Sono dati sull’inflazione degni di un romanzo giallo. Arrivano infatti dalla core e dalla CPI classica due enormi sorprese. Mentre tutti si aspettavano infatti dati vicini al 3,0%, la CPI classica ha restituito +2,7% e quella core +2,6%, con la seconda che è storicamente più importante. Dati molto positivi per i mercati, che hanno brindato – in attesa dell’apertura di Wall Street – portando Bitcoin di nuovo in quota 89.000$, mentre Ethereum è tornato sopra i 2.950$.
Il dato sarà fonte di dietrologie infinite: come si può mancare una previsione sull’inflazione di circa il 10%? Soprattutto per un dato, appunto, dove difficilmente ci si discosta dal consenso degli analisti. E invece è tutto vero, come confermato dal comunicato stampa dello US Bureau of Labor Statistics.
Mai così bassa da marzo 2021
Non si è mai stati così in basso – relativamente – con l’inflazione dal marzo 2021. Ed è un buon segnale per i mercati, desiderosi di tagli anche a gennaio e possibilmente almeno altre 2 o 3 volte nel corso del 2026. Sono numeri inoltre che sconfessano tutte le cautele che Jerome Powell e l’ala più hawkish di Fed avevano pronunciato in pubblico.
- E i dazi?
Verrebbe da chiedersi a questo punto cosa ne è stato dei supposti rialzi dell’inflazione che sarebbero arrivati in seguito ai dazi. Anche qui si è visto poco o nulla, se non appunto un impatto decisamente ridotto e che non sembra già più in grado di produrre alcunché in termini macro.
- Bitcoin e crypto
Nel complesso è una buona notizia per Bitcoin, per il mondo delle criptovalute e anche degli asset di rischio in generale, tant’è che i futures sui principali indici USA hanno fatto registrare una corsa importante proprio prima dell’apertura.
Come abbiamo scritto questa mattina, interesserà di più la traiettoria
Ciò che ora si deve scongiurare è un andamento a zig e zag, ovvero che non abbia una traiettoria chiara di ritorno verso il 2%. Come più volte promesso da Jerome Powell infatti, sarà la traiettoria a interessare maggiormente Fed nel decidere se tagliare o meno.
Questo sarà valido fino a maggio, quando dovremmo avere un nuovo governatore di Fed, che dovrebbe essere, a prescindere ai dati, molto più aperto ai tagli di quanto non lo sia JPow.
Per ora ci si può godere quella che è una buona notizia, e un enorme errore del grosso degli analisti.
Qui trovi il comunicato completo di US Bureau of Labor Statistics.
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