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BlackRock apre alle stablecoin: modifica al fondo per ospitare riserve crypto stable

Mossa relativamente a sorpresa di BlackRock, che punta alle riserve delle stablecoin americane.

BlackRock modificherà uno dei suoi fondi money market per accomodare le necessità delle società che emettono stablecoin negli Stati Uniti d’America, seguendo quanto previsto dal GENIUS Act, il nuovo impianto regolamentare a tema crypto stable. BlackRock è già gestore del fondo money market utilizzato da Circle per le riserve di USDC, la seconda stablecoin per capitalizzazione di mercato.

Il fondo che sarà trasformato è BlackRock Select Treasury Based Liquidity Fund (BSTBL), che per incontrare i bisogni dei gestori avrà 2h30m aggiuntivi di trading e avrà una gestione maggiormente liquida. Questo con un importante ritorno per BlackRock, che dovrebbe incamerare lo 0,22% di commissioni.

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Economia stablecoin

Le stablecoin muovono oggi circa 300 miliardi di dollari in capitalizzazione. Questo vuol dire 300 miliardi di dollari circa di riserve, che hanno già trovato una casa. Tether ad esempio le gestisce tramite titoli di stato USA che sono custoditi da Cantor. Circle invece li ha già affidati a un fondo money market gestito dalla stessa BlackRock.

Le cose però saranno destinate a cambiare. Questo perché il GENIUS Act imporrà delle regole più stringenti per quanto riguarda la custodia. Tant’è che Tether ha già deciso di operare negli USA con una stablecoin separata.

Ad ogni modo, si tratta di un mercato potenzialmente miliardario, con commissioni di gestione delle riserve che fanno, per ovvi motivi, gola a molti. È questo il contesto all’interno del quale si sta muovendo BlackRock, che secondo quanto è stato riportato da CNBC, ha deciso di modificare uno dei suoi fondi che investono in titoli di stato USA.

Sarà aumentato l’orario di trading e saranno scelti titoli possibilmente più liquidi – così da incontrare le necessità imposte dal GENIUS Act ai gestori di stablecoin.

Un business che invece in Europa

In Europa le regole sono diverse e si è preferito privilegiare i depositi bancari (con un minimo del 60% per i gestori di grandi dimensioni), pur esponendo questi tanto i clienti quanto l’intero sistema finanziario a maggiori rischi.

Una scelta che alcuni hanno aggirato – vedi Circle con un accordo in Francia – tenendo il grosso delle proprie riserve comunque negli USA, pur operando con una stablecoin in Europa.

Negli USA invece tutto affidato al libero mercato – con delle regole relativamente precise e che impongono comunque strumenti sicuri. Una via che garantisce inoltre maggiori ricavi ai gestori, che possono impiegare, sempre negli USA, in modo più redditizio le proprie riserve.

Intanto in Europa si continua a parlare di rischio sistemico, nonostante di stablecoin di grande rilevanza non se ne vedano molti. Hanno fatto di recente il loro ingresso nel settore anche UniCredit e Banca Sella.

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