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Una TESI BULLISH per i TOKEN dei L2 di Ethereum: come si catalizza l’attenzione?

E se i layer-2 si comportassero come...

Vi invitiamo a riflettere alla domanda posta nel titolo: come si fa ad attirare l’attenzione degli investitori, special modo in un contesto così delicato come quello dei L2 di Ethereum?

Nei mercati di criptovalute, la visibilità agli occhi degli utenti è probabilmente il fattore più importante, quello che fa la differenza sulle quotazioni.  E chi segue da vicino il mondo EVM, saprà benissimo che dal 2024 questa condizione è completamente mancata su parecchi asset dell’ecosistema Ethereum.

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Attualmente i token dei layer-2 non hanno una grande utilità: mentre le infrastrutture su cui si poggiano sono essenziali per aumentare la scalabilità di rete, il token in sé non ha un gran senso di esistere. Questo perché, c’è già ETH che fa da padrone, utilizzato come gas token e come risorsa principale dell’intero settore. A nessuno piacciono i token di governance.

Eppure, esiste una soluzione a questo problema: basterebbe solo un piccolo cambio di paradigma per ribaltare la narrativa bearish e restituire centralità a i token dei L2. Di cosa stiamo parlando? Lo vediamo in questo articolo.

Token dei L2: performance da dimenticare

Quanti ne conosciamo che hanno acquistato il token di uno dei vari layer-2 di Ethereum, ed ora si trovano in forte drawdown. Le promesse erano forti nel 2024, quando si parlava di rivoluzionare Ethereum grazie a queste soluzioni di ridimensionamento, ma evidentemente qualcosa non ha funzionato.

Non nel senso più tecnico, visto che dal punto di vista dell’infrastruttura i risultati sono arrivati: fees più basse, maggiore tp/s, e più attività. Ciò che non va bene piuttosto, è l’attività di speculazione attorno alle risorse di governance che popolano queste reti. La maggior parte di esse è in forte calo dai top locali di dicembre 2023, e tendenzialmente con performance peggiori rispetto a molte altre categorie di altcoin.

Token come ZK, BERA, STRK, BLAST, OP, ARB, SCROLL ed altri, non sono ben voluti dagli investitori, che preferiscono ( giustamente) puntare direttamente su ETH se vogliono investire sul futuro dell’ecosistema.

Performance layer-2
Performance token L2 Ethereum – Fonte dati: https://www.coingecko.com/

Il problema, come accennato prima, è nel fattore utilità. Questi token non servono a nulla, se non a votare all’interno di uno quadro di governance che dovrebbe essere tecnicamente decentralizzato, ma che in realtà è comunque legato ad una certa centralizzazione, prima su tutte quella dei sequencer di rete, e dell’attività degli sviluppatori.

Insomma, cavalcare la narrativa secondo cui “ se cresce Ethereum, crescono anche i token dei L2” non ha più senso, e gli investitori se ne sono accorti.

Come ridare attenzione ad un comparto morto?

Esistono mille modi per attirare interesse attorno ad un ecosistema. Gli stessi L2 di Ethereum, hanno utilizzato molto la leva degli airdrop nel biennio 2023/2024, per spingere utenti e fornitori di liquidità a posizionarsi sulle proprie chain, in cambio di un potenziale premio futuro.

Peccato che questo metodo, funzioni finché non il token non debutta: da quel momento in poi, i farmers (che sono solitamente persone attente ai dettagli) hanno dumpato progressivamente le monete ricevute come reward, e se ne sono andati alla ricerca di nuove opportunità. Ai team dei L2 va bene così, perchè devono creare una narrativa attorno al lancio e offrire un modo per monetizzare ai VC che hanno investito sul loro sviluppo. Ma per gli holders di quelle monete, non ci sono vie di scampo.

Ecco allora che occorrerebbe ridisegnare il modello interno, in cui gli stessi layer-2 cercano effettivamente di dare maggiore valore alle proprie monete native, piuttosto che provare ad estrarlo. Come fare? Serve una nuova narrativa, un qualcosa che giustifichi l’idea di comprare questi token, in cambio di un’aspettativa di crescita futura.

Adesso riflettiamo un attimo su cosa abbia realmente riportato interesse su Ethereum negli ultimi mesi. C’è un nuovo trend, di cui abbiamo già parlato molto, che sta portando un’ondata di investimenti da Wall Street, e che sta riaccendendo l’entusiasmo per le speculazioni: le tesorerie aziendali in ETH

La tesi: i L2 diventato caveau dell’ecosistema Ethereum con tesorerie in ETH – il caso Mantle

Immaginate se i layer-2 facessero esattamente quanto stanno mettendo in atto le società quotate degli Stati Uniti, convertendo parte delle proprie riserve di cassa in ETH. Accumulare revenue, ed invece di incassare guadagni in fiat, accumulare quanti più ether possibili e trasformare le proprie treasuries in caveau digitali, come forma di commitment verso l’ecosistema.

Gli investitori verrebbero subito attratti, quantomeno nel breve termine, identificando nei token dei L2 i nuovi asset speculativi simili ai titoli delle società TradFi, che hanno costruito la propria narrativa sull’accumulo strategico di ETH. Abbiamo tra l’altro già visto funzionare questa tesi, con Mantle, in un contesto che fa anche sorridere se analizzato a fondo.

Mantle è stata aggiunta da poco nella dashboard “StrategicETHReserve, come entità impegnata a detenere ETH nella sua treasury, con 101K token in holdings. Non ha comprato nuove monete, ma è semplicemente stata aggiunta alla lista. Il risultato? il suo token MNT è cresciuto del 22% circa in 7 giorni, lasciandosi alle spalle il resto dei L2.

ETH riserve società
Ethereum riserve strategicheFonte dati: https://www.strategicethreserve.xyz/

Pensate che Mantle detiene più valore in ETH rispetto a quanto presente in DeFi nel suo TVL. Questo agli investitori piace, perché si allineano incentivi e i token possono essere scambiati e valutati con il premio della riserva in ETH. 

Considerazioni finali

Chiudiamo questa riflessione facendo presente che la tesi di cui abbiamo parlato è, per ora, solamente una provocazione. Solo Mantle si è tuffata in questa direzione, mentre molte altre chain layer-2 di Ethereum sono distanti anni luce dal replicare la stessa tesoreria.

Per fare un esempio, Arbitrum ed Optimism detengono pochissimi ETH, rispettivamente 22.000 e 18.000 tokens, un numero molto inferiore rispetto al proprio TVL. Probabilmente i L2 non hanno neanche interesse nello spingere la speculazione sul proprio token, quantomeno per ora, e non possiamo sapere se faranno qualcosa per incentivare gli scambi.

Resta comunque un’idea affascinante su cui riflettere, che potrebbe  se non altro riaprire un fronte narrativo oggi completamente abbandonato. E chissà, magari in un futuro non troppo lontano, si penserà a ridare vigore ai token di governance, e questa tesi finirà per essere rispescata ed applicata sui mercati.

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