Home / 2026: il regalo di politica e banche centrali a Bitcoin. Perché ormai è INEVITABILE

BCE FED BOJ

2026: il regalo di politica e banche centrali a Bitcoin. Perché ormai è INEVITABILE

Le tre principali banche centrali del pianeta hanno tutte lo stesso problema. E lo risolveranno tutte allo stesso modo.

Il grande tema del 2026 non sarà Bitcoin, non saranno le crypto, non sarà neanche la tokenizzazione degli asset. E nemmeno le stablecoin. Saranno cose importanti queste, ma non le più importanti. Il 2026 sarà probabilmente – e a meno di clamorosi stravolgimenti – l’anno del golpe dentro le principali banche centrali. Un golpe spinto da una politica che non ha alcuna chance di invertire il trend del debito e che per questo spingerà le banche centrali ad entrare in fiscal dominance.

Qui con Kraken puoi goderti 15€ di bonus direttamente in Bitcoin. Per ottenerla ti basta versare 100€ una volta che ti sarai iscritto.

Cosa vuol dire fiscal dominance? Molto in breve: è il contesto in cui il debito è elevato, i tassi alti diventano insostenibili per le stesse casse statali, e dunque le banche centrali entrano in una modalità di sostegno del debito abbassando i tassi oltre quanto sia ragionevole. Lo potranno fare con le buone – oppure con le cattive, ovvero con infiltrazioni, con spinte, con ingerenze sempre più importanti da parte degli stati.

USA: sarà uno “yes man” di Trump a condurre le danze

Facciamo una premessa: teoricamente le banche centrali godono di ampia indipendenza. Lo stesso presidente degli Stati Uniti non può rimuovere né il presidente di Fed né i membri del board.

In BCE ci sono delle tutele molto simili, sia per il presidente/governatore, sia per i membri del board, sia per i membri votanti che arrivano dalle banche centrali nazionali.

Fin qui – a livello teorico – ci siamo. Non teniamo però conto di almeno due questioni:

  • La prima è che la nomina del presidente di Fed spetta alla Casa Bianca, con il Senato che deve limitarsi ad approvarla;
  • La seconda è che anche in BCE sono tutti uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri (Francia, Germania, su tutte).

Per ora guardiamo agli USA: Trump è stato cristallino sul tema e nominerà un presidente di Fed dopo Jerome Powell che sarà al 100% allineato alle sue idee. Quali idee? Tassi bassi, più in basso possibile, perché serviranno a sostenere i piani di investimento che Trump ha in mente.

C’è poi il problemino del debito. L’ipotesi di ridurlo significativamente è escluso. E dunque ogni decimo percentuale di rendimento dei bond pesa come un macigno sulle casse statali.

In queste circostanze, che la Federal Reserve a guida Trump sia in grado di tenere la barra dritta sui tassi (ovvero tagliare poco e quando serve) sembra impossibile.

BCE: se si ribella anche la Francia…

Forse la dichiarazione più importante dell’anno è stata quella del 7 dicembre di Emmanuel Macron, presidente della Francia.

In una mossa inusuale per un leader dell’euro-zona – che è quella di commentare sulla Banca Centrale – Macron ha affermato in una intervista a Les Echos che BCE deve ripensare la politica monetaria.

Questo è quanto ha scritto Bloomberg. Ma cosa ha detto Macron:

Rivalutare il mercato interno europeo vuol dire che non possiamo lasciare che l’inflazione sia il nostro unico obiettivo, ma che lo siano anche crescita e impiego.

Tradotto in italiano più semplice: i tagli ai tassi devono diventare possibili, anche se l’inflazione dovesse tornare a mordere.

Sembrano le parole di Donald Trump, anche se dette in francese.

Giappone: Ueda vorrebbe, ma non può

Terzo governatore di una banca centrale rilevante che vorrebbe tenere la barra dritta e che non potrà. L’indipendenza di Kazuo Ueda, governatore di Bank of Japan, è fuori discussione. Tant’è che a dicembre ha alzato i tassi di 25 punti base, anche se il nuovo governo non era poi così d’accordo.

Il punto è che il debito giapponese però è su livelli molto elevati e che il nuovo governo di cui sopra ha intenzione di aumentarlo per stimolare l’economia.

In questa situazione, pensare che si torni a una sorta di normalità monetaria, ovvero a tassi “corretti” in base alla situazione, è una fantasia che si potrà spacciare per concreta non molto a lungo.

Il ritorno del debasement trade?

Potrebbe essere questo il caso. E, in quel caso, Bitcoin tornerebbe a essere molto invitante anche per allocatori che vogliono esporsi in modo modesto, che preferiscono sì l’oro, ma non disdegnano un altro asset finito e che nessuno può stampare a piacimento.

Il contesto di cui sopra non sarà certamente positivo per il grosso dell’umanità. Tuttavia i più svegli potrebbero avere davvero una via d’uscita concreta.

Iscriviti
Notificami
guest

1 Comment
Più votati
Più nuovi Più vecchi
Inline Feedbacks
View all comments
Klaus Marvin
Klaus Marvin
18 ore fa

in questo contesto di cui ne parlavamo anche noi in tempi non sospetti potrebbe alla fine rivelarsi positivo per Bitcoin sul lungo termine. Le fiat alla fine si riveleranno per quello che sono “denaro falso” anche se non spariranno.