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KRUGMAN PLEBEI

Paul Krugman contro i plebei di Bitcoin e crypto. Il vecchio arnese è un disco rotto: insulti, bugie e fesserie

L'uomo che aveva già condannato internet all'irrilevanza ce l'ha ancora con tutti voi.

I più maliziosi dei nostri lettori ci vedranno un attacco coordinato. Noi, dal nostro umile scranno, vorremmo però affermare il contrario: se Fabio Panetta (puoi leggere qui del suo attacco), il premio nobel Paul Krugman, l’altro italiano in BCE Piero Cipollone e più in generale tutta la canea di economisti politici del pianeta se la stanno prendendo con crypto, Bitcoin e soprattutto stablecoin non è per un complotto e né per un’agenda condivisa o spinta da eminenze grigie.

Il pensiero unico sul tema – che proviene interamente dagli appartenenti ad un preciso credo politico – è invece il segnale di quanto modesta, di quanto ripetitiva, di quanto preistorica, noiosa e violenta sia una certa politica che si traveste da economia al solo scopo di avere ragione nel dibattito pubblico.

Ieri abbiamo analizzato gli attacchi di due economisti di Joe Biden, ancora prima quelli di Panetta, oggi ci appoggeremo invece a quelli di Paul Krugman sul suo Substack per completare il cerchio. Perché se è vero che Criptovaluta.it® non si occupa di politica, è altrettanto vero che quando tali attacchi ne utilizzano i canoni, non si può che rispondere sullo stesso campo da gioco.

Dal fax alle banche: la battaglia di retroguardia di Paul Krugman

A nessuno con un po’ di sale in zucca verrebbe da contestare il pensiero – in termini di valute e di sistemi di pagamento – di un premio Nobel, vero? Falso, perché il fatto che Paul Krugman abbia vinto un Nobel grazie a

[aver] integrato gli sviluppi dell’economia del commercio internazionale e della geografia economica, spiegando i modelli di localizzazione delle attività economiche e i flussi commerciali internazionali.

Non dice nulla sulla sua capacità di giudicare tutto il resto. Soprattutto quando, come nel caso delle stablecoin il problema non é né tecnico né economico, ma politico.

Servirà una premessa per capire il nostro angolo: le stablecoin possono essere più lente e più costose dei trasferimenti via carta o via PayPal o via Venmo (un sistema simile a PayPal, che tra le altre cose avrebbe dovuto insegnare qualcosa a Krugman, come vedremo più avanti). Possono essere meno efficienti e meno interessanti per le brave persone come Krugman. Ma se una larga parte del pianeta – soprattutto quello che vive in aree più sfortunate del mondo – le utilizza, devono esserci dei buoni, anzi degli ottimi motivi.

E non sono affari né nostri, né di Paul Krugman, né di tutti gli altri vincitori del premio Nobel per l’Economia. Un premio che comunque non attribuisce alcun diritto di ultima parola su una tecnologia che sta dilagando, che è nata dal basso e che si è diffusa senza che nessuno la imponesse, senza che nessuno minacciasse multe o sanzioni nel caso in cui non le avessimo accettate, senza nessuna spinta (anzi con il pieno contrasto) da parte del potere pubblico.

È proprio questo affermarsi dal basso che scatena certi pruriti in Krugman, economista della scuola dei capiscioni, che sogna un mondo dove la plebe economica e intellettuale si comporti secondo le sue intuizioni, articolesse e – ça va sans dire – secondo i suoi desiderata politici.

Gli artifici retorici di Paul Krugman

Ciò che è più detestabile degli attacchi di Paul Krugman è la sequela di artifici retorici, di mezze menzogne di marchesedelgrillismo che li pervade.

  • Criminali e giocatori d’azzardo

Non avendo idea alcuna del perché milioni di persone utilizzino le stablecoin, Paul Krugman tira fuori la vecchia storia degli appassionati crypto che o devono celare la propria identità (perché inevitabilmente criminali) oppure giocare ad un casinò globale che gira 24/24 e 7/7. Per qualcuno sarà certamente così, ma non ci sembra comunque un grande argomento. La stragrande maggioranza delle case da gioco e dei traffici di malaffare utilizzano il dollaro classico, senza che nessuno con un minimo di buonsenso sogni per questo motivo di bombardare Washington e le zecche virtuali di Federal Reserve.

