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RIPPLE CASA BIANCA

Il lobbista di Ripple dietro lo SCANDALO crypto di Donald Trump. Cos’è successo davvero quella SERA

I retroscena di uno dei più grandi flop crypto-politici di sempre.

Il rapporto tra appassionati crypto e Donald Trump ha iniziato a incrinarsi quando il Presidente ha pubblicato, sul suo account Truth, un ormai celebre post dove indicava XRP di Ripple, ADA di Cardano e SOL di Solana come asset che avrebbero fatto parte della riserva strategica degli USA a tema criptovalute.

Un post al quale non fu mai dato seguito – che però causò dei movimenti di mercato enormi – e secondo quanto svela Politico ha causato una serie di drammi a catena tra lobbisti e membri del governo Trump.

Sì, perché pare che il messaggio, in quella forma, sia stato dettato da tal Brian Ballard, lobbista di Washington che ha tra i suoi clienti Ripple. E che da quel momento in avanti non può mettere più piede alla Casa Bianca, su ordine di Trump.

Non è più il benvenuto

È questo che Donald Trump avrebbe confermato ai giornalisti già tempo fa, riferendosi appunto a Brian Ballard. Secondo la ricostruzione di Politico, un’impiegata di Ballard la sera del famoso messaggio su $ADA, $XRP e $SOL era ospite nella residenza di Mar-a-lago e avrebbe chiesto più volte al presidente di inviare qualcosa a supporto dell’industria.

Truth Trump XRP
Il truth “incriminato”

Cosa che poi – come è noto – è successo, scatenando le ire di David Sacks – il crypto zar che è stato messo da Trump stesso a capo della task force che si occupa di criptovalute e AI. Il siparietto avrebbe tra le altre cose coinvolto anche il capogabinetto della Casa Bianca Susie Wiles, che un tempo lavorava proprio per Ballard.

La cosa avrebbe poi portato a un allontanamento parziale di Ballard dallo Studio Ovale e più in generale dalla Casa Bianca, con Trump che si sarebbe fortemente risentito a causa di quello che è stato percepito come un raggiro.

Ballard non è soltanto uno dei lobbisti che lavorano per Ripple, ma rappresenta anche TikTok, NFL, BMW e tante altre società che hanno avuto delle interlocuzioni positive con il presidente. E il rischio dunque corso da Ballard per tutelare il suo cliente crypto è stato di quelli invero assai importanti.

Ci sarebbe poi da cercare di capire il perché dell’inclusione di Cardano e Solana – che non sono rappresentate da Ballard e che con ogni probabilità sono state incluse anche per sviare un po’ l’attenzione da XRP.

Tanti malumori in area Ripple

Ricordiamo inoltre ai nostri lettori che le prime discussioni su una riserva strategica in Bitcoin furono accompagnate, tanto sui social quanto sulla stampa, anche da polemiche riguardanti ingerenze da parte di Ripple e dei lobbisti che ne curano gli interessi che furono giudicate come eccessive soprattutto dai bitcoiner.

La frustrazione ha raggiunto livelli tali da portare a sfoghi su social di diverse delle principali personalità legate a Bitcoin e che in quei giorni stavano cercando di portare avanti la causa di BTC come asset degno della riserva nazionale statunitense.

Ad ogni modo, sembra che gli sforzi di Ballard e della sua agenzia di lobby abbiano finito per sortire gli effetti contrari. Dell’acquisto di XRP (e delle altre crypto alt citate dal famoso Truth di Trump) non ve n’è più traccia, né nelle intenzioni del governo, né invece nella discussione pubblica. Non esattamente il migliore dei risultati che si sarebbero potuti ottenere.

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