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Ex Casa Bianca: rischio sistemico da Bitcoin e crypto. L’allarme per gli USA

Accuse al mondo crypto da due ex economisti della Casa Bianca. Il rischio sistemico è qui!

Il 27 maggio due ex-consiglieri economici della Casa Bianca, Ryan Cummings e Jared Bernstein, hanno pubblicato un pezzo a quattro mani contestando le nuove leggi (in via di approvazione) negli USA su crypto e stablecoin.

Il pezzo – che potete leggere qui – è interessante sotto diversi aspetti. Il primo è che sembra di leggere una delle articolesse di Tito Boeri, che a questo punto potremmo mandare a servire una causa più impegnativa e nobile, a 10.000 km da casa nostra.

La seconda è che, o per ignoranza (dubitiamo), o per faziosità, i due rappresentano un mondo crypto che non esiste, e che nelle loro fantasie potrebbe essere un rischio sistemico per la finanza classica.

Terzo, ma non meno importante, ci ricorda quanto vicini eravamo al disastro, allo scontro frontale con la più imponente macchina da guerra mai inventata dall’uomo: il Governo Federale degli Stati Uniti. Le cose sono andate diversamente e ora i Tito Boeri d’oltreoceano sono tornati ad altre occupazioni, ma comunque molto lontani dalla stanza dei bottoni. E per fortuna, aggiungiamo noi.

Il rischio sistemico

È una locuzione complicata, che però trasmette quel briciolo di terrore sufficiente per tenere una larga fetta della popolazione lontana da chi di quel rischio sarebbe responsabile.

Il problema, affermano i due, non sarebbe soltanto il mondo crypto, ma in particolare quello delle stablecoin, che è il più gradito al presidente Trump.

Instabilità crypto trasferibile al mondo della finanza tradizionale

Il tema è questo. È molto comune, è molto dibattuto ed è però il più delle volte (per non dire sempre) spiattellato al pubblico senza spiegarlo.

Che tipo di rischio sistemico ci sarebbe con le crypto stable? Cosa effettivamente potrebbe causare una crisi con trasferimento della stessa alla finanza tradizionale?

Risposta breve: nessuna, se si opera come fanno gli Stati Uniti. Il GENIUS Act, che è in via di approvazione, infatti permette ai gestori di tenere riserve in bond USA. Sarà la via scelta da quasi tutti i gestori di stable, perché sono titoli fruttiferi e in ultimo l’unico modo che hanno di guadagnare dalla loro attività.

Cosa succede nel caso in cui un gestore debba rimborsare prelievi per diversi miliardi? È successo in passato (vedi durante la crisi di Terra Luna e poi di FTX). Si vendono i bond, si ripagano i clienti che vogliono convertire da stable a denaro vero. Fine. Il mercato dei bond USA è liquido a sufficienza da assorbire vendite di questo tipo. Problemi per il sistema: zero.

Il capolavoro europeo

Discorso diverso in Europa, dove il MiCA non solo permette, ma obbliga i gestori a operare in modo da mettere a rischio tutto il sistema. Agli operatori delle più grandi stablecoin vengono infatti imposti depositi presso le banche di almeno il 60% del totale.

Ora immaginate che l’operatore del nostro esempio sia in Europa e vada a prelevare 5, 6 o anche 10 miliardi. Dato che il sistema bancario lavora con riserva frazionaria, ovvero è obbligato a custodire solo una minima percentuale dei depositi.

Dato che, tra le altre cose, gli operatori crypto stable utilizzeranno le stesse banche, il bank run di uno può trasformarsi in un problema per tutti. Un capolavoro che solo i nostri legislatori avrebbero potuto concepire e portare a termine.

Un assist incredibile per la BCE, che vorrebbe vedere il settore se non morto, comunque ristretto o proibito. E – ve lo anticipiamo – una sponda che presto utilizzeranno per andare all’assalto del MiCA, in senso restrittivo.

Sul resto delle accuse mosse dai due di cui sopra, torneremo con altri approfondimenti nei prossimi giorni, perché sono le stesse accuse che vengono mosse dai burocrati europei.

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