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Pace tra Ripple e Bitcoin? Il regalo di Brad Garlinghouse, che però non riesce a chiedere scusa

Un super regalo del CEO di Ripple ai bitcoiner. Ma sarà sufficiente per fare pace?

Canta un grande successo della musica napoletana che basta che ci sia sole, che ci sia rimasto il mare e alla fine si può dimenticare qualunque bisticcio del passato. Non siamo però a Napoli, ma nel feroce mondo delle guerre tra bande del mondo crypto e Bitcoin. Dove di cantare certe canzoni si ha davvero poca voglia. E si ha altrettanto poca voglia di fare pace e di scordarsi del passato.

Brad Garlinghouse ha regalato alla comunità dei bitociner il famoso teschio finito in una campagna di Greenpeace per contestare il consumo e l’inquinamento dovuti al mining di Bitcoin. Un teschio che finì in un video che sembrava uscito da una puntata di Ken il Guerriero e che i bitcoiner – sfruttando la legge dell’inverso dei meme – trasformarono dopo poche ore nel loro simbolo.

Il regalo non è ovviamente gratuito: Brad Garlinghouse, in un messaggio che è stato affidato al suo account X, chiede per l’appunto di scordarsi del passato. E di tornare a volersi bene, ammesso che se bitcoiner e Ripple Army se ne siano mai voluti.

Scuse senza “scusa”

Dopo il giro sul Golfo di Napoli, Brad Garlinghouse prova a farsene un altro a Milwaukee, Wisconsin, dove era ambientato l’altrettanto ottimo Happy Days. Proprio come uno dei protagonisti, Arthur Fonzie Fonzarelli, il CEO di Ripple non sembra capace di chiedere scusa.

Il Teschio di Satoshi è stato originariamente creato per attirare l’attenzione sul consumo energetico della blockchain, e oggi è un simbolo e un promemoria della straordinaria capacità di resistenza di Bitcoin per molte persone nel mondo (me compreso!).

Man mano che le tecnologie crypto e blockchain diventano sempre più diffuse, rispettate e comprese, è tempo di mettere da parte le nostre differenze e collaborare per far progredire l’intero settore. Spero che questo gesto continui a ricordare a tutti noi che le comunità di BTC, XRP e delle altre criptovalute hanno più cose in comune di quanto pensiamo.

Un messaggio di pace, ecumenico, che ha suscitato l’ilarità di molti e il netto risentimento di chi è stato, per anni, vittima però degli attacchi documentati da parte di Ripple ai danni di Bitcoin.

  • Chris Larsen, co-fondatore di Ripple, dietro il finanziamento di certe campagne

Senza voler riportare l’intera cronistoria degli attacchi di Ripple a Bitcoin, basterà ricordare che la campagna di Greenpeace contro il mining Bitcoin fu finanziata proprio da Chris Larsen, co-fondatore di Ripple, secondo i più maliziosi non esattamente per preoccupazioni di carattere ecologico.

Tempo di pace?

Difficile. Gli attriti sono aumentati nel corso degli ultimi mesi, in seguito all’apertura degli USA a una riserva in Bitcoin, che Garlinghouse e certe attività di lobby hanno provato – senza successo – a estendere a altre criptovalute.

Cosa che ha mandato su tutte le furie anche Trump – e che ha peggiorato rapporti che erano già ai minimi storici. Chissà se la donazione del Satoshi Skull sarà l’inizio del miglioramento dei rapporti tra le due community. L’opera sarà custodita al Bitcoin Museum di Nashville.

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