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Banca d’Italia pubblica documento su Cripto | I punti salienti

La Banca d’Italia ha pubblicato poco più di 48 ore fa un lungo documento indirizzato a tutti gli operatori del settore cripto, siano queste banche e dunque intermediari qualificati nel mondo finanziario, sviluppatori, investitori e in ultimo la generalità della popolazione che potrebbe interessarvisi.

Oltre a fissare delle linee guida, che ricalcano seppur sui generis quanto è già operativo nel mondo della finanza classica, ci sono alcune questioni definitorie che riteniamo essere piuttosto interessanti, anche per capire quale sarà l’evoluzione possibile del settore cripto, almeno lato finanziario, nel nostro paese.

Con qualche passaggio ad alta tensione, che con ogni probabilità rimarrà lettera morta o, per usare il latinorum che tanto piace in certi ambienti vox clamantis in deserto. Riservandoci la possibilità di tornare in modo più approfondito sulla questione più avanti, facciamo un breve excursus di quelle che sono le preoccupazioni, le intuizioni e per noi le cantonate di Banca d’Italia.

Banca d’Italia traccia un quadro del sistema cripto

Banca d’Italia, che tra le sue attribuzioni ha anche quella di vigilanza sul sistema bancario e su quello dei pagamenti, ha pubblicato un lungo documento per fare il punto sulla questione cripto e Bitcoin, nonché affrontando quello che è il tema caldo del momento, ovvero gli stablecoin. Documento lungo e a tratti interessante, anche perché ci aiuta a capire quali siano gli indirizzi che Banca d’Italia vorrebbe imprimere alle normative.

Cosa pensa la Banca d’Italia del settore?
  • MiCAR non sarà sufficiente

O meglio, non coinvolgerà e non colpirà tutti i soggetti che invece interesserebbe a Banca d’Italia riportare nell’alveo della regolamentazione. Individuati anche, seppur per via relativamente indiretta, i fornitori di servizi informatici per le chain e per i sistemi cripto, nonché gli scrittori di codice.

  • Necessità di nuovi impianti normativi

E su questo specifico punto siamo pienamente d’accordo con quanto scritto da Banca d’Italia, almeno in senso ideale, dato che sarebbe assurdo pensare di poter normare il settore con leggi che sono state concepite e promulgate avendo in mente i circuiti di pagamento classici.

  • Interessanti per i pagamenti soltanto gli stablecoin

E questo a nostro avviso è un errore di Banca d’Italia: le criptovalute non backed vengono ritenute fondamentalmente inadatte a fare da mezzo di pagamento, cosa che però è inficiata dall’utilizzo pratico che centinaia di milioni di persone ne fanno ogni giorno, anche non volendoci limitare ad operazioni pubblicitarie come possono essere quelle degli acquisti immobiliari in cripto che pur abbiamo raccontato sulle pagine di Criptovaluta.it.

Cripto-attività, prive di qualsiasi valore intrinseco, non riferite ad alcuna attività dell’economia reale o finanziaria, non assistite da alcun diritto in capo all’utilizzatore a ricevere indietro alcunché non possono, come tali, essere idonee a svolgere una funzione né di pagamento né di investimento (si tratta quindi di unbacked crypto-assets, come sopra richiamato): per tale ragione, e per i rischi che le caratterizzano, il loro utilizzo non dovrebbe essere in alcun modo incentivato.

Questo il parere di Banca d’Italia praticamente su tutto ciò che sia non appartenente alle criptovalute con riserva e ancorate al valore di una valuta o di un asset.

Cosa pensa di fare Banca d’Italia?

Anche i prossimi passi sono delineati all’interno del documento. Collaborazione con le autorità finanziarie internazionali e anche con quelle nazionali, dialogo con gli stakeholders, tutti i soggetti che hanno un interesse diretto o indiretto nel settore e ricerca di standard da definire, nonché di prassi adeguate per ridurre il rischio sistemico che possa derivare dal mondo cripto per il mondo della finanza tradizionale.

