Negli ultimi giorni oro e Bitcoin(BTC) si sono mossi in modo diverso sui mercati, andando a compiere prestazioni pressoché opposte l’un con l’altra. Da metà agosto circa infatti, il bene rifugio per eccellenza è andata ad aggiornare i propri massimi storici con una cavalcata complessivo di oltre il 10%. Nel frattempo la prima criptovaluta ha vacillato nell’incertezza, andando a toccare nuovi minimi locali, per poi riprendersi leggermente nelle ultime sessioni.
In gergo si dice che in questi casi la correlazione tra Oro e Bitcoin è negativa, ossia appunto che quando uno dei due asset sale, l’altro tende a scendere. Questo fenomeno suggerisce che, almeno nel breve periodo, Bitcoin non si sta comportando come “oro digitale”, ma segue logiche proprie legate alla volatilità e al sentiment del mercato crypto. C’è però qualcosa di più importante che dovete sapere, e che cambia completamente il punto di vista: ne parliamo qui insieme.
Correlazione a 30 giorni tra Oro e Bitcoin
Se prendiamo una media mobile degli ultimi 30 giorni, vediamo che tra le performance dell’oro e di Bitcoin c’è attualmente un indice di correlazione negativo pari a -0,58 su una scala che va da -1 a +1. In linea di massima il valore -1 indica una correlazione perfettamente inversa, cioè quando uno sale l’altro scende in maniera speculare. Un valore di +1 invece indica che i due asset si muovono sempre nella stessa direzione e con la stessa intensità.

In questo momento ci troviamo al valore negativo più basso da maggio 2025, quando l’oro aveva rintracciato sui massimi annuali mentre Bitcoin riprendeva forza dopo il sell-off del primo trimestre. La cosa curiosa è che fino ad appena 1 mese fa la correlazione tra i due beni era altamente positiva. Cosa è successo allora in così poco tempo?
In realtà nulla di così preoccupante: gli investitori hanno scelto di abbassare il rischio in concomitanza di alcuni eventi a livello macro ancora incerti, con questioni che riguardano gli Stati Uniti, la situazione inflazione, il mercato del lavoro, ed in ultima istanza i tassi di interesse sui titoli di stato. Tutti argomenti di cui non vogliamo discutere in questa sede ma che spiegano la recente corsa dell’oro, che ricordiamo essere il migliore asset per misurare le tensioni dei mercati.
Operazioni di “de-risking” su Bitcoin: ma è davvero così?
Il rally dell’oro e la frenata di bitcoin evidenzierebbe uno scenario dove operatori e fondi di investimento scelgono di rallentare l’esposizione sugli asset volatili, come appunto quelli crypto, come mossa prudente in ottica di de-risking. Non possiamo sicuramente obiettare a questa interpretazione, perché effettivamente la correlazione altamente negativa dei due asset conferma la regola.
Possiamo però ragionare in ottica più intelligente, e guardare anche e SOPRATUTTO quello che è il contesto di medio-lungo periodo, e non solo quello di breve. Se guardiamo infatti all’indice di correlazione a 90 giorni piuttosto che quello a 30 giorni, notiamo una situazione molto meno estrema, con un valore ancora negativo ma solo pari al -0.12. Se poi facciamo ancora più zoom-out e prendiamo gli ultimi 365 giorni, la correlazione torna in zona positiva a 0.64.

Diciamo che in linea di massima da fine 2022 in poi sia oro che Bitcoin si sono mossi in maniera simile, seguendo un macro trend rialzista su entrambi i fronti, seppur con fasi alterne in cui uno ha assunto il ruolo di protagonista rispetto all’altro.
Come interpretare questa situazione?
Sembra come se gli investitori più attivi nel breve periodo si fossero fatti sopraffare dalle narrative dei media mainstream che hanno chiamato al crollo dell’economia mondiale e a rischi sistemici legati al mercato del lavoro e all’enorme peso del debito. Chiaramente queste problematiche citate esistono davvero ma sono ancora lontane dal poter essere realmente un pericolo concreto per i mercati.
Nell’analisi on-chain del mondo crypto, si considerano “short-term holders” quegli investitori che hanno movimentato coins entro 155 giorni. Ecco, possiamo affermare che queste entità sono le maggiori responsabili dell’incertezza dell’ultimo periodo, con l’indicatore NUPL che mostra un sentimento di paura diffusa. Gli holders di lungo periodo invece sono più allineati con l’aspettativa di Bitcoin come “oro digitale” e dunque continuano a puntare ad un prezzo al riazlo.

Questa è solo l’ennesima conferma di uno scenario di cui parliamo da settimane: le mani forti continuano ad accumulare nonostante le variabili sul fronte macro, mentre gli speculatori agiscono impulsivamente non cogliendo l’outlook bullish del mercato crypto in questo esatto momento. Ci aspettiamo che con i prossimi appuntamenti FOMC, la correlazione tra oro e Bitcoin si stabilizzi verso un terreno neutro o positivo.
La perla di Paolo Ardoino
Al di là della correlazione e dei comportamenti reciproci di oro e Bitcoin, risulta ancora abbastanza evidente come entrambi gli asset offrano un certa sensazione di sicurezza contro il mondo fiat. Non stiamo dicendo che BTC è un bene rifugio, visto che deve ancora dimostrare tanto, e dunque potrebbe essere meno versatile secondo questa lettura.
Rimane però quantomeno un asset utilizzabile in ambienti trustless, in P2P in qualsiasi parte del mondo, senza l’intermediazione di nessuno. Una sorta di “safe-heaven” contro gli scenari più apocalittici di censura e privazione dell’accesso al proprio capitale. Così come l’oro rimane il bene fisico scarso più apprezzato e riconosciuto in tutto il mondo, capace di essere negoziato in determinati contesti “scomodi”.
Paolo Ardoino, CEO di Tether, considera sia Bitcoin che l’oro, in aggiunta ai terreni, il perfetto hedge contro i prossimi periodi di crisi nera.

Non vi diciamo di svuotare il conto corrente e andare dal contadino vicino casa per acquistare il suo orto. D’altronde non esiste una asset allocation magica che funziona per tutti, e come detto prima, ci sarà da vedere in che modo le paure degli analisti si concretizzeranno a livello macro. Vi facciamo solo notare come anche un pezzo di terra per piantare due pomodori ed una foglia di insalata, sia considerato ai piani alti della finanza, un asset finanziario vero e proprio.
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