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RUSSIA ANALISI

In Russia apertura a investimenti in crypto e Bitcoin anche per i retail. Limiti molto stretti

Nuova proposta della banca centrale locale, che vorrebbe ora più...

C’è una nuova proposta della banca centrale russa per la classificazione delle criptovalute e anche per l’accesso agli investimenti da parte dei comuni investitori retail. L’aggiornamento della proposta arriva dopo che c’era stata una timida apertura a questo tipo di attività per gli investitori professionali. Secondo quanto riportato in una comunicazione ufficiale, si potrà accedere al mercato anche senza qualifiche specifiche, con limiti però molto bassi.

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Il limite che la banca centrale russa vorrebbe imporre è infatti di 300.000 rubli annui di scambi, poco più di 3.000€, almeno appunto per i piccoli investitori. In aggiunta, sempre secondo la comunicazione ufficiale della banca centrale, la proposta include la classificazione delle criptovalute come valuta estera e che dunque non può essere utilizzata per i pagamenti su tutto il territorio russo.

Il complicato rapporto tra Russia e criptovalute

Quello tra Russia e criptovalute è uno dei rapporti più complicati al mondo. Da un lato la Russia viene accusata, con enormi esagerazioni, di fare ricorso a Bitcoin e crypto per aggirare le sanzioni che le rendono estremamente difficile l’accesso ai circuiti bancari internazionali. Dall’altro le restrizioni all’acquisto e agli investimenti in crypto nella Federazione è sempre stata in un limbo lontano dalla normalizzazione.

Capitolo poi a parte per quanto riguarda il mining. Di fatto illegale in quasi tutte le aree del paese, ma non per questo non presente. Anzi, la Russia è uno dei paesi dove, almeno secondo le stime, c’è maggiore concentrazione di queste attività.

Le cose sono cambiate parzialmente nel corso del 2025, con l’annuncio di una possibile apertura agli investimenti – e solo quelli – per soggetti che sono trader professionali e che hanno una quantità di capitale non esigua.

La cosa potrebbe cambiare ulteriormente ora– secondo il comunicato che recita:

La Banca di Russia ha consigliato un approccio per la regolamentazione delle criptovalute in Russia. I crypto asset saranno accessibili sia per gli investitori qualificati sia per quelli non qualificati, ma le regole saranno diverse. […] Il regolatore continua comunque a classificare gli asset crypto come asset ad alto rischio, dato che non hanno emittente identificabile e non sono garantite da nessuna giurisdizione. Sono altamente volatili e sono a rischio sanzioni.

E poi aggiunge:

Gli investitori non qualificati potranno acquistare le criptovalute più liquide, che saranno soggette a certi criteri che saranno fissati dalla legge, ma soltanto dopo un test positivo e entro il limite di 300.000 rubli per anno attraverso gli intermediari.

Sarà invece diversa la situazione per gli investitori qualificati che:

Potranno acquistare qualunque criptovaluta, fatta eccezione per quelle anonime (quelle i cui smart contract nascondono informazioni sui trasferimenti di token), senza alcun limite, ma solo dopo un test che dimostri che conoscono i rischi impliciti.

Un doppio regime dunque, che rimane comunque soltanto una proposta che dovrà essere poi vagliata anche dalla Duma e dal governo.

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