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MINA CON I NFT

La cantante Mina in NFT! | ecco i dettagli dell’iniziativa

Anche Mina entra nel Web3, e coerente alla sua caratura artistica lo fa in grande stile. E in totale autonomia. La voce più bella d’Italia, e probabilmente una delle migliori al mondo, ha creato un marketplace NFT dove sono disponibili vinili, nastri analogici di qualità studio e collezionabili digitali a sua firma.

Una celebrazione dell’analogico ai tempi della blockchain: i suoi lavori sono disponibili su PDU, label voluta da Mina nel 1967 che oggi rilancia l’eclettica artista con una raccolta NFT a lei dedicata. E dietro un’eccellenza ne troviamo un’altra: i Non Fungible Token di Mina sono venduti su OpenSea.

Un ottimo spunto anche per chi probabilmente è più lontano per demografia al mondo dei NFT, per iniziative che saranno quelle più importanti per l’adozione presso il grande pubblico. Possiamo investire su questi strumenti con eTorovai qui per ottenere un conto virtuale di prova con tutti gli STRUMENTI TOP – un intermediario che ci permette di investire su 78+ cripto asset tutti scelti tra i migliori del mercato.

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Mina, tra blockchain e vinili

La musica in tre dimensioni, il multiverso per collezionisti. Si presenta così PDU Music, la piattaforma con cui Mina entra nel Web3. E lo fa andando controcorrente, attitudine che è un vero e proprio marchio di fabbrica della voce più bella al mondo. Una piattaforma sulla quale sono presentati NFT d’autore che ritraggono l’artista, ma anche un marketplace dove acquistare vinili e nastri analogici di altissima qualità. E dal prezzo decisamente poco economico, com’è giusto che sia e come i collezionisti sanno bene.

Un altro passo per l’adozione

Al di là dei pregiati supporti digitali, di cui parleremo in seguito, ci interessa il carattere all’apparenza controverso dell’operazione. Un approccio a prima vista spiazzante, ma che conferma se mai ce ne fosse bisogno l’indole innovatrice di un’artista capace di mettere in riga l’intera scena musicale, tenendosi lontana dalle scene. Gli album pubblicati su PDU Music conterranno brani non disponibili in formato digitale, col preciso obiettivo di restituire agli appassionati il piacere di possedere un oggetto fisico. Un piacere impossibile da replicare con la musica in formato digitale, e che se non fosse per iniziative del genere sarebbe destinato a sparire.

Esistono, è vero, album ristampati in vinile, così come il mercato dei 33 giri sta vivendo una seconda e florida giovinezza, ma si tratta di brani disponibili anche in formato .mp3, quindi spogli di quell’esclusività di cui Mina, con la sua operazione, si fa portatrice. Un’ode all’analogico a cui seguono parallelamente pubblicazioni su blockchain per rimanere al passo coi tempi. E per celebrare il suo ingresso nel Web3, la nostra affida alla chain alcune cover rimaste per lei inedite fino a questo punto.

Insieme a OpenSea

Mina è stata un’innovatrice in tante cose, se le offri un’idea contraria a quanto accade sul mercato discografico, lei la abbraccia. Così il compositore e produttore Massimiliano Pani descrive l’indole dell’artista, che coerente a sé stessa abbraccia le tecnologie mutuate da Bitcoin e criptovalute per celebrare l’analogico.

Controverso? No, se osserviamo più da vicino PDU Music, le sue origini e la sua evoluzione. È la label voluta da Mina e fondata insieme a suo padre nel 1967. Un’etichetta ma anche studio di registrazione che ha permesso alla Tigre di Cremona di comporre e incidere in totale autonomia, libera dai dettami di mercato e produttori. L’acronimo sta per Platten Durcharbeitung Unternehmungen, o se preferite Produzione Dischi Ultrafonici.

Un’etichetta discografica che ben presto diventa anche uno studio multimediale dal quale sono usciti sin da subito importanti fotografi e illustratori italiani. Una specie di comune che nel tempo si è evoluta, aprendosi a tutto ciò che la tecnologia offriva anno dopo anno. Il primo sito internet arriva negli anni ’90, agli albori del web in Italia, per arrivare ad abbracciare la blockchain ai giorni nostri.

Una sintesi forse troppo stringata di quanto fatto nel tempo da Mina e dalla community che ha saputo creare attorno a sé: un gruppo di innovatori che arriva oggi a scegliere un partner d’altrettanta caratura per vendere i NFT, mentre l’etichetta porta avanti sul suo sito la distribuzione di supporti analogici tanto amati dai collezionisti.

Stiamo parlando di OpenSea, il marketplace NFT più importante al mondo dove si possono già acquistare i collezionabili digitali di Mina. Un marketplace che finisce spesso sulle nostre pagine e che di recente aveva annunciato l’integrazione di Avalanche, integrando nel suo ecosistema un ulteriore protocollo.

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