La notizia della settimana è l’arrivo dello staking sui due ETF Ethereum gestiti da Grayscale. È stata una notizia a sorpresa – tutti, noi compresi, si aspettavano l’arrivo di questi prodotti soltanto a shutdown finito. Ancora più interessante però è la libertà con la quale Grayscale potrà gestire la cosa. SEC non sembrerebbe aver messo vincoli e dunque questo gestore (e probabilmente tutti gli altri) avrà campo libero per decidere come, quando e perché mettere in staking.
Data la particolare configurazione delle operazioni di staking su Ethereum, le questioni da affrontare sono diverse. Quale percentuale degli ETH custoditi dagli ETF finirà in staking? A quali condizioni? Ci sono commissioni ulteriori da pagare? Ci sono rischi aggiuntivi?
SEC libera tutti: le condizioni offerte per lo staking sono le più libere
Lo staking su Ethereum è un’operazione che permette di partecipare al funzionamento del network mettendo una certa quantità di $ETH in un validator. Somma che è relativamente libera (può essere prelevata in futuro) e che offre rendimenti di poco inferiori al 3% annuo, pagati in $ETH stesso.
- Perché dovrebbe essere un problema per gli ETF?
Gli ETF possono avere capitali in entrata o in uscita, a seconda della domanda in uno specifico momento per il veicolo finanziario suddetto. Quando ci sono capitali in entrata, il fondo compra $ETH e li mette in cassaforte. Quando ci sono capitali in uscita, il fondo vende ETH e restituisce denaro ai market maker che hanno chiesto la conversione.

La cosa importante da capire è che gli ETF possono avere bisogno, quasi immediato, degli ETH che hanno in cassa. Ed è qui che si crea il primo problema per lo staking. Un problema concreto, tant’è che SEC si era mossa con estrema cautela sul tema.
- Il problema delle code in attesa
Non si possono prelevare istantaneamente gli ETF messi in staking. Anzi, le code sono storicamente relativamente lunghe e negli ultimi periodi hanno in alcune occasioni viaggiato intorno ai 50 giorni. Una durata per il prelievo troppo lunga per un ETF che potrebbe averne bisogno subito.
Come ha “risolto” la questione Grayscale?
In realtà a Grayscale è stata garantita la piena libertà pressoché su ogni aspetto dello staking:
- Può decidere liberamente quale percentuale destinare allo staking;
Non si tratterà di una percentuale fissa, ma di una percentuale che può variare anche di giorno in giorno.
- Cuscinetto di liquidità per garantire prelievi rapidi;
Nella documentazione ufficiale è chiamata Liquidity Sleeve. Seguendo cosa faranno gli altri ETF e tenendo anche conto delle condizioni di mercato, Grayscale deciderà di tenere una percentuale degli ETH fuori dallo staking, proprio per rispondere a eventuali richieste di prelievo.
- Obiettivo 100% per lo staking;
Nonostante quanto scritto sopra, Grayscale cercherà comunque di arrivare al 100% degli ETH in staking. Non crediamo sarà mai possibile, ma quello è l’obiettivo.
- Se ci sarà da aspettare i market maker non potranno farci nulla;
Nel prospetto è infatti scritto a chiare lettere:
Non possono esserci certezze sulla capacità del Fondo di soddisfare immediatamente ogni richiesta di conversione (da quote a dollari) in qualunque circostanza di mercato. Le tempistiche della conversione possono essere impattate da restrizioni a livello di blockchain, dalle performance dello Staking Provider o da attività di conversione eccezionali.
In poche parole: se dovrete aspettare, non sarà affar nostro. Bene l’averlo scritto, bizzarro che SEC però abbia acconsentito a modalità operative del genere.
Ora sarà interessante vedere come implementeranno lo staking gli altri gestori. Per ora, dopo il primo giorno, Grayscale ha in staking lo 0,90% degli ETH in custodia. È una percentuale che crescerà molto nei prossimi giorni.
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