Aggiornamento: arriva il post mortem di Binance. Confermati rimborsi per 283 milioni di dollari – link
Diversi token che avrebbero dovuto seguire il prezzo di altri token e altri asset hanno perso il peg. Ovvero hanno smesso, durante il crash di venerdì, di replicare il prezzo che avrebbero dovuto replicare. La questione è di enorme complessità: è il “progetto” ad aver momentaneamente fallito? È colpa di certi exchange? Perché accadono certe cose?
Cerchiamo di capire insieme cos’è successo – prendendo ad esempio tre asset per i quali Binance ha anticipato che emetterà rimborsi. Lo farà perché il malfunzionamento del meccanismo, aggiungiamo noi, dipende dall’exchange suddetto e non dal protocollo in sé. I tre asset sono USDe (stablecoin di Ethena), BNSOL (token di liquid staking di Binance su Solana) w WBETH, una versione wrapped di Ethereum.
Tutti i colori del depeg
Il peg o ancoraggio è un meccanismo che ancora il valore di un asset a un altro. Il caso più tipico è quello delle stablecoin. Tether USDT vale 1$ e continua a valerlo perché Tether, in qualunque momento, è in grado di cambiare 1 USDT per 1 dollaro vero.
Ci sono poi altri tipi di soft peg o di ancoraggi più leggeri. Facciamo l’esempio dei token di liquid staking come stETH o BNSOL. Questi token rappresentano 1ETH o 1SOL che sono messi in staking e che possono essere convertiti. Dunque valgono quanto gli asset che rappresentano, con minime variazioni.
Ci sono poi peg ottenuti con meccanismi più complessi come quelli di Ethena per USDe (che da un lato è long su ETH dall’altro short tramite perp).
Cos’è successo davvero a questi asset?
In realtà per i tre asset citati da Binance e che saranno, pare, oggetto di un rimborso per le perdite dei trader, c’è stato sì un depeg, ma soltanto su Binance stessa. In altre venue USDe non ha toccato i prezzi bassi che si sono visti sull’exchange fondato da CZ. Così come per prodotti simili a BNSOL non ci sono stati esempi simili.

Il post mortem, ovvero la spiegazione tecnica dettagliata di quanto sia successo ai token in questione non è stata pubblicata ancora da Binance e probabilmente non sarà pubblicata.
Ciò che è probabilmente successo è che in assenza di grossa liquidità sugli scambi di Binance, l’ondata di vendite abbia trovato una prateria al ribasso che ha portato il valore di questi asset peggati su livelli molto più bassi di quanto sia effettivamente razionale.
È un problema non degli asset in sé, ma del mercato dove erano scambiati. Ed è un problema serio, almeno per le piattaforme coinvolte, tant’è che pur non sollecitate pare che procederanno con dei rimborsi.
Il depeg più serio: quando l’emittente di un token non è in grado di rimborsare in parità
Quanto avvenuto non è in realtà un depeg, ma una semplice discrepanza tra il valore effettivo dell’asset e il prezzo su una delle piazze dove viene scambiato.
Diverso è il discorso del depeg che coinvolge la solidità dell’emittente. Quando Circle USDC incontrò problemi perché Silicon Valley Bank era diventata insolvente (era una delle custodi delle sue riserve) il prezzo di USDC andò parecchio sotto il dollaro su tutte le piattaforme che quotavano questa stablecoin. E in quel momento Circle non sarebbe stata in grado di fronteggiare eventuali richieste di prelievo per somme molto elevate.
È una circostanza molto diversa da quanto accaduto ai tre token depeggati (termine improprio!) su Binance. E con responsabilità molto diverse.
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