soltanto da chi crede che qualche punto percentuale di gain sulle borse valga l’incenerimento della credibilità del dollaro.
- Powell conta molto poco
Poco prima della riunione (e probabilmente durante la riunione), su 12 votanti 5 avevano espresso in pubblico la volontà di tagliare e 5 no. Mancavano all’appello Powell e uno dei suoi più stretti collaboratori. Alla fine ne è venuto fuori un 9 a 3, che segnala come Powell abbia spinto egli stesso per i tagli, pur essendone probabilmente poco convinto.
Si è accontentato anche Powell di una “presa di posizione” messa a verbale:
Inflation has moved up since earlier in the year and remains somewhat elevated.
L’ho scritto, ma poi… ho scelto di tagliare tre volte di fila. È evidente che al comando non ci sia il governatore/presidente di Fed, ma un complesso reticolo di posizioni politiche, personali e di una Casa Bianca invadente tanto quanto quelle che lo hanno preceduto, ma evidentemente con maggiore leva rispetto a un presidente che tra pochi mesi dovrà abbandonare il suo posto.
Dot plot, non vale neanche la pena di guardarli più
I dot plot – e qui si affermerà una verità scomoda – sono un pessimo strumento per capire cosa succederà. Sono una fotografia di prese di posizione da parte dei membri del FOMC che costa, a chi la pronuncia, esattamente zero e che dunque ha valore pari alla rispettabilità e alla credibilità dell’istituzione.
Un solo taglio nel 2026? Con Fed sotto attacco, Powell che andrà via e due dei falchi che ieri hanno votato contro i tagli che ruoteranno fuori? Ok.
Rimarrà per chi vuole esercitare un atto di fede difficile in un anno che potrebbe chiudersi in negativo, una valuta indipendente e che non dipende dai capricci della politica per la sua emissione. Bitcoin mai come oggi dovrebbe essere considerato necessario per qualunque tipo di portafoglio.
Fosse anche per il fatto che non sono in 12 a decidere sulle sue sorti.
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