Il mercato crypto sta soffrendo di una dinamica che, come avrete intuito dal titolo, riguarda il basso livello di partecipazione e di interesse social registrato negli ultimi mesi. Il pubblico retail, a differenza dei vecchi cicli, non sembra essere minimamente attratto dalla speculazione su Bitcoin, né tantomeno da quella sulle altcoin.
È un problema per il settore? Sì e no. Nel senso che questa dinamica, nel breve periodo, non favorisce certamente un outlook spontaneamente rialzista, soprattutto per quei progetti e quelle categorie che vivono di narrative. Allo stesso tempo però non è un dramma, in quanto ci sono ancora i presupposti per poter fare bene nel 2026. Vediamo meglio la situazione in questo articolo.
Basso interesse retail per il mondo crypto: dati ai minimi del 2022
Lo abbiamo visto ieri in questo approfondimento in cui abbiamo descritto il comparto retail come il grande assente di questo ciclo, guardando ai dati relativi ai volumi taker sui futures. Ora lo confermano anche i dati della piattaforma di analisi on-chain Alphractal in relazione alla metrica “Google Trend Analysis”: da settembre in poi l’interesse verso il mondo crypto è letteralmente precipitato.
Parole chiave come “Cryptocurrency”, “Bitcoin”, “Doge”, “Ethereum”, e tante altre riferimente al settore, sono in netto calo nelle ricerche globali, ed hanno toccato di recente il livello più basso nel ciclo attuale. Addirittura il dato è tornato su valori che non si vedevano dalla seconda metà del 2022, periodo in cui le borse crypto si trovavano nel pieno inverno del bear market.

Questo è in un certo senso “normale” considerando che i prezzi di Bitcoin sono ad un -30% di drawdown dall’ATH, e storicamente valori elevati di interesse retail su Google Trends sono associati ai massimi storici. La logica banalmente è che quando le quotazioni sono ai massimi, tante persone esterne al mondo crypto si interessano ed interrogano il web per fare ricerche, mentre ignorano completamente altri momenti di difficoltà speculativa.
Crollo dell’interesse retail dopo il crollo del 10 ottobre
In molti avranno sicuramente pensato che la causa di questo disinteressamento dei retail è da attribuire in larga parte al famoso crash del 10 ottobre, evento che avrebbe allontanato molti investitori a causa degli effetti devastanti sulle borse crypto. In realtà però, per quanto chi vi scrive è il primo a sostenere che da quel giorno ci siano state forti ripercussioni sul settore, in questo caso forse la responsabilità è limitata in modo parziale.
Infatti il sell-off 10 ottobre ha più verosimilmente fatto allontanare un pubblico crypto-native, già interessato a Bitcoin e crypto, piuttosto che un pubblico generalista. Molte persone esterne al nostro settore non conoscono certe dinamiche complesse come liquidazioni o flash-crash e tendono a guardare esclusivamente il prezzo, oltre alle “notizie” riportate dai media mainstream, dove di solito si parla agli antipodi dei massimi storici o di crolli irrecuperabili.
Invece molti retail attivi nel mercato hanno sicuramente perso fiducia ed hanno preferito abbandonare il campo di battaglia, ma appunto sono investitori che avevamo già acquistato in precedenza. Questo concetto di “sfiducia” lo vediamo chiaramente dal recente record di perdite realizzate registrato dalla coorte degli short-term holders di BTC, tendenzialmente etichettabili come retail.

Come influenzerà tutto ciò il 2026 delle crypto?
Arriviamo ora alla domanda principale, ossia quanto lo scarso interesse social dei retail (e parallelamente la bassa fiducia degli short-term) potrebbe impattare sull’andamento grafico di Bitcoin e delle altcoin nel prossimo anno. Diciamo subito che da un punto di vista prettamente statistico, basandosi comunque su un campione ridotto, bassi livelli di ricerca globale su Google Trends corrispondono storicamente a fasi prolungate di bear market, come accaduto nel 2022.
Dunque se la storia dovesse ripetersi, dovremmo andare incontro ad una distribuzione prolungata delle quotazioni. Ad ogni modo, come abbiamo spiegato recentemente, non è esclusa nemmeno l’ipotesi di un superciclo nel 2026, che andrebbe controcorrente a quelli che sono gli assunti tradizionali dell’analisi on-chain. Lo diciamo perché è evidente che l’outlook macro e tecnico sia completamente diverso rispetto al passato, e dunque non possiamo pensare, almeno per ora, che il 2026 sarà un anno bearish.
Cosa dobbiamo guardare allora, secondo una logica più analitica, per capire come sarà il prossimo anno? Sarà fondamentale vedere come evolveranno queste dinamiche nel Q1:
–Comportamento LTH ed STH on-chain: accumulazioni o distribuzioni
-Posizionamento dei traders su mercato opzioni: de-risking o ricerca di nuova esposizione direzionale
–Volumi di trading ed open interest futures: ricerca speculativa o scarsa partecipazione.
–Politiche monetarie USA: espansive come previsto o riduzione degli stimoli
–Stablecoin e liquidità: ritorno dei capitali liquidi o progressiva uscita
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