Siamo ancora qui a discutere di quanto accaduto venerdì scorso, in uno degli eventi di liquidazione del mercato crypto più brutali della storia: $19 miliardi bruciati in solo un’ora, 12 volte di più rispetto al crollo di FTX e 16 volte tanto il Covid crash. Numeri che fanno veramente impressione, su cui si è espresso tempestivamente il nostro direttore Alessio Ippolito a poche ore da quello che ricorderemo a lungo come un vero e proprio massacro.
Un evento tanto crudele quanto bizzarro, perché in confronto alle grosse capitolazioni che abbiamo assistito in passato, qua ci sono un paio di dati che non tornano, o che perlomeno ci dovrebbero far riflettere a lungo. Cerchiamo di ragionarci insieme in questo articolo, e vediamo successivamente quali indicatori tenere sott’occhio per capire quando il mercato sarà davvero pronto a ripartire.
Reset della leva finanziaria: non è stata una capitolazione
Per riuscire a comprendere come il crollo di venerdì sia stato sostanzialmente molto diverso da altri eventi simili del passato, come il fallimento di FTX, il crash di Terra Luna, il default di Celsius o lo shock della pandemia Covid, dobbiamo prima guardare il contesto in cui quest’ultimi si sono verificati.
Come descritto dalla società di analisi on-chain Swissblock, in tutti questi casi possiamo parlare di capitolazione del mercato: breaking news con potenziale impatto sistemico, panico diffuso prolungato, grandi realizzazioni in perdita, forzature di vendite spot. Capiamo bene che in ognuna di questi episodi ci sia stata un’intensa pressione di vendita, che ha portato molte persone ad un panic selling di posizioni (non solo futures) già in loss.

Il tracollo di venerdì invece, per quanto possa aver innescato effetti negativi di magnitudo maggiore, sembra essere stato alimentato da un’attività di vendita meno aggressiva dei partecipanti. Lo capiamo guardando al grafico storico di Glassnode sulla percentuale di supply di BTC in profitto, che ci mostra come oltre il 90% dell’offerta si trovava in guadagno durante il sell-off.
Una condizione davvero anomala, che non ha scatenato vendite particolarmente intense nel versante spot, né una forzatura strutturale. Si è trattato piuttosto di un evento di reset della leva finanziaria, generato prettamente nei mercati futures, che ha portato ad una lunga serie di liquidazioni, senza che il mercato stesso desse segnali di panico, come con le capitolazioni di cui sopra.

Problemi (gravi) di liquidità: i market makers si ritirano
Ne abbiamo parlato già molte volte di quanto il concetto di liquidità sia fondamentale per creare dei mercati efficienti e capaci di sostenere un volume elevato di scambio. Questo compito di mantenere le coppie di scambio liquide sugli exchange, tocca ai cosiddetti “market makers”, ossia entità ad alto patrimonio che offrono i propri fondi in prestito per ridurre lo slippage e garantire profondità nei book.
Venerdì sera però è accaduto qualcosa di clamorosamente insolito, come riportato dall’’analista “yq_acc” su X: il grafico della profondità 2-sided entro l’1% del prezzo medio su Binance (coin non specificata) mostra un’enorme rimozione di liquidità durante il dump. In pochi minuti la cifra necessaria per muovere dell’1% il valore dell’asset è passata da $1,2 milioni ad appena $27.000.
Nel chart qui sotto si vede molto bene il buco di liquidità, che ha praticamente portato al crollo di Bitcoin da $110.000 fino a $100.000, e a cascata di tutte le altre crypto. Non ci sono state vendite particolarmente grosse come nel mezzo delle capitolazioni per il Covid e per la bolla FTX. Qua c’è stato semplicemente un reset della leva, dovuto ad una condizione di scarsissima liquidità, guarda caso poi aggiunta non appena i prezzi hanno toccato il bottom.

Il sistema di Auto-Deleveraging degli exchange
C’è anche un’altro dato citato dall’analista, di cui nessun altro ha parlato fino ad ora, ma che aggiunge un dettaglio macabro al quadro già di per sé drammatico. Mentre i market makers hanno rimosso quasi tutta la liquidità dai book degli exchange (non è stato un problema solo di Binance, ma un evento COORDINATO su larga scala su molti broker), gli stessi CEX hanno messo in piedi misure di sicurezza note come ADL, aka Auto-Deleveraging.
In pratica, si tratta di un meccanismo di protezione della piattaforma, che limita o impedisce la creazione di crediti inesigibili (bad debt). Quando la posizione di un cliente viene liquidata, l’exchange prova a chiuderla forzatamente, ma solo se esiste sufficiente liquidità nel book tale da poter chiudere sopra al prezzo di bankruptcy.
Se la chiusura della posizione implica un prezzo minore (quindi una perdita per l’exchange), entra in gioco un fondo assicurativo, simile a quello che vediamo nei perpetual DEX, che compensa la perdita. Quando le liquidazioni sono troppo intense ed il fondo assicurativo non basta, ci si mette di mezzo anche ADL, cioè un sistema che chiude forzatamente anche alcune pozioni vincenti di altri trader per coprire il buco.
Ripeto. Nessuno ne parla ma l’ADL sembra aver colpito molti CEX, con parecchi trader costretti ad uscire anche se avevano azzeccato la direzione del mercato (più sei profittevole e più è probabile che ti chiudano). Insomma, se perdi vieni liquidato, se stai vincendo troppo, non sei più ben accetto. Solo su Hyperliquid, questo meccanismo ha colpito oltre 1.000 wallet, ed è stato acceso per la prima volta negli ultimi due anni. Binance non riporta i numeri ma ne sono probabilmente molti di più.
Cosa guardare ora per una ripartenza
Il wipeout di venerdì ha portato contestualmente anche ad una forte riduzione dell’open interest dei futures su Bitcoin, con oltre $10 miliardi che sono praticamente evaporati dal mercato. Il reset della leva implica ora un mercato sicuramente più “sano” rispetto a prima, ma senza un fulcro su cui basare le proprie analisi.
Sarà interessante vedere se l’OI andrà verso un recupero nelle prossime settimane, e soprattutto come evolverà la situazione degli scambi spot. Visto l’enorme flusso di deleveraging, è possibile che alcuni traders inizino ad abbandonare strumenti a leva per posizionarsi in spot, ed è lì che dovremo tornare prossimamente per fare il punto della situazione.

Ora come ora, il mercato è istintivo ed irrazionale, succube delle tensioni commerciali tra USA e Cina (anche se, spero abbiate capito, non è quello il problema), e dovremmo attendere che i grafici prendano una direzione chiara prima di fare ipotesi. Non lasciatevi trasportare dall’emotività, e se siete long term spot, tutto questo circo non vi dovrebbe importare più di tanto, se non per accumulare nei cali.
Vediamo molti di voi tirare conclusioni affrettate già alla prima candela rossa della mattinata, chiaramente in preda ad una condizione psicologicamente dura. Non è facile, ma ora più che mai, dovete fare uno sforzo mentale in più, e seguire la vostra strategia ( se non ne avete una, avete capito il problema) senza lasciarvi condizionare dal rumore di fondo.
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