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USA – Iran, venti di guerra fanno volare Bitcoin: la nostra analisi

I venti di guerra tra Stati Uniti e Iran spingono il prezzo di Bitcoin verso l'alto. Ma c'è davvero una stretta correlazione tra i due eventi?

In chiusura di scorsa settimana i principali mercati finanziari mondiali sono stati scossi dagli eventi iraniani, con il generale Qasem Soleimani che è stato ucciso da un drone statunitense all’aeroporto iracheno di Baghdad.

Le conseguenze sono state chiare: le materie prime sono schizzate – per diverse ragioni – verso l’alto, mentre i mercati azionari si sono indeboliti. L’impatto sul mercato della criptovaluta è però stato meno chiaro, con gli analisti divisi sul fatto che l’aumento delle quotazioni di Bitcoin sia stato solo una coincidenza o una effettiva ulteriore prova del fatto che la principale moneta digitale al mondo funga da nuovo safe haven.

Certo è che l’aumento del prezzo di Bitcoin è sembrato coincidere con un movimento più ampio di riallineamento dei portafogli, con gli investitori che si sono allontanati dalle azioni per abbracciare con più favore il petrolio e l’oro.

Non sono pochi gli investitori piuttosto celebri che ritengono che tuttavia l’attuale valutazione di Bitcoin, con trend chiaramente rialzista, sia proprio frutto del fatto che la criptovaluta sia il nuovo bene rifugio digitale.

“Più analizzo questa situazione iraniana – ha ad esempio dichiarato su Twitter Mike Novogratz, il numero 1 di Galaxy Digital – più divento rialzista sull’oro e sui Bitcoin. L’Iraq espellerà le truppe americane. L’Iran avrà più influenza in Iraq, che è quello che ha sempre voluto. L’Arabia Saudita non è nella posizione di volere un conflitto. Meno stabilità nel Medio Oriente equivale a più volatilità”.

Boom di quotazioni di Bitcoin, superata quota 8.300 dollari.

È anche vero che altri analisti sono molto più scettici. Il noto Mati Greenspan, fondatore della società di ricerca Quantum Economics, ha infatti suggerito che “il mercato iraniano è troppo piccolo e lento per aver causato questa mossa da solo”. Dunque, per l’esperto è in realtà più probabile che “diversi operatori abbiano aspettato per una buona opportunità di acquisto sotto i 7.000 dollari per moneta, e sembra che tale opportunità si sia ora presentata”.

Peter Schiff, analista di Bitcoin, sostiene il punto di vista di Greenspan e su Twitter dichiara che “l’aumento del rischio geopolitico ha fatto sì che sia l’oro che il Bitcoin si siano spostati più in alto, ma per ragioni diverse”. Di fatti, sebbene “l’oro viene acquistato dagli investitori come rifugio sicuro, il Bitcoin viene acquistato dagli speculatori che scommettono che gli investitori lo compreranno come rifugio sicuro”.

Non mancano comunque le voci più critiche, con l’economista Alex Kruger che ha respinto che l’idea che Bitcoin sia un rifugio sicuro etichettandola come “una sciocchezza assoluta”.

La nostra analisi

A nostro giudizio non è ancora possibile trarre una diretta relazione causa – effetto sul fatto che il prezzo di Bitcoin sia cresciuto solo e unicamente a causa dell’inasprirsi delle tensioni tra le due parti.

Notiamo infatti come il movimento rialzista fosse già in atto prima dell’escalation di violenza di venerdì scorso, e come numerosi fossero i segnali tecnici in grado di suggerire questo movimento.

Dunque, è certamente prematuro elevare il Bitcoin come nuovo safe haven digitale.

Il che, ovviamente, non ci impedisce di pensare che il movimento possa comunque essere aiutato dalla maggiore volatilità attualmente in atto, soprattutto se l’escalation di cui sopra dovesse proseguire (e quanto accaduto nelle ultime ore non fa altro che confermare tale presupposto).

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