Da sempre il prezzo del gas è una componente centrale della blockchain di Ethereum, responsabile di dettare il costo delle transazioni e delle interazioni con smart contract sulla rete. Negli ultimi mesi il cosiddetto “gwei”, ossia l’unità di misura del gas, espressa come una sottodenominazione di ether (1 ETH è pari a 10⁹ gwei), è sceso a livelli storicamente molto bassi. Ad oggi utilizzare la mainnet di Ethereum è parecchio economico, ma non sappiamo fino a quando sarà così.
L’infrastruttura non è ancora sufficientemente scalabile e bastano eventi particolari come claim di token, aste on-chain, e lanci di nuove monete in hype per far aumentare bruscamente le commissioni. Da qui nasce l’idea di Vitalik di offrire un mercato futures con sottostante proprio il gas di Ethereum, così da permettere ad utenti ed applicazioni di “fissare in anticipo” il costo delle transazioni future. Si tratta di un’idea che il settore DeFi sta già sperimentando con il protocollo Boros, e che apre a delle doverose discussioni.
Futures market sul gas di Ethereum: a cosa serve?
Nel settore dei servizi finanziari, anche per quanto riguarda l’angolo più remoto della DeFi, l’imprevedibilità delle variabili è un “problema” a cui dover porre rimedio. Utenti, sviluppatori ed applicazioni attivi sulla blockchain di Ethereum non vogliono trovarsi a pagare costi di commissioni assai divergenti nel giro di pochi giorni (o peggio minuti), e preferirebbero sapere in anticipo quale sarà l’impatto economico delle proprie operazioni.
Ricordiamo che su Ethereum il prezzo del gas, cioè ciò che determina le fees finali, dipende dalla domanda di blockspace e dalla congestione che ci può essere in un preciso momento. La Foundation e la community di sviluppatori stanno lavorando per aumentare il tetto del gas (gas limit) e rendere i blocchi del network sempre più spaziosi, in grado di ospitare più tx e più traffico. Se volete approfondire, ne abbiamo parlato nell’ultimo podcast in occasione dell’aggiornamento Fusaka.
Mentre però Ethereum cerca di risolvere il tallone d’Achille della scalabilità, Vitalik propone una soluzione complementare che riguarda la gestione del rischio legato al prezzo del gas. Una soluzione che consente di standardizzare il costo in anticipo ed acquistare porzioni definite per soddisfare future esigenze operative sulla rete.
Parliamo di un mercato futures completamente trustless per negoziare in anticipo la variabile, in stile prediction market, ma con underlying sulla “BASEFEE”, ossia sulla commissione base del protocollo. Non c’entra in questo caso la priority fee, pagata ai validator per ottenere la precedenza nell’ordinamento e pubblicazione del blocco.

Come funzionerebbe un futures market sul gas di Ethereum?
Può sembrare complesso ma in realtà l’idea è concettualmente semplice. Ci sarebbe semplicemente un mercato on-chain, accessibile da wallet e senza un controllo centrale (trustless) in cui si può andare long o short sul costo del gas di Ethereum. In pratica gli utenti avrebbero la possibilità di acquistare o vendere oggi il diritto a utilizzare una certa quantità di gas in un intervallo temporale futuro, a un prezzo stabilito in anticipo.
Il meccanismo è esattamente lo stesso di Boros, protocollo spin-off di Pendle in cui si da trading sull’andamento futuro dei funding rates, una variabile che riguarda il costo del finanziamento sui mercati perpetual. Su Boros, per ogni scadenza si può negoziare il tasso implicito del funding (Implied APR), che rappresenta una proiezione futura dei tassi sottostanti (underlying APR).

Anche nel caso di un futures market sul costo del gas di Ethereum, qualora effettivamente si farà (per ora è solo una discussione pubblica) ci sarebbe un valore gas sottostante ed uno implicito su cui prendere posizione, con una scadenza futura.
Alcune complicazione per un approccio simile
Qualche pezzo grosso dell’ecosistema Ethereum ha fatto notare a Vitalik che un’idea simile, per quanto interessante, sottende alcuni problemi. In particolare l’esperto Hasu, strategy steward presso Flashboats e consulente di Lido e Steakhouse, ha affermato che un futures market sul gas mancherebbe di una controparte “natural short side”.
Manca ossia qualcuno che “guadagna naturalmente” se il prezzo del gas sale, cioè che trae vantaggio da un aumento delle fees, e che avrebbe interesse a shortare il sottostante. Gli utenti, sviluppatori e protocolli invece sono di default ribassisti sul gas, nel senso che ci rimettono se le commissioni costano di più, e preferirebbero posizionarsi long come hedge per gestire il rischio di imprevedibilità .

Specifichiamo che prima dell’introduzione dell’EIP-1559 su Ethereum, che va a bruciare la BASEFEE creando uno spunto di potenziale deflazione di ether, c’era effettivamente un venditore naturale del gas. Questo era il miner, che incassava il flusso della commissione e avrebbe avuto un motivo per interessarsi dello short. Dopo l’EIP-1159 invece, la fee viene bruciata e quindi non più questo cashflow.
Non c’è più qualcuno interessato in modo naturale a vendere il rischio, e quindi si potrebbero creare alcune asimmetrie, con ampio spread, scarsa liquidità, premi elevati per gli short e prezzi poco efficienti. Difatti un mercato dei derivati del genere, per avere successo ed attirare parecchio interesse speculativo, dovrebbe bilanciare gli interessi di bull e bear, dando un motivo economico reale (skin in the game) per entrambi i lati del book
Vitalik però non cerca un futures market speculativo
Vitalik ha contro-riposto ad Hasu spiegando che l’idea di un futures market (o mercato predittivo) sul costo del gas non sarebbe da intendere come l’ennesimo casinò a cielo aperto del mondo DeFi. L’obiettivo non è creare una macchina speculativa perfetta, ma dare la possibilità a utenti, sviluppatori ed app di passare da short gas (condizione naturale) a neutral gas.
Consentire cioè una nuova opportunità per gestire il risk management infrastrutturale. Dal punto di vista di chi vi scrive, si tratta di un’idea molto interessante che aprirà le porte a nuove gestioni più intelligenti e prevedibili dei costi operativi, cosa che avvicina sempre di più Ethereum alla conidizione di infrastruttura finanziaria completa, in grado di competere con la TradFi.
Detto ciò però, ci permettiamo di fare un piccolo appunto a Vitalik: Hasu ha ragione in un certo senso, perché senza un appeal speculativo non si possono creare le condizioni per prezzare correttamente il rischio. La comunità Ethereum ritornerà molto probabilmente su queste discussioni, magari apportando qualche nuovo spunto. Si parla già di rendere il protocollo stesso di Ethereum il versante implicitamente short, ma sono questioni complesse che forse aggiungono solo un layer di complessità senza risolvere il problema strutturale del bias.
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