  • Trump le utilizza per truffare i suoi seguaci

Il caso è quello di $TRUMP, ma anche di $USD1 (stablecoin lanciata da WLFI, un progetto legato proprio alla famiglia Trump). È una truffa? Ognuno la pensi come preferisce. Ma quando Trump vendeva agli stessi seguaci cappellini, bistecche, profumi e cinesate sovrapprezzate, nessuno, ancora una volta, ha mai accusato i dollari con i quali si partecipava a certe iniziative.

  • Bitcoin è antico secondo gli standard tecnologici e nessuno lo utilizza

Potrà sembrare una dichiarazione estrema, ma dovreste ricordarvi che Bitcoin, la criptovaluta originale, è stata creata nel 2008. Questo rende la criptovaluta antica secondo gli standard della tecnologia – non molto più giovane dell’iPhone, molto più vecchia di Apple Pay. Dall’invenzione delle crypto, gli entusiasti hanno promesso che i token su blockchain avrebbero trovato applicazioni legali diffuse, rimpiazzando i metodi di pagamento convenzionali. Ma questo continua a NON accadere.

È forse la più detestabile delle sparate di Krugman, perché ancora una volta fa del marchesedelgrillismo su una banda di pezzenti – noi – che ha molto meno potere di cambiare la realtà.

La fazione politica di cui Krugman è cantastorie da sempre ha messo in piedi il più grande attacco a una tecnologia che MAI SI RICORDI, schierando la più imponente e gioiosa delle macchine da guerra: i regolatori e le agenzie federali. Gary Gensler è andato in tribunale quasi 200 volte in 4 anni contro le crypto, spesso in modo così pretestuoso da costringere i giudici a dare torto a SEC. In modo così pretestuoso, per chi non avesse capito, dato che Krugman e i suoi amici hanno deciso per 4 anni cosa fosse legale e cosa no, noi dovremmo essere colpevoli del fatto di non aver raggiunto una diffusione maggiore.

È come imporre la rimozione delle porte nel regolamento del calcio, e poi lamentarsi degli attaccanti che non segnano. Una pagliacciata intellettuale che è eccessiva anche per gli standard ai quali Krugman ci ha abituato negli anni.

Nonostante l’arcigna resistenza di Krugman, dei suoi amici ai vertici del sistema politico e monetario globale, oggi Tether ha 153 miliardi di dollari di token in circolazione, USDC è integrato con Visa e Mastercard, Stripe si accinge ad integrare le stablecoin, diverse banche stanno per emettere le loro. Krugman ha perso, e ora stringe i pugnetti e sbatte fortissimamente a terra i piedi. Spiace per lui, ma forse sarebbe il caso di iniziare a trattarlo come il più capriccioso dei bambini, piuttosto che come un analista del mondo che ci circonda.

  • Per capire di chi stiamo parlando

Oltre alla perla di Internet non sarà mai più usato dei fax, Paul Krugman ci ha deliziato con altre perle nel corso degli anni, tra le quali proprio una sui sistemi di pagamento che ritiene assai superiori a crypto, stable e Bitcoin:

Troppo occupato per twittare, ma non per lamentarmi. Ho utilizzato Venmo per anni, ma ora non mi permette di fare pagamenti. Ho speso del tempo in chat con il servizio clienti e mi hanno detto di non potermi spiegare perché – o sistemare la situazione. Il software è al comando.

Ovviamente dopo la lamentela di un personaggio così famoso, la situazione è arrivata addirittura al CEO, che ha messo i migliori ingegneri sul caso e ha risolto il problema per il PrEmIo NoBel PaUL KruGman. Non tutti però sono così importanti. E in tanti di noi si sono trovati con il conto in banca chiuso, con l’account PayPal sospeso e con diversi altri sistemi legali di pagamento inaccessibili. È anche per questo – perché siamo dei pezzenti che non potrebbero neanche pulire le scarpe di Krugman – che ci piacciono Bitcoin e criptovalute.

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