UE vuole centralizzare controllo crypto. Pieni poteri a ESMA, arriva la proposta

La notizia non è proprio delle più fresche, perché ne avevamo già parlato il 2 novembre qui. Sembra comunque che l’intenzione di centralizzare vigilanza e controlli (anche per il mondo crypto) in capo a ESMA, in Europa, stia facendo dei passi avanti. Secondo infatti quello che riporta Bloomberg, starebbero circolando diverse proposte che verranno presentate il prossimo mese – e che oltre alla spinta di BCE hanno anche la spinta dell’esecutivo dell’UE.

Si va avanti a grandi falcate verso le magnifiche sorti e progressive dei mercati europei. Un assetto più centralizzato, con meno potere ai regolatori nazionali (CONSOB, CySEC, BaFIN, etc.) nel tentativo dichiarato di uniformare la disciplina. Un assetto che – questo afferma il marketing della proposta – vorrebbe rendere l’UE più simile agli USA. E dunque avere una super-agenzia in stile SEC.

C’è un piano

Il piano è quello di iniziare a discutere, e c’è l’ok di BCE così come quello della Commissione, del passaggio di certe consegne a ESMA, la European Securities and Markets Authority. Consegne che dovrebbero prevedere sia compiti di vigilanza, sia di assegnazione delle licenze, almeno secondo alcune delle bozze che stanno circolando in queste ore.

• Come funziona adesso?

Oggi gli exchange possono ottenere licenza dalle authority di uno qualunque dei paesi membri, per poter poi operare in tutta l’Unione.

• Come funzionerà dopo?

Dipende dalla forma finale che assumerà la proposta. Si parla di lasciare comunque potere a ESMA di assegnare alcune competenze specifiche alle authority nazionali, ma con il grosso dei poteri di vigilanza e di rilascio delle licenze che verrebbe centralizzato.

Per ora mancano commenti da parte della Commissione Europea a riguardo, mentre crede il malumore tra i rappresentanti del settore.

Riaprire il MiCA a questo stadio introdurrebbe incertezza legale, rischierebbe di ritardare il processo di autorizzazione, e sposterebbe l’attenzione e le risorse da occupazioni pratiche di implementazione.

Questo è il commento di Robert Kopitsch, che è segretario generale di Blockchain for Europe, così come sono state raccolte e pubblicate da Bloomberg.

Kopitsch ha poi aggiunto che diversi dei regolatori nazionali, durante il procedimento di ottenimento delle licenze, ha mostrato una certa reattività, incontrando il fattore dei player di mercato.

Sì, ok. Ma perché?

L’obiettivo sarebbe quello di uniformare l’applicazione di certe regole, che per BCE e per le autorità europee invece troverebbero diversi gradi di applicazione a seconda del regolatore che i player vanno a scegliersi.

Ipotesi suggestiva e preoccupante al tempo stesso, se non fosse che in realtà i principali operatori del mercato sono relativamente sparpagliati: c’è chi è rimasto in Irlanda, chi in Lussemburgo, chi è andato in Austria, chi in Francia. Non sembra ci sia una ripetizione dei pattern di quando a lanciarsi sul mercato europeo furono broker classici, tutti concentrati a Cipro (authority che nel tempo si è dimostrata invece di encomiabile affidabilità).

Guardandoci indietro, ci si può chiedere se la supervisione a livello nazionale si stata la decisione giusta, dato che ha significato 27 supervisori nazionali che hanno dovuto prepararsi, creare team. C’è ancora un periodo entro il quale possiamo dire “ha senso invece, da un punto di vista di efficienza e per la revisione delle questioni cross-border, farlo in un punto centrale?”

A parlare è Verena Ross, a capo di ESMA, a settembre. I più cinici tra i nostri lettori si chiederanno se non sia un po’ come chiedere all’osto conto della qualità del vino. Noi ci asterremo da ogni giudizio, in attesa di vedere la bozza definitiva.

Fonte: Bloomberg.