Il tutto con un’inquietante, almeno per qualcuno, ricerca di standard tecnologici da promuovere a discapito di altri. Che sia una scusa per far fuori protocolli massimamente decentralizzati e che, per loro stessa natura, sono nati anche per sfuggire a questo tipo di controlli?

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Vincenzo Caracciolo
Vincenzo Caracciolo
1 anno fa

Ero jn neofita quando ho iniziato in estendo 500,00€ tramite un soggetto operatore che avendo acquisito la mia incompetenza nel settore e piu6 in generale nel mondo informatico, tramite l’applicazione di in app “anidesm” mi ha manipolato dal conto quasi 5.000 00€. Resomi conto di ciò, interpellando la mia banca, mi dissero di non fare credito a tali soggetti e chiedi la chiusura del rapporto. A tale mia richiesta, sempre lo stesso fantomatico “Aron” mi chiedeva di versare ulteriori 4.000,00€ in quanto il suo interessamento mi aveva fruttato oltre 20.000,00€.
La mia proposta fu che da ciò che ho maturato poteva trattenersi le sue spettanze e riversare la differenza sul mio c/c bancario tramite un bonifico specificando la causale. Non ha accettato pretendendo il versamento a suo favore dei 4.000,00€. Da ciò ho inteso che la truffa era stata perpetrata e che voleva ulteriormente perseguire la sua condotta illecita. Non ricevendo riscontro lla mia lecita richiesta ma in semplice “non si può fare” e solo promesse verbali tramite WhatsApp ho formulato denuncia di querela alla Procura della Repubblica tramite deposito alla Polizia di Stato.
Quindi sulla scorta di fake esperienza dico di diffidare di tali rapporti non date riscontro a richieste di documenti di identità, Pin autorizzativi ecc..
Eventuali investimenti/transazioni fateli con società fidate e di cui informatevi sulla loro serietà.

Lui
Lui
1 anno fa

Vabbè ma qua non si tratta di un problema di cryptovuta o investimento in dapp decentralizzate.. qua si tratta che ti sei fatto fregate come un bamboccione sia che si tratti di cryptovuta sia che ti avessero promesso banane split alla fragola.. ti avrebbero fregato perché il problema sei te..

Rolando
Rolando
1 anno fa

Come lo stato non riesce ad avere pieno controllo di cripto fa come volpe e l’uva

Francesco
Francesco
1 anno fa

Le criptovalute non servono a nulla, e anzi sono dannose, disse il direttore della BANCA CENTRALIZZATA CHE LE CRIPTOVALUTE AVREBBERO COMUNQUE DISTRUTTO, in un futile tentativo di salvarsi. Dopotutto, le criptovalute erano state ideate SPECIFICAMENTE per questo, a seguito dell’ennesimo rovinoso crollo, nel 2008, del sistema finanziario causato delle banche centralizzate. Con l’introduzione delle criptovalute si voleva (e si vuole) tutelare la SOVRANITÀ ECONOMICA DI CIASCUN INDIVIDUO, in modo che ciascuno di noi non possa nuovamente cadere nelle fauci di banchieri speculatori finanziari senza scrupoli.
La comicità al top? Che Banca d’Italia, la quale ha FALLITO MISERAMENTE nel suo compito di istituto di controllare e vigilare, insieme a Consob, sulla correttezza della gestione finanziario delle banche italiane fallite (popolare di Vicenza, Veneto Banca, Banca Etruria, Monte dei Paschi, eccetera), permettendo che CENTINAIA DI MIGLIAIA DI FAMIGLIE SIANO STATE MESSE SUL LASTRICO PERDENDO TUTTI I PROPRI RISPARMI, ora pretenda di INSEGNARE ai risparmiatori che investire sull’UNICO asset in grado di tutelarli (e che guarda caso mette a rischio PROPRIO BANCA D’ITALIA) sia pericoloso e sbagliato. CHE VERGOGNA! VERGOGNATEVI!!!