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Samourai scandalo

Bitcoin: shock per Samourai! Tutto quello che sappiamo dell’arresto più incredibile di sempre

Samourai: ecco quello che sappiamo dalle carte processuali del processo al wallet Bitcoin

È notizia di mercoledì 24 aprile l’arresto di Keonne Rodriguez e William Lonergan Hill di Samourai Wallet, un wallet per Bitcoin orientato alla privacy, che integra servizi di mixing per garantire la privacy degli utenti. L’arresto è avvenuto su ordine del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America, dopo la denuncia depositata dal Southern District of New York, procura da sempre tra le più attive nei casi che coinvolgono Bitcoin o mondo crypto.

Ai leader di Samourai Wallet vengono contestati due reati ormai classici del mondo crypto: aver svolto l’attività di invio di denaro senza aver ottenuto licenza e registrazione e di aver favorito il riciclaggio di denaro. Dopo essere entrati in possesso dei documenti della procura relativi al caso, siamo pronti per offrirvi una ricognizione di quanto avvenuto.

Cosa c’è in ballo? Cosa rischiano? Che tipo di accuse vengono mosse a Samourai Wallet? Una questione che ti abbiamo già anticipato sul nostro Canale Telegram, nel quale potrai entrare anche per discutere i temi che ti presenteremo in questo approfondimento.

Chi, cosa e perché: cos’è successo a Samourai Wallet?

Nella tarda serata di mercoledì 24 aprile, è giunta dagli Stati Uniti la notizia dell’arresto di Keonne Rodriguez e William Lonergan Hill, entrambi cittadini statunitensi, con uno dei due che sarebbe stato catturato in Portogallo con la collaborazione della polizia locale. La storia – tenendo conto anche della non perfetta corrispondenza tra il nostro ordinamento e quello USA, è certamente meritevole di qualche precisazione e di qualche approfondimento. Anche per comprendere chi potrebbe correre rischi in futuro.

  • Le accuse

I capi di imputazione sono due. I due sono stati accusati di a) aver gestito uno business per l’invio di denaro senza regolare licenza; b) di aver favorito il riciclaggio di denaro, in concorso.

Sono accuse molto gravi, con la prima che vale da sola fino a 5 anni di reclusione e la seconda che può valerne fino a 20. Per entrambe le accuse però si tratterebbe, più che di partecipazione attiva, di omissione di quanto il Bank Secrecy Act ritiene obbligatorio per chi gestisce questo tipo di attività.

  • Qualche parola in breve su Samourai Wallet

Per quanto al centro di polemiche importanti anche all’interno della community, Samourai Wallet è uno dei punti di riferimento per chi vuole aumentare la privacy delle proprie transazioni su Bitcoin. Tramite due sistemi, Whirlpool e Ricochet, permette di rendere meno tracciabili i movimenti di un indirizzo. Sul tema tecnico torneremo più avanti, perché ora a interessare è quanto le procure stanno appunto contestando a chi gestisce o ha gestito il wallet.

  • I due sono responsabili di Samourai Wallet

Sia come sviluppatori, sia come persone che hanno attivamente gestito anche il marketing – anche via social. Gli stessi hanno pagato per l’hosting dei servizi web e sono dunque i due soggetti da ritenere pienamente di ogni tipo di accusa verso Samourai Wallet.

Riciclaggio di denaro

È una questione che fatica a passare sui giornali italiani. Quando leggiamo di queste accuse, in realtà la procura non sta accusando l’exchange o il wallet in questo caso di aver effettuato riciclaggio di denaro in prima persona.

Viene piuttosto contestata l’assenza di adeguati controlli sull’identità delle persone che utilizzano il servizio e di conseguenza l’assenza di adeguate norme che rendano impossibile il riciclaggio di denaro attraverso la piattaforma.

Tali misure erano inesistenti, secondo quanto stesso è stato affermato più e più volte sui social anche dagli imputati, con diversi dei tweet dei due che sono stati riportati all’interno della denuncia.

Mancanza di registrazione

Tute le attività che permettono il trasferimento di denaro devono, negli Stati Uniti, registrarsi presso FinCEN, che è l’entità che si preoccupa anche di verificare che siano state prese misure adeguate in termini di anti-riciclaggio e riconoscimento degli eventuali clienti.

Nessuno dei soggetti sotto accusa e neanche Samourai Wallet era registrato presso FinCEN, registrazione la cui assenza è un po’ il fulcro dell’intera accusa. Gli obblighi di report di transazioni sospette, così come più in generale quelli AML/Anti-riciclaggio verrebbero meno senza questo punto.

Indagini avviate da tempo

Un altro dettaglio che emerge dalle carte inviate dalla procura è che le indagini vanno avanti almeno dall’11 ottobre 2022, data in cui viene riportato l’utilizzo della piattaforma da parte di un agente sotto copertura per il trasferimento di fondi.

Il materiale contenuto all’interno della denuncia è tuttavia ridotto, almeno rispetto a quanto siamo abituati a vedere nelle cause del comparto.

Mani anche sui messaggi privati?

Altro fatto certamente interessante è che nella documentazione vengono indicati messaggi privati che uno dei due imputati avrebbe inviato via Twitter.

Non è chiaro come siano entrati in possesso di tali messaggi e non è probabilmente rilevante per il caso in quanto tale. Il sospetto è che comunque il DoJ, il Dipartimento di Giustizia USA, sia in possesso di una quantità maggiore di documenti rispetto a quelli che – in forma breve – sono stati inseriti nel documento inviato alla corte competente.

Cosa rischiano nel complesso?

Le pene per i due reati che vengono contestati sono importanti. 20 anni massimi per aver favorito il riciclaggio di denaro, 5 anni invece per la mancata registrazione presso FinCEN e l’esercizio dunque abusivo dell’attività di money transmitter.

Per il momento non ci sono commenti da parte dei legali dei due imputati, cosa che rende impossibile valutare la strategia di difesa che verrà seguita.

Il crimine di scrivere codice?

In particolare tra i più affezionati a certe tematiche legate al mondo di Bitcoin, quanto avvenuto è frutto di una plateale ingiustizia, che vedrebbe i due puniti per aver scritto semplicemente del codice per computer. Una posizione forse anche maggioritaria nell’ambiente, che è contrapposta a quella di chi potremmo definire come legalista.

Ovvero la schiera di coloro i quali ritengono che leggi USA siano sufficientemente chiare, e che nel momento in cui si offrono servizi anche ai cittadini USA – non era presente alcuna esclusione – allora si devono rispettare le leggi di Washington.

Un tema che continuerà a alimentare un dibattito molto acceso, che attraversa diversi dei temi più sentiti e più importanti del mondo Bitcoin.

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