La teoria più bullish per il 2026 non parte in realtà dal mondo crypto. Parte dall’esterno, e in realtà dalla teoria del ciclo economico, che potrebbe poi riflettersi anche su Bitcoin e crypto. È una teoria della quale avevamo già parlato in estate e che andremo ad aggiornare tenendo appunto conto delle ultime evoluzioni che hanno riguardato non soltanto i mercati, ma anche ciò che li circonda, a partire dalla politica monetaria.
Come sta andando l’economia? In realtà meglio di quanto ci si aspettasse a inizio anno, almeno negli Stati Uniti. In Europa si continua a fare fatica, in Cina – nonostante saranno probabilmente raggiunti certi target, ci sono ancora problemi strutturali da risolvere e che lasciano in sospeso diverse delle previsioni per il 2026.
Politica monetaria e fiscale: sarà un anno espansivo
L’area euro parla di fine dei tagli. O meglio, ne parlano i falchi di BCE, tra i quali Schnabel, senza tenere conto di certe sirene che arrivano dai governi dei Paesi che compongono l’Unione. È vero che BCE è indipendente, ma è altrettanto vero che non vive nel vuoto pneumatico. Se non sarà la politica monetaria ad allentarsi un po’, lo sarà quasi sicuramente quella fiscale. Al netto di pochi virtuosi (vedi l’Italia, con enormi sacrifici), gli altri chiederanno di allentare un po’ i cordoni della borsa.
Negli USA invece sarà il trionfo dell’espansione. L’addio di Powell a maggio, per quanto rispettabile e indipendente sia l’istituzione, dovrebbe aprire le porte a atteggiamenti più lassisti. Con almeno un paio di tagli secondo le previsioni del mercato, ma più probabilmente con tre o quattro, se l’inflazione dovesse dare una mano in questo senso.
La Cina non ha ancora attivato il proverbiale bazooka della liquidità, nonostante il problema della deflazione che colpisce aziende e produttori e una domanda interna che è fiacca al punto tale da causare qualche preoccupazione anche ai piani alti del Partito.
In Giappone, nonostante Ueda stia giocando a fare l’uomo tutto d’un pezzo, il governo non sembrerebbe avere alcuna intenzione di rallentare con la spesa e gli stimoli. Anche qui, a conti fatti, saremo quasi sicuramente in territorio espansivo.
Un mors tua vita mea dell’espansione che probabilmente favorirà sul breve l’espansione economica, ravvivando un ciclo che almeno in Europa, Giappone e Cina per il momento ha molto lasciato a desiderare.
Se il ciclo economico torna in positivo, allora Bitcoin…
Si potrà obiettare che in un anno comunque tutto sommato positivo per le principali economie, Bitcoin non si sia in fondo comportato come ci si aspettasse. La spiegazione principale – fornita da André Dragosch di Bitwise – è che gli eventi del 10 ottobre abbiano indicato una mancanza di struttura e liquidità che ha portato Bitcoin e crypto ad allontanarsi dai loro stessi fondamentali macro.
Potrebbe essere questo il caso, anche se si deve sempre tenere conto del fatto che lo stesso Dragosch ha mancato in modo importante le previsioni su questa fine di 2025. Previsioni che secondo lui avrebbero fallito proprio a causa di questo scollamento tra fondamentali e realtà dei prezzi.
Rimane però nel complesso un’ipotesi molto suggestiva, che andrà seguita nel corso di tutto il 2026 e che potrebbe iniziare a offrire spunti già alla riapertura dei mercati – definitiva – di gennaio. Ovvero quando volumi e trade saranno tornati su livelli di normalità.
Per il resto – ci saranno diverse questioni geopolitiche e macro – che contribuiranno a determinare l’andamento di un 2026 che è carico di aspettative e che viene accolto però da un sentiment che non si era mai visto su livelli così bassi.
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