KindlyMD, ora nota come Nakamoto, rischia il delisting dal Nasdaq. La borsa infatti prevede un prezzo minimo per azione di 1$, che se non può essere sostenuto porta prima a una notifica, poi al delisting definitivo. Nakamoto è tra le DAT, le società che investono in criptovalute, che sta performando peggio dalla sua nascita. Nel momento in cui scriviamo le azioni del gruppo stanno scambiando sotto i 40 centesimi di dollari.
KindlyMD/Nakamoto era partita sotto i migliori auspici dato il coinvolgimento di uno dei personaggi più noti dell’ambiente, David Bailey, che molti di voi conosceranno come CEO della società che controlla Bitcoin Magazine. Le ampie difficoltà di Nakamoto sono superiori anche a quelle che stanno generalmente colpendo il settore delle tesorerie digitali.
Cosa succede ora?
Nasdaq in realtà offre un periodo di 6 mesi, entro il quale il valore dell’azione deve essere riportato sopra 1$ per almeno 10 giorni consecutivi entro l’8 giugno 2026. Si tratta di una procedura standard, di regole che valgono per tutti e al contrario di dove si è letto altrove, non di regole che vogliono colpire nello specifico una delle società che ha investito in Bitcoin.
Le azioni di Nakamoto/KindlyMD hanno già perso il 99%, all’interno di una gestione che in molti hanno contestato e di un tribolato piano di risanamento dei debiti che ha visto subentrare nuovi creditori.
In aggiunta Nasdaq, in presenza di condizioni particolari, potrebbe richiedere il mantenimento del prezzo superiore a 1$ per un periodo più lungo di 10 giorni.
Insider hanno venduto?
Il merger è avvenuto questa estate, e i problemi per i prezzi si sono concretizzati alla vendita di azioni precedentemente bloccate, causando non pochi grattacapi al volto pubblico, nonché CEO, del gruppo, David Bailey.
Poca fortuna comunque in generale per queste società, che hanno dimostrato di essere poco attrattive per il grande pubblico degli investitori e di non essere più in grado di sostenere quel multiplo del mNAV che all’inizio di questo trend le aveva rese non solo molto popolari, ma anche quotate su capitalizzazioni di mercato che valevano più volte il controvalore delle crypto in cassa.
Un meccanismo che si è rotto quasi per tutte, per un disastro finanziario in borsa che ha colpito principalmente gli investitori retail.
Sul nostro Canale VIP Telegram avevamo messo tutti i nostri lettori in guardia sull’insostenibilità di questo ciclo, con le piazze che (purtroppo) ci hanno dato prontamente ragione.
Rimane – anche a fronte di quotazioni molto basse – la stessa avvertenza: non sembrano essere dei gran business, almeno in termini di solidità – e sarà il caso di approcciarvisi con la massima cautela possibile.
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