Nelle ultime ore in quel di Ethereum si discute a gran voce di una presunta lettera inviata lo scorso anno dallo sviluppatore ungherese Péter Szilágyi alla Foundation, e resa pubblica solo ora, in cui viene criticata la gestione di alcuni aspetti interni. Nessun tentativo di FUD e nessuna minaccia, solo un’attenta riflessione sul modo con cui Ethereum stia forse centralizzando eccessivamente il futuro del progetto attorno alle scelte e alla visione del co-fondatore Vitalik Buterin, e di una ristretta élite di investitori.
Come “computer globale per il mondo”, come veniva descritta agli albori della sua espansione, Ethereum dovrebbe essere il più decentralizzata ed imparziale possibile, capace di sopravvivere anche senza un indirizzamento da dietro alle quinte e solo con il supporto della comunità. Invece, a detta di Szilágyi, c’è una scomoda situazione in cui le decisioni chiave sembrano orbitare sempre attorno alle stesse figure, finendo per favorire una cerchia ristretta di nomi influenti a discapito della trasparenza e della meritocrazia.
Ethereum sta sbagliando qualcosa: lo sfogo di Péter Szilágy
La sua lettera all’Ethereum Foundation è stata redatta a maggio 2024, ma solo adesso è diffusa pubblicamente dai media crypto. Péter Szilágyi non è una persona qualunque: si tratta di uno dei principali sviluppatori del gruppo, che in passato ha ricoperto il ruolo di team lead per Geth, il client più utilizzato della rete.
Lo scorso anno Szilágyi ha abbandonato questa carica proprio a causa della situazione complessa che si è venuta a creare all’interno della Foundation, dove non ci sarebbe più quello spirito indipendente e quella forza di costruzione collettiva. Lo sviluppatore ungherese, lamenta nella sua lettera, una gestione dietro le quinte di Ethereum che non rispecchia più i valori sposati dall’ecosistema, ora troppo “a porte chiuse”.
Andando più nel concreto, ci sono una serie di cose che “non vanno” nell’attuale leadership del progetto. In primis, il fatto che tutti gli sviluppatori che hanno un contratto presso la Foundation percepiscono troppo poco di stipendio rispetto ad altre realtà web3. Lui stesso, Szilágyi, ha affermato di essere stato pagato solo $625.000 lordi per 6 anni di lavoro, cifra notevole per i nostri standard da casellanti italiani, ma molto inferiore alle retribuzioni medie in un settore come quello blockchain.

Conflitto di interessi tra ideali e vantaggi economici
Vitalik, in relazione al tema degli stipendi all’interno dell’Ethereum Foundation, aveva fatto intendere qualche tempo fa che: “se qualcuno non si lamenta di essere pagato troppo poco, allora è pagato troppo”.
Di base Ethereum è nata e si è rivolta alla community di sviluppatori come un luogo dove si costruisce per il bene collettivo dell’ecosistema e dove non si guarda al mero denaro. Chiunque partecipi, viene retribuito discretamente ma non stra-pagato come avviene in altre realtà di settore per le menti migliori sul mercato.
Il problema è che questo approccio porta poi a dei grossi conflitti di interessi e situazioni dissonanti, in quanto gli stessi dipendenti della Foundation sono spinti a cercare compensi maggiori altrove (a detta di Szilágyi, i primi se ne sono andati tutti), in linea con il valore creato I cosiddetti “high roller”, cioè ricercatori privati, fondi VC, fondatori di altri progetti EVM e influencers, sono più pagati di chi costruisce le fondamenta del progetto.
È emblematica a tal proposito la vicenda che lo scorso anno ha coinvolto i noti sviluppatori Justin Drake e Dankrad Feist ad accettare ruoli di consulenza o compensi da progetti esterni, come layer-2 o società che costruiscono sopra Ethereum. Qual è il problema? Vi chiederete se comunque contribuisce a migliorare l’ecosistema.
Il problema è che così facendo si mina alla neutralità di Ethereum, in quanto alcuni soggetti privati potrebbero trarre vantaggio da determinate scelte tecniche o strategiche, influenzando la direzione finale con i soldi. Da un lato abbiamo sviluppatori sottopagati che “lo fanno per principio”, dall’altra parte nomi di rilievo che accettano incentivi esterni poiché “è tecnicamente/filosoficamente coerente con la linea del protocollo”.
L’élite che decide il futuro di Ethereum: Vitalik è eccessivamente influente
Un altro preoccupazione evidenziata da Szilágyi, che rappresenta anche il problema maggiore, è che qualcuno debba essere considerato come leader. Lui stesso critica la percezione pubblica che si ha su di lui come come (ormai ex) leader operativo di Geth, sostenendo che questa etichetta sia solo di facciata. Le decisioni che contano infatti vengono concentrate nelle mani di pochi individui che godono di una posizione privilegiata all’interno della Ethereum Foundation o nella cerchia più vicina a Vitalik Buterin.
Purtroppo, che ci piaccia o no, è ormai evidente che il pensiero di Vitalik influenza quella che deve essere la direzione di Ethereum, definendo indirettamente cosa può avere successo e cosa no. Di fatto Ethereum è realmente decentralizzata come infrastruttura, ma Vitalik ne mantiene ancora un forte controllo sul piano sociale e culturale.
Basti pensare al fatto che tutti i nuovi progetti si rivolgono ormai tutti alle stesse 5-10 persone di spicco nella Foundation (vicine a Vitalik) e agli stessi 3 VC che fanno da backers per investimenti iniziali o consulenze. Tutto ciò che avrà futuro in Ethereum passa per questa élite ristretta, che sulla carta agisce indipendentemente ed in modo imparziale, ma che nella pratica finisce per concentrare potere e influenza sempre negli stessi circoli.
La soluzione al problema? Le nostre riflessioni finali
Tutti queste criticità messe alla luce da Szilágyi sono chiaramente condivisibili, e facciamo fatica a non essere d’accordo su quasi l’intera linea di pensiero. Il fatto che i dipendenti della Foundation non vengano pagati in linea con le offerte del mercato, è in primis, un problema strutturale che alla lunga porta indubbiamente a distorsioni cognitive e a problemi di incentivazioni in linea con la teoria dei giochi.
Per quanto riguarda l’influenza di Vitalik, qui ci troviamo a riflettere su una visione più moderata: molto probabilmente Ethereum pende troppo dalle labbra del suo co-fondatore, e forse farebbe bene all’intera community se in futuro, per un periodo più o meno ristretto, abbandonasse la Foundation, in modo simile a come fatto da Satoshi con Bitcoin tempo fa (anche se spinto da motivazioni diverse).
Detto ciò, per il momento, secondo il pensiero di chi scrive in questo momento, Vitalik è la sua élite, per quanto filosoficamente discutibile, sono ancora importanti per dettare il ritmo e la linea futura del progetto, che si sta interfacciando solo negli ultimi anni con il mondo dei grandi. Ora come ora è fondamentale avere una guida, per quanto la decentralizzazione passi proprio per l’assenza di figure centrali.
In futuro, forse questi temi diventeranno ancora più attuali, perché proprio quando Ethereum sarà diventata mainstream, sarà il momento di capire se sarà in grado di evolvere autonomamente secondo gli stimoli del mercato, o se servirà ancora un aiutino, aka, avrà fallito nella sua missione di comunità autonoma .
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