Perché tutti o quasi stanno testando i fondi tokenizzati? BlackRock, ma anche Franklin Templeton, VanEck, Societe Generale addirittura con i bond e – ultima ma non meno importante, Amundi, che oggi ha annunciato la tokenizzazione di un fondo da 5 miliardi di euro di capitalizzazione. Si muovono, pertanto, anche player del settore finanziario tradizionale che non sono esattamente sulla frontiera dell’innovazione tecnologica.
Il punto fondamentale è che di vantaggi ce ne sono tanti, troppi per essere ignorati, sia in termini di liquidità sia in termini di semplicità di gestione di certe transazioni. Probabilmente ne vedremo arrivare sempre di più, e anche in un futuro immaginario dove delle crypto sarà rimasto poco o nulla, probabilmente la tokenizzazione di certi asset finanziari sarà, a lungo, il modo preferibile per scambiarsi asset.
Tokenizzazione: continueremo a sentirne parlare
Probabilmente siamo soltanto all’inizio. Il test di BlackRock (che andremo a spiegare più avanti), ha dimostrato non solo che si può fare, ma anche che c’è convenienza per i gestori di certi fondi, che possono attingere a una liquidità “imprigionata” nel mondo crypto e che può facilmente affluire verso prodotti di società tradizionali come BlackRock.
Ma perché tutti stanno correndo verso la tokenizzazione, comprese società che si sono mosse in evidente ritardo non solo dentro il mondo crypto, ma sull’infrastruttura che caratterizza questi asset, ovvero la blockchain?
- Liquidità
Nel mondo crypto cominciano ad esserci quelli che scherzosamente chiamiamo soldi veri, una quantità di liquidità che fa gola anche a gestori che valgono migliaia di miliardi. I soldi sono lì, perché non offrire una modalità di impiego semplice, soprattutto per chi vuole rischiare poco?
- Base di altri prodotti… crypto
L’esempio del fondo tokenizzato $BUIDL di BlackRock è forse il più emblematico. È riservato agli investitori professionali, ma ha come maggiore cliente Ethena, un progetto crypto che lo utilizza come riserva di una delle sue stablecoin.
Le stablecoin nate prima di questa rivoluzione si affidano a fondi simili – però offchain. I vantaggi però di avere tutta la filiera direttamente sulla blockchain è enorme. E BlackRock lo ha capito prima di altre che però seguiranno quasi sicuramente i suoi passi.
- Settlement e clearance
Senza voler trasformare questo breve approfondimento in un trattato tecnico sul funzionamento dei mercati, chiediamo ai nostri lettori di ragionare per qualche secondo sull’attuale struttura dei mercati. Quando si vuole comprare un titolo, si invia un ordine a un broker, il quale probabilmente lo invia ad un altro broker, che poi trova una controparte disposta a vendere. La transazione viene chiusa dopo 1 o 3 giorni, perché nel frattempo una miriade di società intermedie deve spostare i soldi, sistemare i database dove sono segnati i “dare e avere”, certificare che tutto sia dove doveva e dove dovrà essere.
Nel mondo blockchain lo scambio è più rapido, richiede meno passaggi ed è definitivo subito. Quando trasferiamo una stablecoin per un titolo, da un lato stiamo inviando un titolo finito e che incorpora già il valore di cui sopra, dall’altro ricevendo un titolo che funziona allo stesso modo. Non c’è bisogno di sistemare alcun database né di far ricombaciare ordini, vendite, bilanci tra i diversi soggetti coinvolti. Tant’è che anche Nasdaq e DTCC, che sono un po’ il fulcro del “vecchio sistema”, stanno già sperimentando con gli asset tokenizzati.
- Vantaggi per chi?
Soprattutto per i gestori, che in parte dovrebbero trasferirli anche agli utenti finali. I costi possono diventare sensibilmente più bassi e l’accesso più orizzontale e se vogliamo anche frammentato. Dopotutto si scambieranno titoli su database/blockchain pubbliche e non in una miriade di isole virtuali con tanti piccoli satrapi a governarle.
- Perché l’uptime è incredibile
Nel momento in cui vi scriviamo CME sta riavviando i suoi servizi, nella speranza che funzionino in tempo per l’apertura delle borse USA. Parliamo della più importante borsa derivati del pianeta, che è stata offline per più di 12 ore.
Con le blockchain pubbliche non si hanno in genere di questi problemi. Non solo l’infrastruttura è praticamente gratis, ma è maggiormente resiliente a problemi di questo tipo.
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