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Cryptopia, il denaro rubato è finito nei principali exchange

Gli attacchi hacker agli exchange costituiscono uno dei motivi per cui l’ecosistema criptovalutario non sembra godere dei necessari canoni di sicurezza. E, in fondo, non c’è mese che non trascorra senza almeno un aggiornamento sulle frodi e sulle violazioni ai sistemi di sicurezza degli operatori che consentono di acquistare, detenere e vendere criptovalute. Perfino Binance, considerato il più sicuro exchange criptovalutario al mondo, nonché leader per quanto concerne il volume di trading, non ha fatto eccezione a questa regola, finendo vittima di un intervento hacker che ha prodotto la sottrazione di 7000 BTC.

Ebbene, tra gli ultimi attacchi hacker saliti alla ribalta della cronaca globale c’è sicuramente quello di Cryptopia, un exchange neozelandese, del quale abbiamo recentemente parlato in occasione della perdita di quasi tutti i suoi ETH e token ERC20, unitamente ad altre altcoin secondarie come Dentacoin, Oyster Pearl, DAPS, Lisk ML, Pillar, Mothership, Everus, Enjin Coin, Cappasity, LINA, e Bytom.

Ebbene, secondo quanto afferma Coinfirm, con una dichiarazione ripresa da AMBCrypto, la maggior parte delle criptovalute sottratte sarebbero state spostate nei più importanti exchange del mondo. Su quali siano, però, questi grandi exchange, per il momento vige il massimo riserbo. Coinfirm non ha infatti voluto pubblicare i nomi di questi operatori, probabilmente anche per contribuire attivamente a un’indagine giudiziaria che si preannuncia particolarmente complessa, e che avrà come obiettivo quello di recuperare i token sottratti.

Intanto, come già vi avevamo anticipato qualche giorno fa, confermiamo che Cryptopia è attualmente in fase di liquidazione. Il processo sarà gestito dalla Grant Thornton, e prende il via dopo le inutili rassicurazioni del management dell’exchange, che ha cercato di sostenere dinanzi ai propri utenti che le operazioni sarebbero continuate regolarmente, nonostante l’hack. Una posizione confermata anche quando il sito dell’exchange è andato offline, salvo poi ammettere l’avvio della procedura di liquidazione.

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