Il dilemma dei dilemmi: cosa farsene delle crypto ricevute tramite airdrops, vendere al TGE o holdare fino alla morte? Per chi è in trincea e pratica il farming da diversi anni, questa domanda spesso non trova mai risposta, e ciò che ne consegue è una gestione del tutto emotiva ed improvvisata dei proventi ottenuti sul mercato. Il più delle volte, quando si vende subito il token poi pompa, quando invece si holda arrivano gli orsi a buttare giù il grafico.
In questo articolo cerchiamo di fornire qualche dato oggettivo che possa aiutare a capire quale strategia intraprendere nel momento in cui ci si ritrova con un airdrop in mano. D’altronde è tutta questione di studio, pianificazione e disciplina.
Il problema delle crypto lanciate tramite airdrop
Nel mondo crypto si sta diffondendo sempre più la pratica di lanciare token sul mercato attraverso distribuzioni ad airdrop. Questo metodo spesso permette di raggiungere una vasta platea di utenti, incentivando allo stesso tempo il traffico di rete ed aumentando le revenue del progetto. Purtroppo però alcune di queste monete presentano dei limiti strutturali che tendenzialmente poi finiscono per danneggiarne il valore finale.
Molte crypto derivanti da airdrop presentano infatti una supply circolante bassa e una capitalizzazione subito elevata al TGE, accompagnata da una futura emissione consistente. In gergo si dice che ha un “low float e high FDV”, ovvero una valutazione già di per sé elevata a fronte di un’offerta circolante ridotta rispetto a quella totale.
Questa condizione, il più delle volte, favorisce le dinamiche di prezzo di breve periodo perché il token trae vantaggio dall’hype iniziale e dall’offerta limitata. Con il passare del tempo però, nel momento in cui iniziano a sbloccarsi gli unlocks e l’entusiasmo iniziale volge al termine, si genera una forte pressione di vendita che affossa il grafico della crypto.
Il problema più grande degli airdrops è infatti la tokenomics selvaggia, che incentiva una grande diluizione della risorsa a favore di team ed investitori VC. Spesso gli utenti vengono incentivati a non scappare con degli incentivi iniziali (staking ad alto APR , promesse, nuove partnership), così da fungere da exit liquidity per la futura supply che verrà immessa sul mercato.
Le performance dei maggiori crypto airdrops dopo il TGE
Già solo con quanto appena detto, abbiamo un valido indizio su quella che potrebbe essere la scelta giusta quando si deve decidere se vendere o hodlare una crypto ricevuta tramite airdrop. Aggiungiamo ora però un valore statistico al nostro ragionamento, e vediamo come si sono comportate a livello speculativo le maggiori monete che sono uscite dai programmi di distribuzione gratuiti nell’ultimo anno.
Generalmente dopo alcune settimane, mesi nei casi più rasi, la price action di queste crypto entra in modalità bear market, accompagnando drastici cali. Su 17 token analizzati, solo 1 oggi (HYPE) presenta un prezzo maggiore rispetto a quello del TGE. Tutti gli altri si trovano con deprezzamenti che vanno dal -30% fino a superare addirittura il -95% dal valore di lancio.
Ne consegue che secondo questa logica, la scelta migliore è quella di vendere immediatamente al giorno 1 le crypto ottenute con gli airdrops. È vero che spesso nei primi giorni si possono verificare rialzi dettati dall’interesse e dall’euforia, ma a distanza di poco tempo la magia tendenzialmente svanisce. Solo in rari casi abbiamo il prezzo dalla nostra parte anche a distanza di mesi.
È anche vero che in questo momento di forte deprezzamento per tutto il settore, sembra un po fuorviante parlare di prezzi dei crypto assets. Ad ogni modo anche prima del crollo del Q1 2024, avremmo potuto osservare un quadro del tutto simile, tutt’al più con drawdown minori ma comunque colorati di rosso.
L’atteggiamento dei farmers quando si ricevono crypto in regalo
Gli stessi coltivatori di airdrop, specialmente i più esperti, conoscono bene le dinamiche del gioco a cui una è soggetta una crypto distribuita gratuitamente. La maggior parte dei farmers sa che questi token potrebbero droppare pesante e dunque decide il più delle volte di vendere immediatamente al listing.
Questo comportamento è ben documentato in una dashboard di Dune Analytics realizzata dall’utente @hashed_em, che analizza le strategie adottate dagli utenti nei principali airdrop degli ultimi anni: Ape, dYdX, Blur, ENS, Uniswap, EtherFi, Optimism e Arbitrum.
Gli utenti vengono suddivisi in quattro categorie in base al numero di airdrop a cui hanno partecipato:
- Light users: 1–2
- Active users: 3–4
- Heavy users: 5–6
- Power users: 7–8
Emerge che in tutti e quattro i casi, l’atteggiamento più diffuso è quello di trasferire i token ( verosimilmente su CEX per venderli) o dumparli subito dopo il claim. Circa il 73% delle volte la quota claimata viene subito convertita per stablecoin o crypto più stabili. Il 13% degli utenti decide invece di fare HODLing, mentre una quota simile vende solo in parte l’airdrop. Quasi nessuno investe altro capitale per accumulare.
Il pattern ricorrente al listing di un airdrop
Sulla base dei dati forniti, è chiaro che vendere le crypto ricevute con gli airdrop subito al listing risulta non solo la scelta migliore, ma anche quella più diffusa. Pensate che di norma gli utenti più esperti, cercano in tutti i modi di essere più veloci degli altri a fare il claim, in modo da essere i primi a vendere e guadagnare da una spot price più alto.
Questo può includere l’approvazione anticipata del contratto del claim, l’utilizzo di script automatizzati o addirittura bot che monitorano il momento esatto in cui il claim viene abilitato on-chain. Per tale motivo, solitamente si verifica quasi sempre lo stesso pattern nei token lanciati da airdrop: calo iniziale importante al momento del listing, poi rimbalzo tecnico seguito da una price action variabile. Ovviamente questo non vale per tutte: ne è un esempio lampante la price action di HYPE sul settimanale.
Che strategia adottare quando si riceve un airdrop?
Non esiste in realtà una strategia fissa per le crypto ricevute tramite airdrop: tutto dipende dal progetto stesso, dal proprio orientamento al rischio e dal timing con cui si riesce potenzialmente a premere il tasto sell. La maggior parte delle volte, se si riesce ad essere uno dei primi a poter vendere ( è raro vista la competizione), conviene farlo.
A monte poi, ci dovrebbe essere uno studio pregresso del progetto che sta lanciando l’airdrop e della tokenomic del token. Se troviamo dei campanelli d’allarme con una supply circolante bassa al listing e un high float, dovremmo pensarci due volte prima di fare hodling. Vendere istantaneamente potrebbe comunque non essere la scelta più premiante a livello speculativo, vista la possibilità di un pump dopo le primissime vendite.
In molti consigliano di vendere almeno una parte al listing, e hodlare la restante o addirittura fare rebuy si pensa che la crypto sia bullish. Altri dicono di vendere al listing e shortate il token, così da approfittare da potenziali bruschi cali iniziali. In ogni caso l’idea di prendere qualche profitto non rappresenta mai una brutta idea, specialmente quando per farmare l’airdrop ci sono stati dei costi operativi come fees di rete e spread nei trades.
Questi non sono chiaramente consigli finanziari ma solo potenziali idee su come trattare i propri proventi da airdrops. È importante considerare la propria esposizione al rischio, seguire una strategia prefissata e un allocazione di portafoglio prestabilita. In un mondo dove i token piovono dal cielo, la vera strategia è non farsi trovare impreparati.