Ethereum è la crypto del momento: gli ETF viaggiano a gonfie vele e ci sono diverse società ben strutturate e capitalizzate che si stanno dando letteralmente battaglia per continuare ad accumulare $ETH. Due di queste hanno superato quote miliardarie, con i mercati che apprezzano. A gettare qualche dubbio, tuttavia, c’è Bernstein, in controtendenza rispetto a un sentiment che invece è molto positivo su queste specifiche operazioni.
Il broker di Wall Street ha pubblicato il suo periodico report sullo stato del mercato crypto ieri, lunedì, indicando qualche possibile problema per le società che si stanno impegnando in tal senso, ovvero nell’accumulo di treasury in Ethereum. Ma hanno ragione, oppure è un modo per guadagnarsi prime pagine che altrimenti non potrebbero vedere neanche… con il binocolo?
Cosa sta succedendo? Perché Bernstein non è convinta di queste strategie?
Non tutti possono essere entusiasti di quanto sta accadendo a Wall Street. A mostrare un po’ di discontento è Bernstein, tipicamente molto bullish su tutte le operazioni che riguardano Bitcoin e il mondo crypto e che invece questa volta si schiera… contro.
O meglio, sottolinea qualche problema aggiuntivo che potrebbero incontrare le società che stanno accumulando Ethereum e più in generale gli istituzionali che stanno guardando in questa direzione.

- Staking: bello e redditizio ma…
Lo staking, che è possibile su Ethereum ma non su Bitcoin, è una delle caratteristiche più interessanti della seconda criptovaluta per capitalizzazione di mercato. Una caratteristica che però potrebbe essere, secondo Bernstein, fonte di problemi.
Dice il gruppo infatti – correttamente – che nei momenti di particolare congestione ci possono volere giorni prima di recuperare le somme messe in staking, cosa che potrebbe creare un mismatch tra obbligazioni alle quali i gruppi devono fare fronte e liquidità disponibile.
Preoccupazione per carità da libro di testo, che però nel caso di Ethereum funziona poco e male. È vero che si può dover aspettare un po’ prima di ottenere indietro la propria somma, ma è anche vero che con il liquid staking si hanno comunque token immediatamente liquidi e scambiabili. E che proprio l’utilizzo del liquid staking, almeno per le società quotate, è una delle soluzioni sul tavolo.
- Sugli ETF non ha senso
C’è poi l’altra questione: gli ETF presto dovrebbero ricevere l’ok per mettere in staking i propri ETH. Un ok che è il più atteso da sempre per quanto riguarda questi prodotti.
Una volta che sarà approvato infatti gli investitori potranno ottenere anche i rendimenti da staking, ad oggi intorno al 3%, rendendo il prodotto… fruttifero.
La questione qui, quella riguardante il potenziale mismatch – è certamente più autentica e possibile. Tuttavia vanno fatte anche altre considerazioni: SEC sta trattando con i gestori proprio per avere formule che permettano di essere sempre liquidi (con accordi di prestito con gli exchange?) e dunque il problema sarà ampiamente superato.
E nulla vieta di vendere Ethereum che sono in staking, con il settlement magari a prelievo avvenuto.
Quindi sì, meglio sottolineare questi aspetti, ma senza ingigantirli, dato che di strano, losco o di pericoloso c’è poco o nulla.
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