A parlare è uno dei gestori più noti del mondo crypto – Mike Novogratz, CEO di Galaxy – che si dice fortemente scoraggiato dalla situazione negli Stati Uniti d’America e poco convinto anche del disegno di legge che è in discussione e che dovrebbe separare le crypto security da quelle che possono essere considerate come commodity.
È un Mike Novogratz che forse non avevamo mai visto nella veste di sfiduciato e che racconta del proposito della sua azienda di aprire più posizioni lontane dagli USA – con un interesse particolare per il sud est asiatico seguendo, a sua detta, quello che in realtà starebbero già facendo diverse aziende del settore.
Ci sono tutti gli ingredienti – o meglio stanno maturando tutti gli ingredienti di un caso crypto che si fa sempre più internazionale – e che per Novogratz così come per tanti altri attori del mondo crypto è la questione cruciale di questo momento.
Fuga dagli USA: si aggiunge anche Galaxy?
Non si tratta di una fuga, ma di un ripensamento nell’allocazione anche della forza lavoro.
Credo che nel breve periodo sposteremo persone fuori dagli USA. E molte compagnie lo stanno già facendo.
Questo il parere di Novogratz, non esattamente un novellino del mercato crypto, che lamenta una situazione grave (e probabilmente non seria) negli USA.
Nel medio e lungo periodo gli USA devono essere parte del sistema. Siamo una parte troppo grande dell’economia globale. E per le cripto per copiere il proprio destino. Ma dobbiamo trovare il modo di coinvolgere gli USA. E non sto mostrando, in alcun modo, il dito medio al regolatore. Stiamo cercando di intrattenere rapporti con politici e regolatori ogni giorno per arrivare a destinazione.
Un discorso che abbiamo già sentito fare – anche se con altri toni – anche a Brian Armstrong di Coinbase, così come dai leader di Gemini e di altri exchange. Novogratz tra le altre cose si dice poco fiducioso su quanto sta maturando in termini di legislazione. C’è una proposta di Patrick McHenry che però…
Non passerà, ma almeno avremo piantato un segnaposto.
USA, Cina, Lontano Oriente: anche Bakkt
La questione cinese è grandemente esagerata, ma è al tempo stesso vero che in molti si stanno guardando attorno. Poche ore fa anche Bakkt ha annunciato la volontà di aggredire altri mercati, nonostante la sua sede principale sia negli USA, puntando su quelle giurisdizioni che fino ad oggi hanno fatto di più in termini di chiarezza.
E si fa il nome di UE, UK e anche Singapore, per quanto le normative approvate siano sì chiare, ma anche in un certo senso restrittive.
Che ci si stia preparando per un grande salto verso la regolamentazione che ormai è richiesta a gran voce più dagli operatori del settore che dai governi stessi? Staremo a vedere.
Per ora gli USA rimangono al palo, con la questione ETF che continua a farla da padrone. Non quello che forse ci si aspetterebbe dalla prima economia del mondo.
Devono avere tutti pazienza perchè queste situazioni potrebbero farci prendere delle decisioni sbagliate e se ti fai prendere dalle emozioni le perdite potrebbero essere rilevanti. BlackRock ha capito che gli asset digitali sono il futuro ma chi governa il sistema finanziario americano non è pronto al cambiamento per cui è facile aspettarsi qualche ritracciamento. Attenzione però che BlackRock ha un enorme potere che a lungo andare potrebbe influire sulle decisioni degli USA che ora vedono solo la speculazione attorno a tutto il comparto perchè per ora bitcoin è cresciuto perchè la sua community è cresciuta da zero a milioni di utenti creando un valore di mercato miliardario ma insignificante se comparato al valore dei mercati finanziari. Comunque sia, gli USA questa volta non si dimostrano all’avanguardia, o stanno solo bleffando?